Lo sguardo di uno psichiatra dopo le sfilate di Milano
Bridging, associazione di psichiatri europei, ha promosso una campagna per l'attuazione delle pratiche di prevenzione per le modelle e i modelli, considerati una popolazione a rischio
di Mario Di Fiorino *
3' di lettura
Bridging, l'associazione di psichiatri europei presieduta da Maria Luisa Figueira, ha promosso una campagna per l'attuazione delle pratiche di prevenzione per le modelle e i modelli, considerati una popolazione a rischio. Altrimenti il Codice di condotta della Camera nazionale della moda italiana (Cnmi), come quello del Council of Fashion Designers of America (Cfda), la camera della moda americana, finiscono per non influire sul mondo reale.
Abbiamo richiesto più frequenti controlli dell'indice di massa corporea (Bmi), verifica dei dati certificati, col rilievo di peso e altezza, esami a campione delle urine per la ricerca di sostanze (come la cocaina) durante i fitting e prima delle sfilate, soprattutto in occasione di manifestazioni come le quattro settimane della moda di Milano, dedicate alle collezioni donna e uomo. Inoltre abbiamo raccomandato colloqui a campione per verificare il rispetto delle barriere professionali. Quando vengono oltrepassate queste barriere tra vita professionale e personale, ci si incammina su un pendio scivoloso.
Nella scorsa estate una vicenda parigina ha acceso i riflettori sul punto: ci riferiamo all'inchiesta giornalistica di Yasmine Sellami e Hervè Bossy apparsa in agosto su Mediapart. Prendendo l'avvio da denunce su Instagram, l'inchiesta ha riportato le accuse di molestie sessuali di 16 modelli, alcuni minorenni, nei confronti del fotografo parigino Stephane Gizard. In occasione dell'uscita di un suo libro fotografico, questi dichiarava di preferire modelli della fascia di età 17-20 anni, che, ai suoi occhi, è “la tappa decisiva tra la fine dell’adolescenza e l’inizio dell’età adulta, il tempo della ricerca di sé e della fragilità”.
Per molti modelli, anche dopo le molestie, è difficile staccarsi dall’ambiente della moda, che offre loro aspettative di successo e di avanzamento sociale. Sviluppano “antenne” molto sensibili, si accorgono subito di atteggiamenti poco professionali, ma restano ambivalenti, spaventati ed esitano a denunciare le molestie, per paura di essere poi etichettati svogliati o non collaboranti e marginalizzati nell'ambiente.
Il ricorso all'alcol e a sostanze stupefacenti può avvenire con l’illusione autoterapeutica di lenire angosce di diversa natura.
Anche la moda conosce corsi e ricorsi. Indubbiamente ogni tanto riaffiora la tensione verso l’estrema magrezza, che riguarda di più le ragazze, con modelle che ricordano la statuetta votiva etrusca “Ombra della sera”, o con immagine meno suggestiva un “appendiabito” . Tra i modelli maschi sul tipo waifish, termine inglese che potremmo tradurre con molto magro, emaciato, sembra prevalere oggi il bigoressico: polarizzato sulla forma fisica e la tonicità della massa muscolare. In entrambi i casi la iperattività si accompagna all'adozione di diete squilibrate.
Il Minnesota Starvation Study ha mostrato le conseguenze del rimanere per alcuni mesi sottopeso e va inoltre considerato il potere dell'imitazione, con l'influsso esercitato dalle immagini di modelle anoressiche su soggetti vulnerabili.
Oltre agli aspetti di medicina preventiva, ci sono elementi che affiorano di più nell'ambito psicoterapico.
Ne ho parlato con Jass Reemann, un modello estone ventenne che lavora a Milano, fotografato da Andrew Yee con orecchini enormi per la rivista Cable e ancora con i cardigan “tits out” dello stilista Ludovic de Saint Sernin, foto suggestive per l'androginia. Il modello si è subito distanziato da una discussione su questo tema, evocando la “dottrina canvas”: egli si sente come una tela, su cui si esprime l'arte del fotografo.
In questo modo viene coltivata l’illusione di rimanere sé stessi, anche dovendosi modellare su aspettative del fotografo molto differenti dalla propria idea di sé. Per evitare la dissonanza cognitiva, si finisce per accettare i comportamenti abituali, razionalizzandoli e modificando poco a poco la propria identità, talvolta con una sorta di riserva mentale segreta e con risentimento. Ma vivendo “come se”, rischiano una esistenza inautentica.
* Co-Presidente, dell’associazione europea degli psichiatri “Bridging Eastern and Western Psychiatry”
loading...