Lombardia prima in Italia per produzione di biogas agricolo
Con 451 impianti, la regione ospita un terzo di tutti gli impianti italiani per biogas di derivazione agricola. Permettono alle aziende e ai consorzi proprietari di generare un fatturato aggiuntivo di 700 milioni di euro all’anno e le possibilità di crescita sono ancora tante
di Flavia Carletti
2' di lettura
(Il Sole 24 Ore Radiocor) - La Lombardia è la prima regione italiana per produzione di biogas, con oltre 500 impianti sui 2.000 presenti in tutta Italia. Quelli di derivazione “agricola” sono 451 e anche in questo caso, la Lombardia è la prima in Italia, con un terzo di tutti gli impianti di produzione di biogas “agricolo” presenti nel nostro Paese. I 451 impianti lombardi producono oltre 330 MWe. A livello provinciale, Cremona è quella che vanta il numero più elevato con 154 impianti, segue Brescia con 86, le province di Mantova e Lodi ne contano entrambe 59, poi Pavia 44, Bergamo 30, Milano 16 e Sondrio 3. Non stupisce che la classifica sia guidata da Cremona e Brescia in quanto sono i due territori con la maggiore vocazione zootecnica della regione. Il biogas, infatti, si produce dalla digestione anaerobica di biomasse – quali scarti agro-forestali, colture dedicate, liquami zootecnici, scarti della lavorazione agroindustriale, rifiuti organici urbani – ad opera di batteri metanigeni. Complessivamente questi impianti generano un fatturato annuo di 700 milioni di euro per le aziende e i consorzi proprietari. Negli ultimi 15 anni, il fatturato complessivo degli impianti di produzione di biogas “agricolo” in Lombardia è ammontato a 10,5 miliardi di euro.
Rolfi: «Si coniuga sostenibilità ambientale ed economica»
«Siamo fortemente a favore di questo tipo di impianti. Permettono una diversificazione reddituale per le aziende agricole e agrozootecniche e in più forniscono una risposta al problema dei liquami, trasformandoli in risorse», ha spiegato l’assessore regionale lombardo all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi verdi, Fabio Rolfi. In più, oltre a essere una «risorsa energetica rinnovabile, sono anche una risposta al problema dell’approvvigionamento di fertilizzanti che, con la crisi russo-ucraina, si è aggravata. Infatti, ciò che rimane dal processo di biodigestione è stato finalmente riconosciuto dal governo come fertilizzante green», ha continuato Rolfi, sottolineando che «si tratta di sostenibilità ambientale vera, coniugata con quella economica e dobbiamo sostenerla». In questo ambito, la Regione «ha fatto dei bandi con il piano di sviluppo rurale e fondi della Pac. Negli ultimi 5 anni abbiamo fatto 3 bandi, cui si aggiunge il bando Aria per il miglioramento delle emissioni che nell’ultimo anno ha finanziato 44 interventi per la copertura delle vasche e 5 impianti di trattamento dell’azoto».
Ulteriore sviluppo possibile con il biometano
Le possibilità di ulteriore sviluppo sono ancora molte. Infatti, alcuni degli impianti presenti in Lombardia sono già predisposti anche per la produzione di biometano e lo saranno molti di quelli di nuova realizzazione. Il biometano è uno step successivo rispetto al biogas (ha una maggiore percentuale di metano al suo interno) e ha il vantaggio di poter essere immesso nella rete per essere usato nell’autotrazione e per usi domestici e industriali, mentre il biogas è usato di solito sul posto per produrre elettricità o calore. La crescita può poi ancora venire da un aumento del numero degli impianti: «La Lombardia è la prima regione in Italia nella zootecnica, con il 50% dei suini allevati, il 40% dei bovini e circa un terzo dell’avicoltura italiana e solo il 10% dei liquami prodotti entra nel circuito della biodigestione. Questo ci fa capire quanto ancora si può fare», ha sottolineato Rolfi.
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