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Liti fiscali, a rischio il passaggio al nuovo giudice professionale

Solo 27 magistrati provenienti da altre giurisdizioni hanno optato per il transito al tributario. In pericolo l’obiettivo fissato dal Pnrr. La proposta è un concorso light per avvocati e commercialisti

di Ivan Cimmarusti

(sebra - stock.adobe.com)

3' di lettura

All’Europa avevamo promesso subito 100 magistrati tributari, invece ce ne sono solo 27, cioè le toghe provenienti da altre giurisdizioni (e con un’età entro i 60 anni) che hanno aderito all’interpello di novembre 2022 per transitare definitivamente nel fiscale. Un flop – in larga parte dovuto all’assenza di incentivi nella legge di riforma approvata in tutta fretta ai titoli di coda della scorsa legislatura – che ora sta innescando una grana di non poco conto per il ministero dell’Economia.

L’impegno Pnrr del governo Draghi di avvicendare i giudici onorari con quelli professionali, infatti, rischia di essere rinviato. Per un periodo transitorio che si annuncia lungo, la giurisdizione fiscale pare destinata a restare prerogativa degli attuali onorari con impegno part-time, mettendo per il momento nel cassetto quella professionalizzazione che ha ispirato la legge di riforma (la 130/2022).

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I NUMERI
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L’interpello fallito

Il tema è oggetto di riflessione nella delega fiscale. Perché se l’interpello avesse raggiunto l’obiettivo, con il transito dei 100 giudici professionali, si sarebbe costituita l’ossatura della giurisdizione con magistrati di lunga esperienza.

Negli ambienti giudiziari la voce è concorde: sole 27 adesioni, peraltro neanche certe, rischiano di far saltare il banco. Il problema, adesso, è che per avere i primi 141 neogiudici professionali del fisco si dovranno attendere un paio d’anni dal concorso, previsto per il 2024. Per i magistrati d’appello, invece, ci vorrebbero almeno altri sei anni, mentre l’organico a regime di 546 unità sarà raggiunto non prima del 2031, considerato che l’ultimo concorso è previsto per il 2029. Troppo tempo. A preoccupare è la buona riuscita di questa riforma e, soprattutto, il raggiungimento del milestone M1C1-R1.7 del Pnrr. Per questo si sta cercando una via per uscire dall’impasse, ma le strade da percorrere sono problematiche e rischiano di accendere polemiche, visto che il tema è diventato oggetto di campagna elettorale per le elezioni di fine settembre del Consiglio di presidenza della giustizia tributaria (Cpgt), che tra l’altro a breve dovrà verificare e ratificare il transito dei 27 giudici.

Il ruolo dei giudici onorari

Alla fine, si potrebbe decidere di lasciare tutto così com’è, con giudici onorari (sia tra quelli provenienti dalla magistratura, sia dalle professioni legali ed economiche) che resterebbero dominus della giurisdizione tributaria di merito, ma ciò potrebbe creare problemi con l’Europa cui avevamo promesso la professionalizzazione del giudice.

Una parte degli osservatori, invece, ritiene che per avere subito un numero adeguato di giudici professionali – soprattutto a tempo pieno – sia necessario far transitare nella magistratura professionale i cosidetti “laici” che oggi svolgono la funzione giudicante nel fisco in qualità di onorari. Ma in che modo?

Ad oggi, su 2.292 giudici tributari onorari, risultano 1.144 magistrati ordinari, 19 magistrati militari, 81 magistrati contabili e 85 magistrati amministrativi. La categoria dei professionisti giuridici ed economici è invece rappresentata da 281 avvocati e 99 commercialisti: bacino dal quale si vorrebbero individuare i soggetti idonei da far entrare nella giurisdizione tributaria come giudici professionali e non più onorari.

Sulla scrivania del viceministro Maurizio Leo è arrivata la proposta di un concorso ad hoc con determinati presupposti di ammissione, come l’età anagrafica massima e l’anzianità di carriera minima. Ciò porterebbe la platea a poco più di un centinaio di “non togati”.

L’ipotesi è quella di un esame “semplificato”, con una sola prova scritta pratica – cioè la redazione di una sentenza – e un colloquio orale sul diritto tributario e processuale tributario.

Un’altra proposta, proveniente dalle associazioni dei giudici onorari, punta a snellire ulteriormente questo discusso accesso nella magistratura. L’esame per avvocati e commercialisti dovrebbe essere per titoli con un solo colloquio. Negli ambienti ministeriali è definita una «iniziativa azzardata», che potrebbe innescare svariate polemiche con la magistratura e potrebbe creare conflitti costituzionali.

L’opzione dei togati

Un’altra proposta mira a rivedere la legge di riforma 130, prevedendo nuovi incentivi per il transito dei togati di altre giurisdizioni. In questo caso – è il senso della proposta in discussione – si dovrebbe rendere il ruolo giudice tributario più appetibile. Gli eventuali nuovi giudici professionali transitati potrebbero andare a ricoprire i ruoli dirigenziali di capo ufficio, che attualmente e ancora per lungo tempo rimarrebbero affidati a giudici onorari e part-time.

La revisione della geografia giudiziaria prevista dalla delega fiscale attualmente nella fase attuativa potrebbe essere un’occasione per realizzare queste idee di “riforma della riforma”. Bisognerà vedere quale sarà la volontà politica.

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