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«Lo sport di vertice ha l’obbligo di restituire almeno parte delle fortune avute»

Nel 1970, la maestra Carla Giordano così descriveva Alessandra Marzari, alunna della classe quinta: «Buona ed affettuosa, anche se molto, anzi troppo, vivace. Ha carattere estroverso e una personalità spiccatissima.

di Maria Luisa Colledani

Alessandra Marzari, laurea in medicina e chirurgia, specializzazione in chirurgia d’urgenza e pronto soccorso, è presidente di Volley Milano (la squadra maschile che gioca in A1) e del Consorzio Vero Volley, realtà da 46 squadre, 1.400 bambini, 230 fra allenatori e dirigenti e 34 palestre

6' di lettura

Nel 1970, la maestra Carla Giordano così descriveva Alessandra Marzari, alunna della classe quinta: «Buona ed affettuosa, anche se molto, anzi troppo, vivace. Ha carattere estroverso e una personalità spiccatissima. È diligente nello studio, ha una buona intelligenza. Molto spiccato in lei il senso della responsabilità e della giustizia. Anche la sua iniziativa è pronta, ha sempre tante idee nuove in mente da mettere in atto e occorre tenerla a freno come un cavallino bizzarro».

Oggi, 53 anni dopo, quella pagella sembra un vaticinio: Alessandra Marzari, dirigente medico con specialità in medicina d’urgenza e pronto soccorso al Niguarda di Milano, guida anche il Consorzio Vero Volley di Monza, realtà sportiva d’eccellenza da 46 squadre – di cui due in Serie A1 –, che tiene insieme le star Paola Egonu e Myriam Sylla con tutte le bambine e i bambini che amano la pallavolo, le squadre maschili con quelle femminili. «Questa è la democrazia e la bellezza dello sport, tutti uniti dalla voglia di fare movimento, stare insieme nel nome di lealtà, coraggio e tenacia».

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Il Consorzio, che coinvolge 1.400 bambini, 230 fra allenatori e dirigenti, 34 palestre nell’area Monza-Milano, nasce nel 2008 dalla fusione tra Volley Milano, Pro Victoria Monza, Rondò Muggiò, Avis Cernusco, Polisportiva di Nova, Polisportiva Vedanese, Segrate: «In quegli anni – ricorda Mgarzari – la crisi era pervasiva e i presidenti non volevano perdere il lavoro fatto negli anni sul territorio. Non restava che mettersi insieme». Marzari oggi è al vertice di questo gruppo di lavoro, vita e sport. A lei non interessa la qualifica (il presidente, la presidente, la presidentessa), importante è tenere la barra dritta e migliorare esperienza dopo esperienza: «Ho iniziato dal basso, ero un genitore come tanti che ha incrociato la lettera della società in cui mio figlio di 9 anni faceva attività sportiva. L’allenatore Massimo Tadini, che lavora ancora con noi, chiedeva disponibilità di tempo e dedizione. Iniziai così, nella piccola palestra dell’oratorio di San Biagio a Monza, come segretaria. Era un gruppo forte, cementato dal carisma del presidente Carlo Rigaldo».

Poi, è arrivato il Consorzio, forma non prevista dall’ordinamento («Meglio, così si sfugge alle persecuzioni della federazione», sorride) e le responsabilità si sono moltiplicate: «Seguivo le squadre maschili e femminili, facevo la segretaria e il direttore sportivo, con un contatto diretto con atleti e tecnici. Prendevo ispirazione dai libri di Silvia Ciairano, straordinaria psicologa dell’età evolutiva. L’ascesa è stata lenta, Serie D, Serie C, Serie B1 e B2. A guidarmi era il buonsenso con focus specifico sulla cultura sportiva. Per crescere distribuivamo i questionari di gradimento ad atleti e famiglie». Poi, vinta la B1, prima con la squadra maschile, poi con quella femminile, anche il buonsenso non è bastato: «Ho capito che mi mancavano le competenze specifiche e il master in management dello sport all’Università Bocconi con il professor Dino Ruta è stata la mia cassetta degli attrezzi».

La sala dei trofei del palazzetto di Monza in cui chiacchieriamo è fasciata di coppe e riconoscimenti. Da oltre i vetri, arrivano i rumori dell’allenamento, le voci delle ragazze, qualche risata, e le indicazioni del coach Marco Gaspari. Fatica e leggerezza. La corazzata di Egonu, Sylla e Orro nello stesso spazio con i Ragazzi No limits, che con il volley superano i loro disagi psicologici. E Alessandra Marzari li conosce bene: «Guarda Giacomo come vorrebbe attirare l’attenzione di quella ragazzina, ma lei è così timida…». La cifra della sua leadership è questa: sport di alto livello e umanità, cultura sportiva a 360°: «Negli anni di apprendistato prendevo appunti su quadernoni, che ancora sfoglio: conta la contaminazione fra mondi, fra saperi. Conta far parlare varie professionalità e farne sintesi». Più che domani la sua parola chiave è altrove, altre voci, altre stanze. Con un’unica stella polare: lo sport come educazione e responsabilità. Tanto che Vero Volley è protagonista di continue campagne di sensibilizzazione su temi quali il disagio nell’età evolutiva, gli abusi in ambito sportivo, la violenza contro le donne, e ha scelto il motto “Driven by values”, guidato dai valori, quale slogan: «Mi sono buttata in questa avventura oltre il mio lavoro perché non voglio che il Consorzio patisca gli stessi mali della società, della politica, del lavoro. Vorrei che questo fosse un posto di onestà e lealtà. Un posto giusto, non un posto dove regna la giustizia, un posto dove ci si sforza per azzerare le storture. Per questo, a ogni bambino e a ogni famiglia del Consorzio regaliamo il libretto Sport? Sì, grazie, che si focalizza intorno all’importanza dell’attività motoria e sportiva affiancata da uno sviluppo valoriale dei ragazzi». È un modo per sostituirsi a quello che la scuola, lo Stato non fanno: lo sport per tutti, e speriamo che la battaglia di Mauro Berruto per modificare l’articolo 33 della nostra Costituzione e inserire «il valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell’attività sportiva» abbia un seguito vero e concreto.

Insomma, i valori quasi prima dello sport ma, perché tutto questo continui a essere possibile, è necessario cementificare la sostenibilità: «Al momento, non l’abbiamo raggiunta. I tanti progetti innovativi pianificati hanno ancora bisogno di sostegno finanziario». Che viene dal marito di Alessandra Marzari. Aldo Fumagalli, Mister Candy, è imprenditore di lungo corso; insieme al fratello Beppe, nel 2018, ha ceduto la Candy Elettrodomestici al colosso cinese Haier e si è buttato in nuove avventure imprenditoriali. La sua supervisione, il suo spirito innovativo sul Consorzio hanno un peso specifico importante, poi ci sono anche altre scelte per far lievitare i bilanci, come ad esempio, la decisione di far giocare la squadra femminile a Milano, all’Allianz Cloud o al Forum (domenica scorsa nuovi record ad Assago: 12.562 biglietti e oltre 150mila euro contro l’Imoco): «All’inizio i tifosi di Monza non l’hanno presa bene – ricorda Marzari – ma giocare a Milano, dove non c’è una squadra di volley femminile, dà più visibilità, ci ha portato partner importanti come Allianz e Mint, ci fa aumentare i ricavi da botteghino». E, dopo l’impegno economico per avere in squadra Egonu e Sylla, un occhio al bilancio è imprescindibile. Certo, le due ragazze terribili del volley nazionale sono state contrattualizzate per il salto di qualità: nelle ultime due stagioni di A1, la Allianz Vero Volley Milano ha sfiorato lo scudetto contro l’Imoco Conegliano e punta a una Champions League da protagonista.

Gli orecchini di diamanti che Alessandra Marzari porta ai lobi brillano, semplici e raffinati, come le stelle della sua società, ma non cambia la sua dolcezza ferma e determinata: «Voglio che tutte le atlete e gli atleti siano testimoni delle nostre campagne sociali. Nulla conta come la restituzione: devono restituire parte della fortuna che hanno, devono essere messaggeri di valori». Come lo è lei, ambasciatrice delle attività a sostegno della comunità di San Patrignano: «È una realtà che mi fa stare bene perché a San Patrignano ho imparato che non c’è limite al cambiamento umano. Le persone arrivano e sono ai margini della società. Poi, senza orpelli medicali o religiosi, sono messe al centro di una rinascita che è, prima di tutto, umanistica e sono la prova che possono accadere trasformazioni impensabili».

Come quella di cui avrebbe bisogno la società se le donne fossero al centro del vivere: «Senza tema di smentita credo che l’avventura sportiva e umana del Consorzio non sarebbe stata possibile se l’avesse guidata un uomo. Ci sono caratteristiche femminili, quali la comprensione delle persone, dei bisogni, e l’ascolto, che danno un vero vantaggio competitivo. Sono stata cresciuta da genitori che mi hanno fatto credere che, se mi fossi impegnata, avrei raggiunto tutto quello che desideravo. Ma così non è. L’Italia è maschilista più nella sostanza che nella forma, solo perché è scorretto essere maschilisti nella forma. Le quote rosa, che non mi piacciono, sono importanti per cambiare il nostro Paese. A volte, sono le donne a non impegnarsi ad alti livelli, appesantite dagli impegni familiari. Poi, pur in presenza di un Papa progressista, dobbiamo considerare che l’Italia ha il Vaticano in casa e che la cultura della donna che accudisce il focolare è ben più radicata di quanto sembri, anche se le giovani generazioni mi fanno ben sperare: nelle scorse settimane, ho seguito la seduta di laurea di Giulia, figlia di amici di famiglia, in Ingegneria aeronautica: un laureando su tre era donna».

Fra partite, incontri istituzionali, corsi sulle donne in Iran o eventi benefici, di tempo ad Alessandra Marzari ne resta poco. I nipoti Ettore e Pietro, qualche serie tv (Ted Lasso e Becoming Elizabeth, le sue preferite), gli amici e i libri di sempre, come L’Agnese va a morire di Renata Viganò: «Ogni uomo, ogni donna poteva essere un partigiano. Questa era la forza della Resistenza». Questa è oggi la forza degli uomini e delle donne di sport: crescere insieme schiacciando a terra violenza e pregiudizi.

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