Liste chiuse, nella lunga fila degli scontenti manca solo Fdi
Da Fi alla Lega, dal Pd al M5S, i tagli mettono a rischio la compattezza dei partiti. Berlusconi a Monza, Tremonti con Fdi. Giorgettiani delusi, tra le novità Dalla Chiesa e Lotito
di Barbara Fiammeri
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Gli strascichi adesso rischiano di farsi sentire. Dentro Forza Italia ma anche nella Lega, nel Pd, tra i Cinquestelle e perfino nelle nuove formazioni come il terzo polo che registra già l’addio dell’ex sindaco di Parma Federico Pizzarotti. La lista degli scontenti è infatti molto lunga, molto più che in passato. I tagli forzati dall’attuazione della riforma costituzionale che ha ridotto a 600 il numero dei parlamentari e le scelte in molti casi non condivise dai territori potrebbero rivelarsi un boomerang.
Nel partito di Silvio Berlusconi in particolare i «sacrifici» decisi tra Roma e Villa Certosa dal Cavaliere e i suoi fedelissmi (Antonio Tajani e Licia Ronzulli, i due capigruppo, Paolo Barelli e Anna Maria Bernini) sono stati vissuti da molti come un vero e proprio tradimento. Da Giuseppe Moles, attuale sottosegretario all’Editoria che in Basilicata ha dovuto lasciare il posto alla presidente del Senato Elisabetta Casellati dirottata dal Veneto al Sud per far posto a Padova a Bernini, a Simone Baldelli, Renata Polverini e Andrea Ruggeri mentre Annagrazia Calabria e Sestino Giacomoni e anche Valentino Valentini sono candidati ma a rischio. A corredo in un comunicato i giovani di Forza Italia esprimono pubblicamente «delusione e profonda amarezza» per l’esclusione totale dei giovani dirigenti. Ci saranno invece alcune new entry tra cui Rita Dalla Chiesa e il presidente della Lazio Claudio Lotito e anche l’ex leghista Flavio Tosi che correrà a Verona così come un altro ex del Carroccio, Roberto Cota, in Piemonte. Quanto a Silvio Berlusconi, come già anticipato, è candidato in diverse circoscrizioni al Nord come al Sud per un seggio al Senato e come lui candidature plurime anche per la compagna Marta Fascina e i big di Fi.
Nella Lega invece i vertici, gli esponenti di governo sono stati tutti ricandidati. Molte le donne pochi gli esterni. Il malumore però c’è perchè anche qui i tagli sono stati pesanti. Tra gli esclusi soprattutto parlamentari vicini a Giancarlo Giorgetti come l’ex presidente del Copasir Raffaele Volpi mentre tutto il gruppo che si occupa del Fisco - si fa sapere da via Bellerio - da Alberto Siri a Massimo Bitonci da Claudio Borghi ad Alberto Gusmeroli sono stati candidati così come Giulia Bongiono e Alberto Bagnai. Umberto Bossi sarà invece capolista alla Camera a Varese.
Nel Pd all’ultimo momento sono stati recuperati l’attuale sottosegretario Enzo Amendola e il costituzionalista Stefano Ceccanti. Mentre entrambi i fratelli Pittella così come il senatore Dario Stefano hanno già detto addio al partito di Enrico Letta che dopo il dietrofront di Calenda adesso deve fare i conti anche con quello in Sicilia di M5s. Letta rivendica di aver condiviso la decisione delle liste: «Siamo l’unico partito che ha votato le liste in una Direzione di 200 persone che nella stragrande maggioranza è stata a favore», ha detto il segretario che correrà in Veneto e Lombardia. A proposito di M5s qui la delusione è soprattutto tra chi ha partecipato alle parlamentarie ed è stato sì candidato ma molte volte in posizioni impossibili per far per far spazio a persone più vicine al vertice e in particolare a Conte, anche lui candidato in più collegi.
Tra i delusi abbiamo detto di Pizzarotti e come lui anche l’ex sindaco di Milano Gabriele Albertini, che hanno deciso di tagliare i ponti con Carlo Calenda, così come ha detto addio a Luigi Di Maio e Impegno civico il deputato uscente Antonio Lombardo.
L’unica a non avere problemi è Giorgia Meloni. Forte dei consensi che le attribuiscono i sondaggi, la leader di Fdi non solo ha confermato tutti i parlamentari uscenti a partire dai big (Lollobrigida, Rampelli, Donzelli, La Russa, Fazzolari ecc.) ma si è presa in carico anche gran parte dei centristi della coalizione, oltre ad alcuni esterni pregiati tra cui Giulio Tremonti, che correrà a Milano contro il candidato del Pd, l’economista Carlo Cottarelli, l’ex magistrato Carlo Nordio (in Veneto), l’ex presidente del Senato Marcello Pera (in Sardegna). Rientrerà a Roma anche Raffaele Fitto, attuale vicepresidente dell’Ecr a Strasburgo, candidato in Puglia.
Da oggi si fa sul serio. Meloni sarà assieme a Letta, Salvini, Tajani sul palco del Meeting di Rimini e poi in serata aprirà formalmente la campagna elettorale ad Ancona, nelle Marche del fedelissimo governatore Francesco Acquaroli.
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