In arrivo 76 milioni per i ristoranti che usano prodotti Dop e Igp
Il ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare Lollobrigida è intervenuto a Futura, evento organizzato dagli Ambasciatori del Gusto: «Giusto sostenere chi valorizza il made in Italy»
di Emiliano Sgambato
I punti chiave
4' di lettura
«Fare rete» tra le diverse anime dell’agroalimentare made in Italy per valorizzarlo nel mondo, sostenendo i protagonisti più qualificati, tra cui un ruolo fondamentale spetta all’enogastronomia e più in particolare alla ristorazione. È l’obiettivo che si pongono gli Ambasciatori del Gusto: un percorso che non nasce oggi e che sta dando continuità al dialogo con i diversi governi che si sono succeduti dagli ultimi anni, dalla nascita dell’associazione alla presenza dell’allora ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina (governi Renzi e Gentiloni) all’evento Futura organizzato nei giorni scorsi a Cavalese con la presenza del suo successore Francesco Lollobrigida.
76 milioni per la ristorazione che valorizza il made in Italy
Un esempio dei risultati concreti che sta portando questa azione sono i 76 milioni previsti dalla legge di Bilancio 2022 per il «sostegno delle eccellenze dell’agroalimentare e della gastronomia» che stanno per essere sbloccati, come ha confermato al Sole 24 Ore il ministro dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare durante la tre giorni trentina.
Per i 20 milioni di parte corrente è stata siglata a dicembre la convenzione con Invitalia: la misura prevede un contributo del 70% (massimo 30mila euro) delle retribuzioni per i nuovi contratti di apprendistato a giovani diplomati negli istituti alberghieri. In conto capitale (56 milioni) sono stanziati invece fondi «per investimenti in macchinari professionali e altri beni strumentali durevoli». In entrambi i casi chi richiede le risorse deve avere un’attività da dieci anni o aver acquistato «prodotti certificati Dop/Igp e biologici per almeno il 25% del totale» nell’ultimo anno.
Una misura che esemplifica l’idea di fondo che vuole contraddistinguere l’azione del Governo nella promozione dell’agroalimentare nel suo complesso, che deve essere appunto visto come un sistema sinergico e interconnesso che sappia valorizzare al meglio il made in Italy. Le misure di tutela devono essere quindi nei confronti anche della ristorazione, che ha la capacità di trasformare le eccellenze alimentari nostrane sia in Italia – a beneficio dei consumi interni (il fuori casa vale oltre il 30% de giro d’affari dell’agroalimentare) e della crescita del turismo – sia nel mondo, a beneficio di un export che dopo il record dei 60 miliardi del 2022 ha ancora margini di sviluppo.
«Fare sistema è l’unica strada per riuscire a difendersi sul mercato globale dalle aggressioni che subisce il made in Italy – ha detto il ministro durante il suo intervento –. Il marchio Italia viene percepito come elemento di qualità, è una cosa buona e bisogna raccontarla bene».
Un marchio di qualità anche all’estero
Durante il Convegno Lollobrigida ha difeso la sua idea di creare un marchio di tutela per la vera cucina italiana nel mondo, sottolineato l’esigenza del «riconoscimento di un modello che difenda la ristorazione italiana autentica, che non significa bacchettare nessuno, ma raccontare l’enogastronomia italiana e tutto ciò che le ruota attorno attraverso un disciplinare che il governo può costruire insieme agli operatori di tutto il sistema, dagli Ambasciatori del Gusto ai giornalisti esperti, dagli chef agli enologi. Un marchio che definisca un quadro di ristorazione che corrisponde al modello Italia».
Secondo il ministro, «i nostri ambasciatori all’estero devono avere un riconoscimento ufficiale, sul modello francese, che gli dia la possibilità di poter dire di essere soggetti riconosciuti in grado di raccontare esattamente cosa siamo, quanto valiamo e il valore aggiunto che c’è dietro». Il tutto attraverso «un disciplinare non sarà vincolante, ma che darà la possibilità ai ristoratori che lo vorranno di esporre un marchio del governo italiano».
Aumentano gli Ambasciatori del Gusto
Futura ha preso il via a Trento e poi si è spostata a Cavalese, ospitando oltre 250 protagonisti del mondo della ristorazione e dell'enogatronomia per la prima edizione dell’evento ideato dall'Associazione Italiana Ambasciatori del Gusto. Con l’obiettivo di offrire un momento di confronto tra gli operatori del settore e tra questi e le istituzioni sulle problematiche più attuali che deve affrontare il settore. E soprattutto quello di condividere soluzioni nell’ottica della collaborazione tra il variegato mondo della ristorazione e dell’enogastronomia di qualità nell’ottica della promozione del territorio.
A questo proposito, in un videomessaggio inviato a Futura, il ministro del Turismo Daniela Santanchè, ha ribadito l’importanza dell’enogastronomia tra i quattro pilastri che sostengono l’industria dell’ospitalità.
Futura è stata anche l’occasione per accogliere 32 nuovi soci-ambasciatori selezionati non solo tra i ristoratori ma anche tra altre professionalità del settore, dalle pasticcerie alle macellerie.
«La forza di Adg è la squadra e assistere alla sua crescita è motivo di grandissimo orgoglio per me e per tutti noi soci. Abbiamo superato quota 220 associati abbracciando professionisti da tutta Italia tra cui soprattutto tanti giovani», ha sottolineato Alessandro Gilmozzi, presidente dell’Associazione.
Una casa nelle istituzioni per l’enogastronomia
Una squadra, quella scesa in campo in Trentino, che innanzitutto è «alla ricerca di una casa all’interno delle istituzioni», come ha ricordato al ministro Lollobrigida il socio fondatore Carlo Cracco dal palco di Futura. Cioè di un ufficio ministeriale ad hoc, con cui si possa dialogare in modo continuativo le strategie per costruire valore aggiunto per il sistema agroalimentare e affrontare nodi come quello della formazione professionale, della difficoltà a reperire manodopera qualificata, del “no show”, studiando formule normative e fiscali ad hoc che si adattino alla peculiare attività dei ristoratori. Che per Adg – spiegano il presidente Alessandro Gilmozzi e il direttore generale Gianluca De Cristofaro – sono soprattutto trasformatori in grado di valorizzare e promuovere al meglio le eccellenze del made in Italy. Soggetti per cui Adg chiede tra l’altro l’istituzione di un Registro che inquadri meglio le loro attività rispetto ai codici Ateco.
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