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Lo stop di Regioni e soprintendenze: 1364 impianti rinnovabili in lista d’attesa

Nel 2022 solo l'1% dei progetti di impianti fotovoltaici ha ricevuto, infatti, l'autorizzazione. Si tratta, ricorda l’associazione ambientalista, del dato più basso degli ultimi 4 anni se si pensa che nel 2019 a ricevere l'autorizzazione sono state il 41% delle istanze, per poi scendere progressivamente al 19% nel 2020, al 9% nel 2021

di Andrea Carli

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5' di lettura

Una corsa a ostacoli, con il risultato che l’Italia è in forte ritardo nella realizzazione di nuovi impianti da rinnovabili. Sono infatti 1364 quelli in lista d’attesa e ancora in fase di valutazione, il 76% distribuito tra Puglia, Basilicata, Sicilia e Sardegna. Nel 2022 solo l’1% degli impianti fotovoltaici ha ricevuto l’autorizzazione. Va peggio per l'eolico on-shore fermo allo 0%. A pesare la lentezza degli iter autorizzativi e le lungaggini burocratiche di Regioni e Soprintendenze ai beni culturali, i due principali colli di bottiglia dei processi autorizzativi. Remano contro anche i no delle amministrazioni comunali e le opposizioni locali Nimby (Not In My Backyard) e Nimto (Not In My Terms of Office).

È una bocciatura netta quella messa nero su bianco da Legambiente, nel report nazionale “Scacco matto alle rinnovabili 2023”. L’associazione ambientalista lo ha presentato oggi, giovedì 23 marzo, a Rimini, alla fiera sull’energia K.EY.

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Norme frammentate, iter autorizzativi lenti

Sulla strada delle rinnovabili il Paese si muove dunque con il piede sul freno. Pesano in prima battuta norme obsolete e frammentate, ma non aiutano nemmeno la lentezza degli iter autorizzativi: gli ostacoli e le lungaggini burocratiche di Regioni e Soprintendenze ai beni culturali sono i due principali colli di bottiglia dei processi autorizzativi. Il risultato finale è che nella nostra Penisola l'effettiva realizzazione di nuovi impianti da fonti pulite resta timida e insoddisfacente, quasi un miraggio nel 2022.

Oltre 1.300 impianti in lista d’attesa

Ad oggi nella Penisola sono 1364 gli impianti in lista d'attesa, ossia in fase di VIA, di verifica di Assoggettabilità a VIA, di valutazione preliminare e di Provvedimento Unico in Materia Ambientale a livello statale. Il 76% distribuito tra Puglia, Basilicata, Sicilia e Sardegna. A fronte di questo elevato numero di progetti in valutazione e - sottolinea Legambiente - nonostante le semplificazioni avviate dal governo Draghi e l'istituzione e il potenziamento appena stabilito delle due Commissioni VIA-VAS che hanno il compito di rilasciare un parere sui grandi impianti strategici per il futuro energetico del Paese - sono pochissime le autorizzazioni rilasciate dalle Regioni negli ultimi 4 anni.

Nel 2022 solo l'1% degli impianti fotovoltaici ha ricevuto il via libera

Infatti, grazie all’Osservatorio R.E.gions 2030 di Elemens, si scopre che nel 2022 solo l'1% dei progetti di impianti fotovoltaici ha ricevuto, infatti, l'autorizzazione. Si tratta, ricorda l’associazione ambientalista, del dato più basso degli ultimi 4 anni se si pensa che nel 2019 a ricevere l'autorizzazione sono state il 41% delle istanze, per poi scendere progressivamente al 19% nel 2020, al 9% nel 2021.

Maglia nera per l'eolico on-shore

Ancor peggio i dati dell'eolico on-shore con una percentuale di autorizzazioni rilasciate nel 2019 del 6%, del 4% nel 2020, del 1% nel 2021 per arrivare allo 0% nel 2022. Dati nel complesso preoccupanti se si pensa che negli ultimi anni sono aumentati sia i progetti presentati sia le richieste di connessione alla rete elettrica nazionale di impianti di energia a fonti rinnovabili, quest'ultime sono passate da 168 GW al 31 dicembre 2021 ad oltre 303 GW al 31 gennaio 2023.

La lentezza delle installazioni

Un altro campanello d'allarme è rappresentato anche dalla lentezza delle installazioni, come emerge dagli ultimi dati Terna, appena 3.035 MW nel 2022 - e l'incapacità produttiva del parco complessivo di sopperire alla riduzione di produzione. Le fonti rinnovabili, fotovoltaico a parte, nel 2022 hanno fatto registrare, tutte, segno negativo. L'idroelettrico, complice l'emergenza siccità, registra un meno 37,7% a cui si aggiunge il calo del 13,1% in tema di produzione da pompaggi che portano il contributo delle rinnovabili, rispetto ai consumi complessivi, al 32%. Ovvero ai livelli del 2012.

Le storie

Tra le storie raccontate da Legambiente, c'è quella ad esempio la storia dell'impianto agrivoltaico della potenza di 28,38 MW da realizzarsi su 45 ettari tra i Comuni di Cartoceto e Fano, nelle Marche, che hanno espresso parere negativo rispetto al progetto confermato anche dal diniego della Regione in fase di VIA. Il motivo dell'opposizione è legato alla preoccupazione per il mantenimento della vocazione agricola del territorio a seguito della realizzazione dell'opera. In Umbria il Regolamento Regionale n. 4 del 12 luglio 2022 limita le installazioni di impianti fotovoltaici e agrivoltaici in aree agricole e industriali imponendo limiti di occupazione di suolo in alcuni casi più stringenti rispetto a quelli sino ad oggi in vigore. In Puglia ad ostacolare le rinnovabili sono anche sindromi Nimby. Destino che ha subito il progetto Odra Energia che prevede un impianto offshore con 90 turbine galleggianti da 1,3 GW di energia pulita, a circa 13 km dalla costa adriatica tra Porto Badisco e Santa Maria di Leuca, ostracizzato per impatto paesaggistico. C'è poi il caso del SIN (Sito di Interesse Nazionale) di Brindisi dove è stato proposto un parco fotovoltaico da 300 megawatt che potrebbe rappresentare un esempio di utile recupero di aree inquinate e non bonificabili. Dal 2007 il Ministero dell'ambiente ha prescritto un'analisi dei rischi mai eseguita e che a fronte di caratterizzazioni sulle matrici ambientali in significativa crescita, le bonifiche non raggiungono il 10%: in queste condizioni l'Arpa non può esprimere pareri sui tanti progetti di impianti Fer sottoposti alla sua attenzione e si arriva al paradosso che, pur in presenza di formale impegno di società interessate ad accollarsi bonifiche, progetti che a volte sono inseriti nel Pnrr vengono bloccati o addirittura bocciati.

Quando il Governo è intervenuto per sbloccare i progetti

A questi si aggiunge una nutrita lista di progetti bloccati durante l'iter regionale su cui si è dovuto esprimere il Consiglio dei Ministri al fine di sbloccarli. Per la Puglia, osserva ancora Legambiente, parliamo di 15 progetti di eolico on-shore per un totale di oltre 630 MW di potenza installabile. Forti ostilità anche in Sardegna. Vittime dei blocchi non solo i progetti di nuovi impianti rinnovabili ma anche quelli di repowering di impianti preesistenti. Altra storia arriva dalla Toscana ma con un liete fine. Parliamo dell'impianto eolico del gruppo Agsm Aim ricadente nei Comuni di Vicchio e Dicomano. Qui le opposizioni e gli ostacoli arrivano anche in fase di valutazione con commissioni di VIA che presentano 64 richieste di integrazione, si arriva all'inchiesta pubblica e ulteriori 360 richieste di integrazione ma che finalmente si sta avviando alla realizzazione.

Le (due) buone pratiche

Legambiente racconta anche due buone pratiche. Controesempi da prendere come modello. Quella della Campania, dove prima del 2021 erano presenti 183 istanze di autorizzazione per impianti da fonti rinnovabili ferme, alcune addirittura dal 2006. La Regione è intervenuta sulla Legge Regionale n.37 del 2018 e grazie alla modifica apportata, è stato possibile riaprire una call per tutti i progetti che risultavano bloccati. In Calabria dal 16 maggio 2022 la Regione ha disposto che i procedimenti di Autorizzazione Unica degli impianti da fonte rinnovabile e le procedure connesse saranno molto più agevoli.

Ciafani (Legambiente): riordinare la normativa sulle rinnovabili

Che fare? «Occorre semplificare l'iter dei processi autorizzativi per garantire certezza dei tempi e potenziare gli uffici delle Regioni che rilasciano le autorizzazioni affinché gestiscano meglio i progetti che si stanno accumulando - risponde il presidente nazionale di Legambiente Stefano Ciafani -. Occorre riordinare la normativa sulle rinnovabili e aggiornare il Pniec (il Piano nazionale integrato per l’energia e il clima 2030, ndr) rispondendo al nuovo scenario energetico che dovrà evolvere verso la configurazione di nuovi paesaggi sempre più rinnovabili e pensando sia agli obiettivi di decarbonizzazione al 2035 sia al modo migliore di integrarle nei territori».



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