L’onda lunga di Brexit

Londra vuole riscrivere il protocollo nordirlandese. No di Bruxelles: avanti con la procedura di infrazione

Il ministro Frost chiede la riapertura dei negoziati, per il vicepresidente della Commissione Sefcovic gli accordi vanno rispettati

di Nicol Degli Innocenti

Scontri in Irlanda del Nord dopo le proteste per il 'protocollo' Brexit

3' di lettura

LONDRA- Tutto da rifare: secondo Londra il protocollo irlandese deve essere rivisto, ripensato e riscritto. «Non possiamo andare avanti così»: lo ha dichiarato alla House of Lords a Westminster Lord Frost, ex negoziatore capo su Brexit, ora diventato ministro responsabile dei rapporti con l´Unione europea.

Bruxelles però non ci sta. La risposta negativa è arrivata a stretto giro, poche ore dopo. «Abbiamo preso nota delle dichiarazioni di Lord Frost», ma la Ue non intende rinegoziare un’intesa concordata e firmata da entrambe le parti, ha detto Maroš Šefčovič, vicepresidente della Commissione. «È importante rispettare gli accordi legali internazionali», ha aggiunto. E anzi,alla fine del mese, se la violazione del protocollo sull’Irlanda del Nord persistesse, Bruxelles invierà un parere motivato (seconda fase della procedura di infrazione) al Regno Unito, ed una lettera di notifica alla Commissione mista, per lanciare le consultazioni per la risoluzione delle dispute per il mancato rispetto dell’Accordo di recesso. Lo ha infatti spiegato l’Esecutivo comunitario giovedì agli ambasciatori Ue, dopo la telefonata tra Ursula von der Leyen, ed il premier britannico Boris Johnson. Bruxelles aveva aperto la procedura di infrazione il 15 marzo.

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Botta e risposta

Il Governo britannico ha giustificato la sua richiesta di modificare in modo sostanziale il protocollo con il «clima politico febbrile» in Irlanda del Nord. Le procedure doganali, i controlli al confine e i ritardi negli scambi tra Gran Bretagna e Irlanda del Nord hanno causato grandi tensioni e violenze di piazza.

Secondo la Ue, si tratta della conseguenza ampiamente prevedibile di un accordo che il premier britannico Boris Johnson ha accettato e firmato pur di concludere Brexit. Il protocollo di fatto mantiene l’Irlanda del Nord nel mercato unico e nell’unione doganale Ue per evitare il ritorno di un confine interno con la Repubblica d’Irlanda. I controlli doganali sulle merci in arrivo dalla Gran Bretagna sono quindi inevitabili.

Secondo Londra invece le difficoltà pratiche causate dal protocollo sono dovute alla «intransigenza» della Ue. Nelle 28 pagine di documento Frost chiede una riapertura dei negoziati con Bruxelles, ma senza il coinvolgimento delle istituzioni Ue e della Corte europea di Giustizia, invise ai sostenitori di Brexit. Londra chiede inoltre un immediato congelamento della situazione, compresa la sospensione dell’azione legale avviata dalla Ue contro il Governo britannico per mancato rispetto dei patti.

La proposta di Londra: regole differenziate

La proposta-chiave di Londra è l’avvio di un doppio sistema regolamentare, che permetterebbe a tutte le merci, prodotti alimentari compresi, di circolare liberamente in Irlanda del Nord a patto che siano in regola con le norme fitosanitarie europee o britanniche. I farmaci invece dovrebbero essere esclusi del tutto dal protocollo.

Londra però finora si è rifiutata di restare in linea con le regole Ue perché, ha spiegato Frost, sarebbe una «negazione di Brexit» e della sovranità britannica riconquistata a caro prezzo.

La Ue dovrebbe quindi accettare sulla fiducia la dichiarazione degli esportatori britannici che le merci in questione sono destinate solo all’Irlanda del Nord e non proseguiranno verso la Repubblica d’Irlanda e il resto della Ue.

Da Londra anche un ramoscello d’ulivo

Frost è stato però meno bellicoso del solito. La Gran Bretagna non intende per ora stracciare del tutto il protocollo o invocare l’articolo 16, che permette a entrambe le parti di sospenderlo in circostanze di estrema difficoltà. «Abbiamo deciso che non è il momento giusto per farlo», ha detto il ministro, optando invece per nuovi negoziati.

Da un lato Frost ha blandito, affermando che «le difficoltà che abbiamo nel gestire il protocollo sono ora l’ostacolo principale a costruire un rapporto con la Ue». Un nuovo testo porrebbe invece «le fondamenta più forti e di lungo termine per trovare interessi comuni». Come dire: troviamo una intesa su questo tema e non ci saranno ombre sulla nostra alleanza. Dall’altro lato il ministro britannico è stato invece inamovibile. Le proposte britanniche «necessitano cambiamenti sostanziali al protocollo che riteniamo necessari per gestire la situazione che ci troviamo ad affrontare», ha scandito.

Cambiamenti necessari per Londra e inaccettabili per Bruxelles. Il problema del protocollo resta irrisolto e l’Irlanda del Nord resta una polveriera.

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