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Litio e cobalto meno cari, ma l’offerta futura è prenotata

Il prezzo dei metalli dell’auto elettrica si è raffreddato a causa di un forte aumento dell’offerta e di una domanda più debole. Ma per la filiera delle batterie le preoccupazioni non sono del tutto scomparse dall’orizzonte

di Sissi Bellomo

Ecco la verità sulle batterie del futuro per auto elettriche

3' di lettura

Nella filiera delle batterie non è più allarme rosso per il costo delle materie prime: i prezzi di litio e cobalto, che erano più che raddoppiati tra il 2016 e l’inizio del 2018, quest’anno registrano ribassi a doppia cifra percentuale. Anche le quotazioni del nickel – infiammate l’estate scorsa da un rally di natura speculativa – nel frattempo sono tornate a scendere: il metallo scambia sotto 13.300 dollari per tonnellata al London Metal Exchange, circa un terzo in meno rispetto al record da 5 anni raggiunto a settembre.

Ad alleggerire la tensione sui prezzi dei metalli per batterie è stato il forte aumento dell’offerta, che soprattutto nel caso del litio ora è molto più abbondante del fabbisogno: il surplus è di circa 150mila tonnellate nel caso del carbonato di litio, stima Morgan Stanley.

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«Per la prima volta – osserva la banca in un recente rapporto – la maggior parte dei player con cui abbiamo interagito si aspetta che i prezzi scendano ulteriormente, verso 7mila dollari per tonnellata o quanto meno che rimangano stabili per i prossimi 1-2 anni».

Una tonnellata di carbonato di litio battery grade oggi costa circa 9.200 $ sul mercato asiatico secondo S&P Global Platts, mentre l’idrossido di litio vale 11.200 $/tonnellata, in ribasso di oltre il 25% da inizio anno.

Molti produttori – compresi i maggiori, la cilena Sqm e la statunitense Albemarle – hanno deciso di frenare i progetti di espansione per favorire una ripresa dei prezzi. Ma a peggiorare la situazione, per il litio e non solo, c’è la debolezza della domanda.

La Cina, che per anni ha trainato il mercato, non solo ha rallentato il ritmo di crescita economica (con un impatto pesante sull’industria dell’automotive) ma ha anche tagliato gli incentivi per i veicoli elettrici. Risultato: le vendite di Nev (New energy vehicles, che comprendono anche motorizzazioni ibride e a idrogeno) quest’anno sono destinate a diminuire, prevede l’associazione delle case automobilistiche locali. Nel 2018 erano aumentate di oltre il 60 per cento.

Le immatricolazioni di auto elettriche crescono meno rapidamente di un tempo anche nel resto del mondo. E anche il mercato del cobalto risente della debolezza della domanda.

Benché Glencore abbia deciso di chiudere la miniera più grande del mondo (Mutanda, nella Repubblica democratica del Congo), il prezzo del metallo è tuttora in ribasso di circa il 30% da inizio anno, intorno a 35mila $/tonnellata (a maggio 2018 aveva superato 95mila $).

Se i rincari per il momento si sono fermati, questo comunque non significa che ogni motivo di preoccupazione sia scomparso dall’orizzonte. Con previsioni di grande crescita della domanda nel prossimo futuro e una produzione concentrata per due terzi in Congo, dove le violazioni dei diritti umani sono all’ordine del giorno, i grandi produttori di batterie si stanno accaparrando gran parte del cobalto “eticamente sostenibile”.

Glencore ha già venduto in anticipo oltre il 60% della produzione africana che ha pianificato per i prossimi sei anni, secondo Benckmark Minerals, siglando corposi contratti con la cinese GEM, la belga Umicore e da ultima – la settimana scorsa – la sudcoreana SK Innovation, che rifornisce Volkswagen. SK si è aggiudicata 30mila tonnellate di cobalto tra il 2020 e il 2025, GEM 61.200 tonnellate tra il 2020 e il 2024.

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