Lo Stato Maggiore avverte: Ue vicina ad allarme scorte armi
Il capo di Stato maggiore della Difesa Giuseppe Cavo Dragone: non possiamo permetterci di prenotare sistemi d’armi, di munizionamento o di missili e averli tra venti mesi
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A oltre un anno dall’invasione russa in Ucraina, gli avvertimenti di alcuni mesi fa mettono ora l’Europa e l’Italia di fronte a una situazione in cui gli arsenali sono vuoti e le industrie belliche impreparate. A spiegare quanto il sostegno a Kiev abbia creato «problemi un po’ a tutti» sui rifornimenti nazionali è stato il capo di Stato maggiore della Difesa Giuseppe Cavo Dragone, in audizione alla Commissione Difesa ed Esteri del Senato: «Quando mi sono trovato nei vari consessi con le nazioni alleate o con quelle che fanno parte con altri del gruppo di contatto per l’Ucraina - ammette l’ammiraglio italiano - sono stati tutti fortemente coinvolti e preoccupati per l’abbassamento del livello delle scorte. Non si è andati oltre il livello di allarme, ma tutti quanti ci siamo avvicinati a quel limite e ci siamo resi conto che non abbiamo un supporto adeguato in questi casi».
Nuove politiche industriali
Sul tema, che - dice ancora Cavo Dragone - “andrà affrontato anche a livello di Unione europea», pesano gli ultimi venti anni in cui si è puntato sulla lotta al terrorismo, guerre asimmetriche e peacekeeping, «mentre un’attività massiva come si è manifestata nel teatro ucraino-russo non era invece tra le priorità». Da qui il monito affinché si cambi rotta nelle politiche industriali di settore: «Non possiamo permetterci di prenotare sistemi d’armi, di munizionamento o di missili e averli tra venti mesi, perché tra venti allora non potremo sapere chi sono i buoni e i cattivi», sostiene il capo di Stato Maggiore, per il quale serve «una chiara strategia di sicurezza nazionale».
L’allarme di Crosetto
Il problema era già stato posto alcuni mesi fa dallo stesso ministro della Difesa Guido Crosetto che, rilanciando l’obiettivo di raggiungere per le spese militari italiane il 2% rispetto al Pil e di uscire dai paletti del Patto di stabilità europeo, sottolineava la necessità di «ripristinare le scorte che servono per la Difesa nazionale».
Le mosse dell’Europa
Sugli approvvigionamenti Bruxelles ha dato recentemente un timido segnale. L’Unione europea ha approvato una proposta sul piano munizioni europeo per aiutare Kiev e per rimpinguare i magazzini degli Stati membri. Ma l’accordo per ora è soltanto politico e l’unico obiettivo messo nero un bianco è di dare un milione di munizioni a Kiev entro un anno.
Primi passi verso la difesa europea
Lo svuotamento dei hangar dei eserciti non è però l’unica conseguenza del conflitto. «Dopo lo scoppio della guerra c’è stato uno tsunami sulla tanto discussa Difesa europea, un’accelerazione notevole. Tutti i capi di Stato maggiore delle forze armate dell’Unione hanno detto che c’è necessità e a quanto pare dovremmo arrivarci anche a breve. Non dico che si palerà già di militarizzazione, ma il primo step sarà di operazionalizzare la struttura di comando e controllo dell’ipotetico strumento della Difesa dell’Unione europea - annuncia Cavo Dragone - . Questo è solo il primo step ma è lo scheletro intorno al quale poi costruire tutte le diramazioni, le specializzazioni e le necessità a cui bisogna mettere attenzione per avere un esercito europeo”.
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