Lombardia, Gallera: altri 546 morti, i positivi sono 25.515
Crescono i decessi, 3.095 in tutto, con 1.093 pazienti in terapia intensiva. Ma Milano resiste: i contagi si stanno stabilizzando da due giorni
di Sara Monaci
3' di lettura
Crescono ancora i decessi in Lombardia causati dal coronavirus. Se ne contano drammaticamente 546 in più rispetto al giorno prima, per un totale di 3095. Questo è il numero più doloroso dell’ultimo bilancio della Regione Lombardia. I contagi sono arrivati a 25.515, 3.251 in più in una sola giornata. I dimessi sono 2139. GUARDA LA MAPPA
Ma la parola dell’assessore al Welfare Giulio Gallera è ancora «resistenza». I primi risultati della «zona rossa» si vedono in alcune città. Nel lodigiano il contagio si è abbassato drasticamente, sono pochissimi i nuovi casi. Ma soprattutto tiene l’argine di Milano, la città verso cui sono rivolte tutte le attenzioni dell’Unità di crisi della Lombardia.
Un passo falso, il mancato rispetto delle normative più rigide imposte in queste ore, potrebbe far esplodere un disastro, con impatti enormi sul sistema sanitario. Ma ad oggi il capoluogo lombardo registra 1.829 casi, 279 in più rispetto al giorno prima. Relativamente pochi secondo gli esperti. In tutta la provincia di contagiati sono 4.672.
Un segnale di stabilità che incoraggia a guardare avanti con tenacia, spiegano i vertici di Palazzo Lombardia. Il dato del contagio è inferiore a quello di qualche giorno fa, e questo trend è in atto già da due o tre giorni. Si aspetta una conferma durante la settimana. Questi sono i giorni dell’atteso “picco”, vedremo forse un miglioramento alla fine della prossima settimana. «C’è una maggiore stabilità da 2 giorni», conferma Gallera.
Bergamo continua a essere la provincia più colpita, con 5.689 casi, 615 in più in un giorno; seguita da Brescia, con 5.082 casi, 380 in più in un giorno. Sta crescendo molto anche Monza e Brianza, il trend è monitorato (con 268 casi in più in un giorno).
Rimane abbastanza stabile il Lodigiano, come detto, con in suoi 1.693 casi e pochi contagi al giorno in questa ultima settimana.
Dalla Lombardia sono intanto stati trasferiti altri 27 pazienti, 250 in tutto, tra Covid-19 e non. E continuano ad arrivare donazioni generose, soprattutto per la costruzione del nuovo ospedale negli ex padiglioni della Fiera di Milano, nel quartiere Portello. Sono arrivati medici da Cuba, impiegati subito a Crema, e dalla Cina, di cui molti potrebbero essere impiegati proprio nella nuova struttura.
«Prendiamo atto dei 1.500 medici volontari che hanno aderito ai nostri appelli e per questo li ringraziamo. Ci auguriamo che i loro profili specialistici corrispondano alle professionalità per le quali la Lombardia è
attualmente in sofferenza e che possano entrare presto nella grande squadra del nostro sistema sanitario che, da 31 giorni, sta facendo sforzi incredibili per combattere il Coronavirus», così il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana.
A proposito del nuovo ospedale da 400 posti di terapia intensiva e sub intensiva, martedì o mercoledì dovrebbero arrivare i primi containers. Con l’arrivo dei letti e dei respiratori si comincerà subito a ospitare i primi pazienti. Probabilmente si comincerà con i primi 30 ospiti.
Le donazioni sono state molto generose: si va dai 10 milioni di Berlusconi e Caprotti all’acquisto dei respiratori della Snam, fino alla conversione del lavoro di molte imprese lombarde in produttori di mascherine. Intanto è operativo il sito ospedalefieramilano.it che ha due finalità: una finestra sul cantiere per vedere lo stato di avanzamento dei lavori; razionalizzare le offerte di chi vuole offrire lavoro o materiale o fondi. È uno strumento operativo vero e proprio, funge da cabina di regia per la costruzione dell’opera.
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affetti da Covid-19. Perché, dramma nel dramma, chi sta in ospedale è in isolamento e non può vedere le persone care.
Una buona notizia: lunedì sarà dismesso il cosiddetto paziente 1, rimasto dal 21 febbraio per 3 settimane in terapia intensiva. Il manager della Unilever, 38 anni, sta per diventare padre e tornerà a Codogno. Dove tutto è partito (ma dove tutto sta lentamente, forse, finendo).
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