Settantesimo festival del cinema

Locarno impazzisce per Fanny Ardant in versione transgender

di Andrea Chimento

Fanny Ardant in «Lola Pater»

3' di lettura

Memorabile Fanny Ardant al Festival di Locarno: la grande attrice francese, classe 1949, regala una prova straordinaria in «Lola Pater», film presentato all’interno della sezione Piazza Grande.
Al centro c’è la storia di Zino, un ragazzo che decide di ritrovare suo padre Farid dopo la morte della madre. Farid, però, da venticinque anni è diventato Lola… Il regista franco-algerino Nadir Moknèche, già autore di film come «Viva Algeria» e «Goodbye Morocco», ha sempre messo al centro dei suoi lavori più importanti figure di donne forti, capaci di lottare per ottenere l’emancipazione e un futuro migliore.

Anche «Lola Pater» ruota attorno a un individuo coraggioso che ha combattuto per la libertà e che ora si ritrova ad avere un contatto con quel figlio che praticamente non ha mai conosciuto: non sarà semplice per il giovane alla ricerca del padre accettare di trovarsi di fronte una «nuova madre» ed è proprio questo uno degli spunti più interessanti dell’intera pellicola.

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«Lola Pater» sorprende e coinvolge
Non ci sono ragionamenti di base particolarmente originali e sul tema si sono visti lavori ben più intensi (si pensi, tra i tanti, allo splendido «Laurence Anyways» di Xavier Dolan), ma «Lola Pater» è comunque un prodotto emozionante, a tratti leggermente didascalico nella messinscena, ma comunque capace di coinvolgere e di non dilungarsi più del necessario. Buona parte del merito, però, va come detto alla magnetica prova di una vulcanica Fanny Ardant in un ruolo che va ad aggiungersi a quelli più importanti della sua splendida carriera, dalla Mathilde de «La signora della porta accanto» di François Truffaut alla Maria Callas di «Callas Forever» di Franco Zeffirelli.

Wrestler e culturisti secondo Côté
Se tra i titoli di finzione «Lola Pater» era uno dei più attesi di questo inizio festival, tra i documentari si segnala «Ta peau si lisse», ultima fatica di Denis Côté. Il regista canadese si concentra su sei uomini che vivono nella speranza di continuare a potenziare il proprio fisico. Da un wrestler a un culturista di alto livello, passando per un veterano diventato allenatore, tutti condividono lo stesso desiderio del superamento di sé stessi. Côté ha sempre diviso la sua carriera tra cinema di finzione e documentari, ma è probabilmente in questo secondo ambito che ha realizzato quello che fino a oggi è il suo titolo migliore: «Bestiaire» del 2012.

Con lo stesso approccio (quasi) «invisibile», il regista segue la quotidianità dei vari personaggi, senza intervenire e senza voler diventare lui stesso il protagonista del suo lavoro. Mentre scorrono le immagini che mostrano piccole azioni di ogni giorno, esibizioni o combattimenti, la cinepresa si concentra sempre più sui corpi, sui dettagli dei muscoli e dei tatuaggi, riuscendo a trasmettere allo spettatore l’ossessione di quegli uomini per gli sforzi fisici, le diete estreme, il desiderio di apparire più forti dei loro rivali. È un film che incuriosisce, seppur non per tutti i gusti e non privo di alcuni cali di troppo, capace anche di regalare una parte conclusiva sorprendente quando le strade dei vari personaggi si uniscono per alcune ore insieme.

Tourneur in retrospettiva
Mentre importanti novità sono attese per i prossimi giorni (si pensi a «Good Time» con Robert Pattinson), prosegue a Locarno l’imponente retrospettiva dedicata a Jacques Tourneur, regista francese omaggiato all'interno della kermesse con le proiezioni di tutti i suoi lavori. Tra i film più importanti già mostrati al pubblico del festival ci sono il potente noir «Le catene della colpa» con Robert Mitchum e il notevole horror «L’uomo leopardo».

Regista di un cinema visionario e misterioso, Tourneur ha firmato anche altri film horror molto significativi in programma in questi giorni: «Ho camminato con uno zombi» e «Il bacio della pantera». Di quest’ultimo lavoro (datato 1942) è stato anche realizzato un bel remake omonimo nel 1982, diretto da Paul Schrader e interpretato da Nastassja Kinski, che verrà proiettato a Locarno proprio all’interno dell’omaggio che il Festival dedica a questa grande attrice. Oltre a «Il bacio della pantera», durante il weekend verrà riproposto anche il cult per eccellenza della filmografia della Kinski: il magnifico «Paris, Texas» di Wim Wenders del 1984.

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