Liliana Segre: «...Finché avrà vita l’ultimo testimone»
Lezioni. La Senatrice a vita, la memoria e il compito irrinunciabile di chi rimane
di Liliana Segre
2' di lettura
Il testo qui proposto in anteprima è l’introduzione che la senatrice a vita Liliana Segre ha scritto di getto (come si vede dai foglietti vergati a penna) per l’introduzione de «I Sommersi e i salvati» in audiolibro realizzata da Emons; il testo è letto da Fabrizio Gifuni e sarà disponibile dal 14 novembre.
A Primo Levi
Carissimo amico,
io sono una di quelle senza capelli e senza nome, senza più forza per ricordare.
Io sono una di quelle che attraverso i tuoi libri ha scoperto anche se stessa.
Tu hai trovato le parole che cercavo: indicibile, vergogna, stupore.
Tu senza odio hai fatto la cronaca antiretorica di Auschwitz, hai descritto quello che anche io avevo visto, schiacciata dalla nostalgia, dalla fame, dalla solitudine. Più tardi sono diventata una tua lettrice silenziosa, libro dopo libro.
Baracche, kapo’, torturatori, assassini, colori, odori, lingue sconosciute, fuoco, fumo nel vento di Auschwitz. Siamo sommersi o siamo salvati? Nel numero tatuato c’è la nostra profonda identità. Vittime? Persone nuove, vive per caso, e per questo gelose e incapaci anche tu, anche tu di dire l’indicibile.
Ti chiesi al tempo dell’uscita del tuo ultimo libro, ti scrissi dicendoti che io mi credevo salvata, salva forse, se non per sempre, almeno in parte. Tu mi rispondesti che non c’era speranza, non c’era speranza per noi che avevamo visto il MALE: eravamo stati inghiottiti da quel male estremo.
Ma allora chi saranno i salvati? Tu avevi capito, resta allora soltanto la memoria, sempre più difficile farsi capire dalle nuove generazioni, ma compito irrinunciabile finché avrà vita l’ultimo testimone.
Ti ringrazio amico mio, caro maestro. Anche io con te non perdono e non dimentico.
Liliana Segre 75190
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