Lo spread BTp-Bund giù a 192 punti, chiuse posizioni ribassiste contro l’Italia
Dopo la conferma del rating da parte di Dbrs venerdì, i BTp riducono i rendimenti rispetto a Germania, Spagna e Portogallo. Scattano le ricoperture di Hedge fund e fondi
di Morya Longo
I punti chiave
2' di lettura
Le tanto temute agenzie di rating sembrano essere diventate un toccasana per l’Italia. Dopo la conferma del giudizio da parte della canadese Dbrs venerdì sera a mercati chiusi (notizia che era abbastanza attesa dal mercato), sui titoli di Stato italiani è tornato a splendere il sole. Tanto che lunedì i BTp italiani decennali hanno ridotto il divario rispetto ai rendimenti tedeschi: dai 198 punti base di venerdì, lo spread sui Bund è sceso infatti sotto i 190 punti base (minimo da 4 settimane) per poi chiudere a 192. Ma a testimonianza del fatto che c’è stato un “caso Italia” in positivo sui mercati, i BTp hanno ridotto lo spread anche rispetto ai titoli decennali spagnoli (da 88 a 84 punti base) e rispetto a quelli portoghesi (da 125 a 122).
Così, nel giorno in cui i rendimenti Usa hanno continuato a salire, sui BTp è tornato a splendere il sole. Ma attenzione, gli esami non sono finiti: il 10 novembre si pronuncerà Fitch (che attualmente valuta l’Italia BBB con outook stabile) e il 17 novembre la più pericolosa: Moody’s che ci giudica a un passo dal livello speculativo (Baa3 con outlook negativo).
Perché lo spread scende
A ben vedere potrebbe sorprendere un calo così marcato dello spread proprio lunedì. Perché sul mercato quasi nessuno si aspettava un declassamento da parte di Dbrs. Allora perché lo spread è sceso così tanto per quella che di fatto è una non-notizia?
Il motivo, stando ad alcune fonti di mercato, sembra essere legato al fatto che alcuni investitori (non solo gli speculativi hedge fund ma anche fondi tradizionali) abbiano chiuso proprio ieri alcune posizioni speculative ribassiste sui BTp. Insomma: posizioni cosiddette ”corte”. Tutto questo ha amplificato il rimbalzo dei BTp rispetto a tutti gli altri titoli di Stato europei. Questo non significa che siano state aperte ”nuove” posizioni lunghe sui BTp: cioè rialziste. Significa che alcuni investitori che scommettevano contro l’Italia hanno chiuso la scommessa almeno in parte, ma non che più investitori ora scommettano a favore dell’Italia. Ma tanto è bastato per far partire il rimbalzo. Anche perché, come detto, gli esami non sono finiti.
Gli altri appuntamenti
Già domani il Tesoro emetterà nuovi titoli di Stato: BTp a 5 e 10 anni e CcT per un importo massimo di 8,75 miliari complessivi. Questo un po’ di pressione sui rendimenti italiani potrebbe metterla. Ma il vero esame arriverà il 17 novembre, quando sull’Italia si pronuncerà Moody’s. Anche questo appuntamento, però, preoccupa relativamente il mercato: quando l’agenzia portò a negative le prospettive sul rating, indicò i motivi che avrebbero potuto convincerla a declassare il giudizio. Ebbene: di quelle motivazioni (da uno stallo nel Pnrr a una crisi energetica) per ora nessuna si è verificata. Dunque il mercato si attende, in generale, un giudizio invariato anche da parte di Moody’s.
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