Liquidazioni Iva, il conto del Fisco
di Federica Micardi e Tonino Morina
3' di lettura
L’agenzia delle Entrate passa all’incasso dell’Iva del primo trimestre. In questi giorni i contribuenti o i loro intermediari, già allertati a luglio con una lettera di compliance, si vedono recapitare delle lettere che li “invitano” a versare l’Iva dovuta nel primo trimestre 2017 entro 30 giorni.
L’arrivo di questa comunicazione, inviata ai contribuenti che dopo l’alert di luglio non hanno eseguito alcun versamento oppure lo hanno fatto in misura non sufficiente, non è una bella notizia perché preclude, per ora, la possibilità di fare ricorso o di presentare il ravvedimento. Quest’inibizione trova un suo fondamento in diverse circolari dell’agenzia delle Entrate che hanno indicato una linea che è andata consolidandosi nel tempo, e cioè che una volta che sei entrato nel radar del fisco il ravvedimento non è più possibile.
Come chiudere con il Fisco
Nella lettera viene precisato che se il contribuente è d’accordo con i dati segnalati dal fisco, è possibile regolarizzare la posizione versando le somme dovute, entro 30 giorni dalla data in cui è stata ricevuta la comunicazione.
Considerato che le comunicazioni stanno arrivando in questi giorni, se la lettera è arrivata il 27 settembre 2017, il contribuente potrà eseguire il pagamento entro il 27 ottobre 2017. In questo caso, l a sanzione ordinariamente prevista per l’omesso o carente versamento dell’imposta è ridotta a un terzo. Nei casi in cui sono già decorsi 90 giorni dalla scadenza del versamento, la sanzione è quella del 30%, riducibile al 10 per cento. Per il versamento, il contribuente potrà usare il modello F24 pre compilato allegato alla comunicazione.
Si applica la sanzione ridotta anche se si paga a rate, versando la prima rata sempre entro 30 giorni dal ricevimento della comunicazione. Per le rate si può scegliere tra massimo otto rate trimestrali per importi entro i 5mila euro e massimo 20 rate trimestrali per importi superiori a questa cifra.
Se il Fisco ha torto
Nei casi in cui, invece, il contribuente ritiene che il fisco ha sbagliato i calcoli, sempre entro 30 giorni, dovrà fornire i chiarimenti e dimostrare la correttezza dei dati comunicati. Per fare questo, potrà usare il canale di assistenza online Civis, la posta elettronica certificata (Pec) o contattare i centri di assistenza multicanale. In alternativa, il contribuente può sempre rivolgersi a un ufficio territoriale dell’agenzia delle Entrate.
Resta fermo, però, che se i dati comunicati al fisco sono corretti e il versamento indicato nella comunicazione della liquidazione periodica del primo trimestre non è stato effettuato, il contribuente, che non ha proceduto al ravvedimento spontaneo, se non pagherà le somme dovute entro 30 giorni dalla comunicazione, si vedrà successivamente iscritte a ruolo le imposte, le sanzioni intere del 30% e gli interessi, con l’aggiunta delle spese di notifica della cartella e dei relativi oneri di riscossione.
I commercialisti sul web
L’arrivo di queste lettere sta creando disagio tra i professionisti - già provati dallo spesometro - e sul web cominciano a commentare questa notizia, chi sentendosi sempre più pressato e chi abbandonato. Alla domanda di un collega su quale sarà la strategia dietro queste novità la sintetica risposta di un altro collega è un articolo di ieri in cui si parla dell’Italia come primo paese Ue per evasione Iva, con 35 miliardi di euro. La causa, suggerisce un quarto, non può essere l’eccessiva pressione fiscale? Anche lì siamo i primi in classifica.
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