Liguria, scatta la caccia alla casa più grande per lavorare da remoto
Se un tempo bastavano 80-90 metri quadrati per una famiglia ora ne sono richiesti 100-110. Turisti in cerca di più spazi vivibili e all'aperto
di Raoul de Forcade
3' di lettura
Oltre ad aver cambiato la visione del mondo, il Covid ha cambiato il mercato immobiliare. I ripetuti lockdown forzati e la necessità di lavorare da casa hanno spinto, soprattutto le famiglie, a desiderare spazi più grandi rispetto agli anni precedenti. Un’esigenza acuita dalla necessità di avere disposizione vani o spazi all’aperto (in estate) per fare smart working. E neppure questo è sufficiente. Perché per il lavoro a distanza, imposto dalla pandemia a moltissime persone, può essere svolto solo con l’uso di computer e altri device, che hanno bisogno di linee internet adeguate.
In Liguria, luogo di ferie e terra di seconde case (soprattutto di torinesi e milanesi) ma anche di appartamenti in locazione per il periodo delle vacanze estive, le nuove esigenze sono evidenti a chi opera nel settore immobiliare, che registra un aumento della domanda di case per vacanza dove poter fare smart working. E la provincia che segna la crescita più alta (+28,5%) è quella di Savona.
Antonio Piccioli, presidente della Fiaip Liguria (Federazione italiana agenti immobiliari professionali), basandosi su dati relativi al territorio ligure forniti dal Centro studi di Roma dell’associazione, spiega che «di fronte all’emergenza Covid» il mercato ha registrato delle novità, sia sotto il profilo della locazione che per quanto riguarda la compravendita. «Se un tempo – afferma – una famiglia formata poteva vivere in 80-90 metri quadrati, oggi estende l’ampiezza a 100-110 metri quadrati, che consentono di avere uno stanzino in più». Piccioli ribadisce che la questione riguarda soprattutto le famiglie, «per chi è single, infatti, un bilocale resta più che sufficiente».
Gli effetti della situazione pandemica, che ha dato luogo allo smart working, «incidono soprattutto su quella fascia di mercato immobiliare - dice Piccioli - che va da 80 a 130 metri quadrati, con le famiglie orientate su dimensioni un po’ più grandi di quanto fossero prepandemia».
Ricorda poi che, «al di là dei numeri e degli algoritmi che si possono trovare, i dati del mercato immobiliare vanno interpretati. E quelli che abbiamo indicano come, oltre a una domanda di maggiore spazio interno, sia in atto anche una ricerca di spazi esterni, siano balconi, terrazzi o giardini».
Questo fenomeno, sottolinea Piccioli, «ha consentito di rivitalizzare anche alcune zone dell’entroterra ligure. Ci sono però degli altri aspetti da tenere in considerazione». Infatti, insieme alla domanda di spazi maggiori, proprio in ragione della necessità di fare smart working, fioccano le richieste di collegamenti internet efficienti. «In molte zone della riviera e dell’entroterra ligure, però - dice Piccioli - si riscontrano carenze per quanto riguarda i collegamenti in fibra. E non è un caso che tutte le compagnie telefoniche stiano studiando come ovviare a questo inconveniente per soddisfare le esigenze dei clienti». Ormai, chiarisce Piccioli, il collegamento alla rete Internet, «è uno degli aspetti di cui si deve tenere conto anche facendo una valutazione immobiliare».
Procedendo con un’analisi dei dati relativi a clienti «che hanno chiesto espressamente case in cui ci sia una linea Internet efficiente o che hanno voluto constatare la possibilità di farci smart working - prosegue - si registra in questa stagione, rispetto al 2019 (ultimo anno precovid, ndr), un aumento del 24%, nella provincia di Imperia, di quel tipo di richiesta; la provincia di Savona segna un +28,5%: è quella con la percentuale più alta e anche l’area con maggior incidenza di torinesi, mentre i milanesi sono più sparsi su tutto il territorio, tra Ponente e Levante. Nella provincia di Genova la crescita (della domanda dei potenziali smart worker, ndr) segna +19%. E che sia più bassa che altrove (a dispetto del fatto che la riviera di Levante è compresa nell’area, ndr) si comprende riflettendo sul fatto che nel capoluogo ligure, da un lato, c'è un’età media più alta e molti non praticano lo smart working essendo in pensione, dall’altro, perché a Genova c'è una percentuale di visitatori che, lungi dal fermarsi per un mese, fa un passaggio “mordi e fuggi” in città».
Anche la provincia della Spezia, conclude Piccioli, « segna “solo” un +14,5%, questo perché la fascia di turismo più evoluto si trasferisce in Versilia. Mentre nelle Cinque terre e in Lunigiana ci sono soprattutto turisti stranieri e di età avanzata».
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