ALLA CAMERA

Libia, fronda nel Pd contro la missione di assistenza alla Guardia costiera

Iniziativa di sei deputati Dem: hanno cofirmato una risoluzione con altri colleghi di Leu e +Europa. A finire sotto la scure è proprio la missione promossa nel luglio del 2017 dal governo Gentiloni (Minniti ministro dell’Interno)

di Andrea Carli e Andrea Gagliardi

3' di lettura

Il dossier libico apre una fronda nel Pd. In occasione della discussione in aula alla Camera della relazione delle Commissioni Affari esteri e comunitari e Difesa sulla deliberazione del Consiglio dei ministri che riguarda la partecipazione dell’Italia a ulteriori missioni internazionali per quest’anno - la relazione è stata adottata il 23 aprile - sei deputati Dem (Matteo Orfini, Vincenza Bruno Bossio, Gennaro Migliore, Giuditta Pini, Fausto Raciti e Luca Rizzo Nervo) hanno sottoscritto una risoluzione che non autorizza la proroga della missione che prevede l’assistenza da parte dei militari della Guardia di finanza alla Guardia costiera libica.

Risoluzione firmata dai sei deputati Dem contro la missione Minniti
I sei hanno cofirmato la risoluzione con altri deputati di Leu (Laura Boldrini, Roberto Speranza, Rossella Muroni, Erasmo Palazzotto) e +Europa (Riccardo Magi). Fin qui nulla di strano. Il problema è che a finire sotto la scure è proprio la missione licenziata dal Consiglio dei ministri il 28 luglio 2017 (governo Gentiloni, Marco Minniti responsabile del Viminale: entrambi esponenti del Pd). Copertura stimata per il 2019: circa sei milioni e 900mila euro.

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Posizione che si discosta con la linea “ufficiale” del partito
L’iniziativa di questi deputati ha dunque la sostanza politica di un vero e proprio strappo. La missione che vede coinvolta la GdF e la Guardia costiera libica è invece pienamente confermata dal documento che, come ha spiegato il capogruppo Graziano Delrio, esprime la linea del partito: la proposta alternativa di relazione delle Commissioni - firmatari, tra gli altri, i deputati del Pd Lia Quartapelle, Ivan Scalfarotto, Piero Fassino e lo stesso ex ministro dell’Interno Minniti. Oltre a salvare questa missione chiedendone la proroga (e le conseguenti coperture), questo documento propone di autorizzare altre tre missioni sulla Libia (tra queste, quella bilaterale di assistenza e supporto in Libia che include la gestione dell’ospedale di Misurata) nessuna viene contestata dalla risoluzione sponsorizzata dalla fronda dem.

Il sostegno ai libici e il dramma dei centri di detenzione dei migranti
A spingere i sei deputati del Pd a non autorizzare la missione di assistenza alla Guardia Costiera libica è, si legge nel testo della risoluzione, la considerazione che «il nostro Governo, supportando e finanziando il sistema d'intercettazione e di controllo della Guardia Costiera libica si renderebbe pertanto corresponsabile delle violenze, delle torture e delle sistematiche violazioni dei diritti che i migranti subiscono durante la loro permanenza nei centri di detenzione, in cui vengono rimandati una volta intercettati e ricondotti in Libia». Segnalato inoltre il fatto che «come emerso nel rapporto del Consiglio di Sicurezza dell'ONU vi è inoltre un alto rischio di infiltrazione e di legami tra il personale della Guardia Costiera Libica e le milizie che spesso gestiscono anche il traffico di esseri umani». Pertanto la cooperazione italiana con il governo libico e in particolare attraverso la Missione di supporto alla Guardia Costiera libica «per quanto riguarda l’addestramento e il coordinamento delle operazioni di salvataggio da parte di quella autorità rappresenterebbe una partecipazione diretta dell'Italia ad azioni di respingimento in violazione di tutte le convenzioni internazionali a tutela dei diritti umani». Da qui, la conclusione: «alla luce di quanto fin qui esposto appare evidente l'urgenza di sospendere tutti gli accordi con la Libia in materia di controllo dei flussi migratori»

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