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Lo scalo di Palermo dà via al rilancio

di Nino Amadore

Marka

3' di lettura

L’ultima inaugurazione è stata quasi in pompa magna: quella della terza sala check-in. Solo un pezzo di una serie di interventi che hanno completamente cambiato il volto dell’aeroporto Falcone e Borsellino di Palermo. Ma il grosso, comunque, deve ancora venire. Ne è cosciente Giuseppe Mistretta, l’amministratore delegato della Gesap, la società di gestione dello scalo palermitano, che nei primi tre mesi di quest’anno ha registrato 963mila passeggeri con una leggerissima flessione rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso ma si prepara ad affrontare la stagione estiva.

L’aeroporto nel 2016 ha registrato 5,3 milioni di passeggeri con una crescita del 8,5% rispetto al 2015. A Palermo la crisi Alitalia non fa paura: «La compagnia di bandiera paga circa 800mila euro al mese – dice Mistretta – e finora è stata sempre puntuale. Non c’è poi alcun timore per gli slot. Del resto Ryanair fa più di due milioni di passeggeri l’anno».

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La Gesap è chiamata a intervenire nei prossimi mesi su più fronti. Il primo è quello degli interventi infrastrutturali chiesti a più riprese dall’Enac: un piano di sviluppo per il periodo 2016-2019 da 76,3 milioni. Una parte di queste risorse, pari a 44 milioni, arriveranno dalle banche (il pool Unicredit-Banca Intesa si è aggiudicato la gara): «Entro i primi di giugno – spiega l’amministratore delegato – firmeremo il contratto di mutuo. Un impegno finanziario, quello della Gesap, che servirà intanto a mettere in sicurezza sul fronte antisismico l’aerostazione che costerà 24 milioni e a fare i lavori sulle piste per una spesa di 20 milioni. Per il periodo 2020-2030 prevediamo invece investimenti per 128 milioni di euro».

Le previsioni finanziarie, dal punto di vista dell’amministratore delegato, fanno del resto ben sperare come spiega lui stesso: «Per il 2016 – dice – abbiamo utili d’esercizio di 1,1 milioni e pensiamo che la situazione vada a migliorare per arrivare al 2030 con utili di esercizio di 10 milioni. La media utili nel periodo sarà di 7,3 milioni. Già nel 2018 per esempio pensiamo di avere utili per cinque milioni grazie all’effetto tariffe e all’aumento del traffico».

Secondo i calcoli fatti dalla Gesap, stimando una crescita “moderata” stilata da Eurocontrol, l’aeroporto Falcone Borsellino raggiungerà nel 2030 quota 8 milioni passeggeri, superando i 7 milioni previsti nel 2024. Tutto ciò, spiega Mistretta, avrà ovviamente ricadute sui ricavi che «secondo noi passeremo dai 60 milioni del 2016 ai 94 milioni del 2030. Raddoppieranno i ricavi commerciali, dai 12 milioni del 2016 ai 21 milioni del 2030. Tutto ciò grazie anche alla politica commerciale su Rent a car, nuovi spazi commerciali, potenziamento e miglioramento degli esistenti, maggiore disponibilità di prodotto e migliore risposta alle domande del mercato. Sul fronte dei costi invece abbiamo previsto la riduzione dei costi per efficientamento e programmazione di gare per affidamenti riguardo ai servizi».

Per il momento, sembra di capire, all’interno della Gesap non si discute affatto di una possibile privatizzazione. Mistretta non lo dice ma ribadisce: «Il nostro piano di sviluppo aeroportuale è sostenibile con autofinanziamento. Altre decisioni competono ai soci. Il nostro compito è quello di aumentare il valore economico di Gesap ed è quello che stiamo facendo».

Altro fronte è quello delle misure anticorruzione. La Gesap negli ultimi tempi è stata al centro di scandali e arresti (tutti addebitabili alla gestione precedente): prima è stato arrestato il vicepresidente Roberto Helg e alla fine di marzo è finito ai domiciliari, tra gli altri, l’ex direttore generale Carmelo scelta. «Abbiamo dato un forte impulso al sistema dei controlli interni – dice Mistretta –, sono stati approvati i protocolli per la 231 e il piano anticorruzione il cui ufficio è stato potenziato. Abbiamo in programma una verifica di internal audit con priorità per le aree più sensibili come l’ufficio acquisti e coontratti».

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