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Logistica e trasporti, il legale reinventa i contratti

Dopo tre anni di emergenza gli avvocati specializzati continuano a rivedere le clausole nell’ottica di prevenire il contenzioso. Tra embargo, obblighi di etichettatura e garanzie, sempre più frequenti le misure protezionistiche

di Massimiliano Carbonaro

Crisi logistica: migliorare l'efficienza nel largo consumo si può

4' di lettura

Per la logistica e il settore dei trasporti il lascito di questi anni di “never normal” è una trasformazione dell’intero comparto a cui gli studi legali stanno prendendo parte con un ruolo sempre più attivo di prevenzione delle crisi e in cui la cultura del rischio è diventata fondamentale.

Dalla pandemia alla guerra in Ucraina, le law firm che forniscono le loro consulenze in questo campo negli ultimi due anni hanno dovuto affrontare porti bloccati, merci ferme, container da recuperare, aumento dei costi, difficoltà di trasferimento delle persone e quindi impossibilità per la manodopera specializzata di completare il proprio lavoro (dall’allestimento al collaudo). Problematiche che hanno impattato sulla mobilità di merci e persone e che hanno richiesto soluzioni rapide. La practice della logistica e dei trasporti nei grandi studi è diventata trasversale toccando aspetti di contrattualizzazione, di compliance, di import-export, supply chain e distribuzione. Negli studi boutique questo ha comportato un’organizzazione molto flessibile, agilità e team comunque dalle diverse specializzazioni.

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I clienti chiedono un’attenta verifica dei rischi. «La domanda di consulenza nella costruzione del business dei trasporti e della logistica – commenta Barbara Michini, managing associate di Gianni & Origoni, esperta di diritto dei trasporti – spazia dalla ricontrattualizzazione dei rapporti alla rielaborazione di format contrattuali dettati da ragioni di opportunità e tutela preventiva».

Il tema più sentito dai clienti è il rischio attività. «Molte delle aziende con cui lavoriamo – spiega Lucia Bressan, fondatrice dello studio Bressan di Treviso specializzato in diritto internazionale degli affari e nel commercio internazionale – si sono affidate a noi chiedendoci di esaminare tutta una serie di rischi che potrebbero verificarsi nelle relazioni con un mercato, ovvero con un partner contrattuale o col relativo paese».

L’impatto della guerra

Tra le problematiche più recenti ci sono quelle legate alle controparti russe, con forniture che non è stato possibile eseguire e investimenti bloccati. «L’aspetto più problematico – commenta Massimiliano Bovesi, fondatore dello studio Bovesi, specializzato in commercio internazionale – è il tema del dual-use (il doppio uso civile e militare, ndr) che in alcuni casi ha riguardato prodotti i quali a rigore non ricadevano in questa categoria, ma sono stati bloccati. Oltre a questo c’è il problema dell’imprecisione o della indeterminatezza di alcuni regolamenti. Certi contratti potrebbero generare controversie in Russia e con il foro russo».

Le criticità per le imprese sono tante: dal rischio paese, ai ritardi di approvvigionamento e consegna dei prodotti, dal rischio dettato dalla carenza o all’aumento dei costi delle materie prime, rischio regolamentare, rischio del credito. «Ci troviamo – aggiunge Bressan – sempre di più ad affrontare misure restrittive alla globalizzazione. I vari embarghi, gli obblighi di etichettature, l’introduzione di normative valutarie o garanzie bancarie, sono tutte misure protezionistiche che rendono più difficile l’esportazione, o l’importazione di prodotti o servizi». Spesso le imprese si trovano davanti ad un quadro normativo stratificato che rende difficile operare al meglio. «Ci viene chiesta anche la capacità di suggerire proposte di nuove norme per la soluzione di criticità – commenta Massimiliano Grimaldi, fondatore dello studio Grimaldi specializzato in diritto della navigazione, dei trasporti, della logistica e dell’intermodalità – e per la rimozione di ostacoli all’ottimale esercizio dell’attività di impresa». Non è da sottovalutare l’impatto di questi anni sul contratto come accordo a certezza assoluta nei rapporti internazionali. «Dopo tre anni di eventi eccezionali – commenta Bovesi - è svanita l’idea che un contratto sia scolpito nella roccia. C’è sempre la paura che possa accadere qualcos’altro. Ci saranno altre sanzioni, una nuova crisi?».

La logistica collaborativa

In risposta alle sollecitazioni che derivano dalle varie crisi, l’intero settore si sta trasformando: i piccoli operatori tendono ad essere acquisiti, mentre le grandi realtà stanno approntando i propri mezzi, come navi e aerei, per poter evitare problemi di tempistiche e gestire direttamente la distribuzione.
Ma è la stessa supply chain a cambiare: «Si stanno sviluppando – aggiunge Michini – forme di logistica collaborativa, in cui i vari attori della filiera non sono più antagonisti. Ma è un’ottica che richiede un flusso di informazioni nella gestione delle dinamiche dei traffici che spesso è carente».

Anche nella filiera dei fornitori si fa squadra: «Abbiamo accompagnato le aziende a trovare soluzioni operative e contrattuali – ribadisce Bressan – finalizzate a sostenere i fornitori in difficoltà, con accordi di rete o partnership per rafforzare la struttura produttiva. Le nuove forme di collaborazione tra le imprese rappresentano uno dei fenomeni più interessanti di questo periodo».

Se guardiamo agli studi e al loro lavoro questi anni sono stati cruciali. «Credo che il consulente legale non debba essere il punto di riferimento quando il problema si è già verificato – conclude Grimaldi – la sua funzione più importante è prevenire il contenzioso e permettere all’impresa di raggiungere i suoi obiettivi in un quadro certo. Nel futuro l’avvocato sarà sempre più un advisor capace di orientare le scelte delle imprese».

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