3' di lettura
Le prime ricerche nelle salamoie dei pozzi geotermali hanno dato esito positivo e ora, nel Lazio, la ricerca del litio comincia a prendere corpo e a crescere. La Altamin, azienda australiana che in Italia opera con le controllate Energia Minerals e Strategic Minerals, ha presentato nuove istanze per ottenere altre licenze di esplorazione. Si tratta di quattro nuove richieste che, come sottolineano dall’azienda, «aumenteranno l’area del progetto estendendo la copertura del 500% a serbatoi considerati altamente promettenti per l’energia geotermica e il litio dalle salamoie».
Si tratta dell’ultimo passo di un percorso iniziato lo scorso anno, quando l’azienda australiana ha presentato le prime richieste per indagare i pozzi geotermali scavati dall’Enel nei primi anni del 1900. Siti distribuiti tra Ponte Galeria, Campagnano e Cesano. Una volta ottenute le autorizzazioni, l’avvio delle attività sul campo con l’affidamento della valutazione alla società indipendente Steam, che «ora ha l’incarico di preparare una valutazione del giacimento sull’intera area di interesse ampliata di Altamin», e all’inglese Watercycle Technologies Ltd (Watercycle) che, come sottolinea il gruppo australiano in una nota ufficiale, «sta attualmente effettuando test su salamoie sintetiche utilizzando il loro processo proprietario di estrazione e cristallizzazione diretta del litio».
L’attività di campionamento svolta ha interessato i pozzi che si estendono oltre i 1.500 metri di profondità.
«Il nostro lavoro con Steam ha scoperto un prezioso corpus di dati sulle salamoie di Cesano e sul potenziale del giacimento - dice Geraint Harris, managing director di Altamin -. Il modello geologico preparato è sviluppato dai dati geofisici storici e dai pozzi di trivellazione che indicano la presenza di un serbatoio profondo, da circa 1500 a 2000 metri sotto la superficie». Non solo. Le salamoie presenti nei pozzi e indicate nel rapporto «mostrano livelli significativi di litio in più fori».
Alla luce dei risultati positivi e della richiesta di litio nello scenario nazionale e internazionale, la decisione di presentare domanda per nuove licenze di esplorazione. Un ulteriore passo avanti per l’azienda che in Italia segue i progetti per riutilizzare siti minerari dismessi e valorizzare materiali critici che, oltre al litio del Lazio interessano il progetto Cobalto a Punta Corna, il progetto Rame a Corchia e il progetto zinco e piombo a Gorno. «Puntiamo a portare avanti rapidamente questi progetti - aggiunge ancora il manager australiano - in un momento in cui l’Unione europea e l’Italia sono concentrate sullo sviluppo di risorse critiche per la fornitura nazionale di litio».
Le nuove zone di richiesta autorizzazione sono denominate Melazza, Sabazia, Sacrofano e Cassia.
«Tutte le nuove domande hanno ricevuto decreti ambientali positivi, prima fase del processo di concessione delle licenze di esplorazione, e sono ora in fase di esame da parte del governo regionale del Lazio, la cosiddetta fase finale della concessione».
Attualmente la società australiana ha in corso una serie di trattative preliminari con «potenziali partner strategici, fondi europei e istituzioni finanziarie» proprio per valorizzare e finanziare i progetti di sviluppo del “Progetto Geotermico Litio nel Lazio”. All’orizzonte anche l’ipotesi di “scorporare” le attività in una nuova società focalizzata sul litio una volta raggiunte le tappe fondamentali del progetto.
Sempre nel Lazio, a puntare sulla ricerca del Litio anche un’altra azienda australiana: si tratta della Vulcan Energy che ha stretto un rapporto di collaborazione con Enel Green power per avviare studi e iniziative «volte ad approfondire progetti congiunti incentrati sul potenziale del litio geotermico in Italia». Il tutto in un sito, già studiato tra gli anni 70 e 80 dall’Enel per valutare la produzione di energia da fonte geotermica. Ora, per le aree del Lazio, si apre un nuovo corso e una nuova prospettiva all’insegna del materiale considerato strategico nell’ambito della transizione energetica.
loading...