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Lollobrigida: «Più controlli su tracciabilità e qualità del grano importato e filiera della pasta»

L’annuncio del ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida. Allo studio un sistema di contributi legati ai costi per incentivare la produzione nazionale di frumento, che è in deficit del 40%

di Alessio Romeo

(rangizzz - stock.adobe.com)

2' di lettura

Un nuovo piano straordinario di controlli su tracciabilità e qualità del grano importato a partire da metà novembre, frutto di un percorso condiviso con tutti gli attori della filiera. Lo ha annunciato ieri il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, al termine della cabina di regia sui controlli nel settore che si è tenuta al ministero.

Allo studio, ha spiegato il ministro dopo l’incontro con gli attori della filiera grano-pasta, c’è anche un sistema di «contributi legati ai costi di produzione per incentivare l’aumento della produzione nazionale di grano strutturalmente deficitaria anche nelle aree meno competitive. Un’operazione da finanziare anche con fondi nazionali prima ancora che attraverso la Politica agricola comune».

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Inoltre, dopo l’incontro con i pastai del 19 luglio scorso al quale ha partecipato anche il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, per discutere dell’equa distribuzione del valore lungo la filiera, Ismea è stata incaricata di effettuare un’analisi del valore della filiera grano-pasta, operazione che sarà estesa in seguito anche ad altri settori.

Le importazioni di grano duro, comparto strutturalmente deficitario al 40% circa rispetto al fabbisogno industriale dei molini (l’anello intermedio della filiera che produce le semole destinate ai pastifici), sono aumentate del 65% nei primi sette mesi di quest’anno. Nonostante il sistema dei controlli abbia funzionato e non siano state riscontrate criticità rilevanti, il suo rafforzamento è motivato dalla volontà di promuovere maggiormente la qualità del Made in Italy sui mercati.

«I principali elementi che rendono forte l’Italia – ha sottolineato il ministro – sono la sicurezza e la sostenibilità, ambientale ed economica, alla base della nostra produzione. Qualità percepita all’estero dove il consumatore quando compra un prodotto italiano sa che dietro c’è un sistema fatto di trasparenza e rispetto dei diritti dei lavoratori oltre che dei più elevati standard ambientali. Non siamo contrari all’import, dobbiamo coordinare meglio i controlli senza pesare troppo sulle imprese. Il grano 100% italiano rappresenta un valore aggiunto, dobbiamo parlare però di qualità complessiva del sistema Italia. Sulla qualità della materia prima il giudizio dev’essere lasciato al consumatore finale, una volta garantito il rispetto di tutti i parametri di sicurezza e delle stringenti normative italiane ed europee. Il sistema Italia è il più controllato e vogliamo che ancora di più venga percepito così. I riscontri di criticità in questa filiera – ha confermato – sono risibili, sono eccezioni marginali. Non esiste un posto dove si può essere più sicuri dell’Italia in fatto di cibo».

La flessibilità garantita dalla Politica agricola comune ai singoli Stati membri con le ultime riforme «ha aiutato – ha concluso il ministro – ma la pianificazione dev’essere europea, cercando di orientare le produzioni anche rispetto all’impatto dei cambiamenti climatici. Dobbiamo chiudere la stagione un cui gli agricoltori vengono pagati per non coltivare, perché questo mina la sicurezza alimentare di tutti i Paesi e dell’Italia in particolare. Nell’ultimo Consiglio Ue almeno dieci interventi hanno citato la sovranità alimentare come elemento strategico per garantire in futuro la sicurezza alimentare dei nostri cittadini».

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