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Libra, dopo PayPal anche Visa e Mastercard pronti a lasciare la moneta di Facebook

Dopo Paypal, anche Visa e Mastercard potrebbero ritirarsi dalla Libra Association. Il 14 ottobre appuntamento a Ginevra per la nomina del board: lì si vedrà chi proseguirà

di Pierangelo Soldavini

Facebook: PayPal si sfila, si complica progetto Libra

2' di lettura

Facebook aveva presentato a metà giugno una trentina di nomi di società, associazioni e università pronte a entrare nell’associazione che avrebbe gestito il suo più grande progetto del prossimo futuro, sperando che potessero lievitare a un centinaio. Invece il rischio concreto è che la lista dei marchi che avrebbero dovuto convincere le autorità monetarie globali che Libra non sarebbe stata la critpovaluta di Facebook possa perdere pezzi pregiati, soprattutto per quanto riguarda i colossi finanziari nei pagamenti.

Paypal “ha deciso di rinunciare alla partecipazione” al progetto, come afferma un portavoce in una mail citata dal Wall Street Journal il 5 ottobre. Il ritiro di PayPal rappresenta un duro colpo, anche alla luce delle indiscrezioni secondo cui Visa e Mastercard, così come altri attori finanziari, starebbero valutando la possibilità di ritirare la propria disponibilità a entrare nella Libra Association alla luce delle pesanti critiche di istituzioni finanziarie e politiche in tutto il mondo.

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A sostenerlo è stato di recente il Wall Street Journal, secondo cui il 14 ottobre a Ginevra ci sarà una riunione degli attori intenzionati a entrare ufficialmente nel progetto di Libra approvando lo statuto della Libra Association e nominandone il board of directors.

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Tra la trentina di candidati a entrare nell’associazione non figura nessuna delle grandi banche internazionali, mentre sono presenti i due colossi dei circuiti di carte di credito, con altri attori dei pagamenti come Stripe e PayU, apparentemente interessati a cavalcare un progetto che mira a creare uno strumento di pagamento globale economico ed efficiente.

La pressione sui colossi finanziari è cresciuta con il passare delle settimane. Mentre David Marcus, il responsabile del progetto Libra per Facebook, era impegnato a rassicurare il Congresso Usa, il Tesoro americano avrebbe inviato lettere a Visa, Mastercard, PayPal e Stripe per avere chiarimenti sul rispetto delle regole anti money laundering e come le avrebbero adeguate a Libra.

Nell’annunciare il progetto Facebook aveva chiarito che l’ambizione era quella di fornire servizi finanziari alla fetta di persone sprovviste di un conto corrente nei paesi in via di sviluppo e di contribuire a risparmiare una buona parte dei 25 miliardi di dollari spesi dai migranti in commissioni sulle rimesse globali.
Da quando è stata presentata, Libra ha catalizzato la f erma opposizione di autorità finanziarie e politiche all’ipotesi di una valuta globale , gestita da privati, che facesse da perno a un sistema economico di portata mondiale basato su due miliardi e mezzo di utenti di Facebook. Ultimo in ordine di tempo è stato il ministro delle Finanze francese Bruno Le Maire che ha dato voce alla richiesta di Parigi di bloccare il progetto, sollecitando comunque un progetto simile di valuta digitale.

Anche il governatore della Bank of England Mark Carney, citando esplicitamente il modello Libra, ha proposto ad agosto una supervaluta digitale come centro di un nuovo sistema finanziario globale al posto di quello attuale incentrato sull’egemonia del dollaro. Non è un mistero che diverse Banche centrali stiano studiando sistemi di valute digitali per le proprie monete. E la Cina potrebbe anticipare tutti con un progetto che andrebbe a contrastare proprio il potere del dollaro.

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