Il graffio del lunedì

Lo scherzo di Gattuso al Milan, la grinta di Ronaldo e l’Inter che va

Per il Milan si allontana il sogno scudetto, con una tripletta il Fenomeno piega il Cagliari mentre i nerazzurri riescono ad avere la meglio sul Torino: per loro è l’ottava vittoria consecutiva

di Dario Ceccarelli

(Reuters)

4' di lettura

Cominciamo da qualche certezza.  La prima, dopo questa 27esima giornata, è che il Milan può dire addio allo scudetto.  Questa volta sul serio. Battuto dal Napoli di Gattuso, grazie un gol di Politano al 49esimo, forse per la prima volta Il Milan si risveglia bruscamente da un bel sogno che era cominciato dall’inizio del campionato.

Un risveglio particolarmente brusco perchè questa ennesima sconfitta a San Siro (la quarta nelle ultime 7 partite) coincide con un nuovo allungo dell’Inter che, superando il Torino (2-1), si porta a + 9 punti dai rossoneri, secondi a 56 punti. 

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Tanti, troppi per un Milan zavorrato dagli infortuni e dal doppio impegno in Europa League. Tutto adesso è in movimento. L’Inter vola verso lo scudetto ma, dietro ai rossoneri, staccata di una sola lunghezza, la Juventus incalza. Il largo successo a Cagliari, con una tripletta di Ronaldo, rimette in corsa la squadra di Pirlo almeno per il secondo posto.     

Tornando a Milan-Napoli bisogna dire che Gattuso ha giocato un brutto scherzo ai suoi vecchi amici: al suo ritorno a San Siro non solo porta via tre punti preziosissimi che consentono al Napoli di rilanciarsi per un posto in Champions, ma rifila il ko decisivo alle residue speranze dei rossoneri di restare in corsa per il titolo. Alla fine però è giusto così: pur avendo recuperato tre giocatori importanti in un colpo  solo (Hernandez, Calhanoglu e Rebic) il Milan ha quasi sempre subito la maggior vivacità dei partenopei. In più, senza Ibra, gli manca qualcuno in attacco che arrivi al dunque: Rebic, dinamico ma impreciso, si è fatto espellere. Quanto a Leao, ancora una volta è impalpabile, poco incisivo. Nel finale, a un passo dalla porta, conclude debolmente. Tanto fumo ma poco arrosto. Sempre nel finale i rossoneri possono reclamare per un rigore non concesso dall’arbitro Pasqua, ma il colpo di Bakayoko sul polpaccio di Hernandez  non sembra così meritevole di sanzione.  In definitiva il Milan è sembrato scarico, stanco, con le polveri bagnate. Probabilmente le fatiche di Manchester hanno pesato, però a furia di cambiare i pezzi il suo brillante motore si è ingolfato. Il Napoli, che non vinceva in trasferta dal 10 gennaio, fa un bel salto in avanti agganciando la Roma, caduta malamente a Parma. E l’Atalanta è solo due punti più in alto.

Che grinta Ronaldo! Punto sul vivo dalle pesanti critiche ricevute per l’uscita dalla Champions, Cr7 sfodera a Cagliari una partita da Fenomeno che spazza via con la forza di una mareggiata i poveri isolani, colpevoli di essersi trovati nel posto sbagliato nel momento sbagliato. Tre gol in 33 minuti. Il secondo su rigore. Una tripletta devastante che chiude  ogni discorso sulla partita, poi finita 3-1. Con un piccolo giallo tra il primo e il secondo gol quando Ronaldo  viene ammonito dall’arbitro Calvarese per una entrata  a gamba tesa sul portiere del Cagliari, Cragno. Un brutto fallo che sarebbe stato da punire con l’espulsione. Ma gli Dei del calcio questa volta erano dalla parte del Fenomeno.

 

Restando in campo, Ronaldo ha completato l’opera di demolizione del Cagliari rafforzando  il suo primato  di capocannoniere con  23 gol in 23 partite.  

Una reazione orgogliosa, quella di Ronaldo, 36 anni, che perlomeno spazza via un altro punto nodale del dibattito: cioè che sia lui la “causa” degli attuali guai della Juventus. Che la sua presenza sia insomma più un costoso ingombro che un valore aggiunto per il progetto di Pirlo.

Detto che Ronaldo è un goleador e non un leader (che è tutt’altra cosa) criticarlo per il suo effettivo apporto  alla Juventus è ridicolo: sarebbe come dire che Hamilton è scarso come pilota o che Federer non è un buon tennista. Si può criticare tutto e tutti, ma farlo con Ronaldo è pura fantascienza. Il vero problema non è Ronaldo, ma la Juventus.  Sia per la fragilità di un progetto che ha bisogno di  più tempo per decollare. Sia perchè paga il dazio dell’inesperienza di Pirlo, maestro quanto si vuole quando era in campo, ma ancora studente ora che siede in panchina. Se poi si vuole discutere del futuro, e valutare se un giocatore di 36 anni (che costa quel che costa) sia funzionale alla Juventus che verrà, allora questo è legittimo. Anche sugli allenatori bisogna decidersi: la Juve li brucia come fa il  Pd fa con i segretari. L’unica differenza è che Pirlo può contare su Ronaldo,  Enrico Letta invece di Fenomeni non ne ha. O sono già scappati tutti o sono ancora in infermeria per vecchi incidenti. 

L’Inter intanto prosegue la sua marcia trionfale. Col Torino riesce a venirne fuori grazie a un capolavoro aereo di Lautaro Martinez che sfrutta un prezioso assist di Sanchez, entrato nel secondo tempo ma ancora una volta decisivo. Finisce 2-1 ma i granata non hanno per nulla sfigurato. È l’ottavo successo consecutivo dell’Inter che procede a tutto vapore per raggiungere l’obiettivo. Il passo dei nerazzurri, pur avendo perso un po’ di brillantezza, è da scudetto. Col Torino potevano anche incartarsi. Soprattutto dopo il pareggio granata. E invece, grazie  anche alla panchina extralarge, tutto  è filato liscio. Buon segno. 

Chi invece  ha qualche problema di panchina è la Roma: che difatti col Parma va sotto di due reti. Poco reattiva  per le fatiche di Europa League,  la squadra di Fonseca ha subìto uno stop pericoloso in chiave Champions. 

Qualche malizioso dirà che, a questo capitombolo, abbia contribuito anche la rabbia per l’ennesimo rinvio delle sfida tra Juventus e Napoli (slittata al 7 aprile) che permetterà ai partenopei di presentarsi ben riposati  all’Olimpico il 21 marzo  proprio quando giocheranno contro la Roma.  

Non si fa così, noi che figli siamo, ha tuonato con una lettera alla Lega Calcio  il nuovo presidente Friedkin. È la prima volta, da quando sono alla guida della Roma, che gli americani si fanno davvero  sentire. Buon segno: vuol dire che alla squadra ci tengono e, soprattutto, si sono ”italianizzati” protestando a prescindere. Come suggerisce quel vecchio proverbio: alza la voce, e vedrai  che prima o poi qualcuno ti ascolterà

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