Loop, la fiera dedicata alla videoarte va oltre le Viewing room online
Formato ibrido in attesa di tornare alla normalità tra online e mostra dal titolo evocativo: “Storie da un vecchio mondo”. Il mercato resista grazie al sostegno di grandi collezioni private e pubbliche
di Nicola Zanella
4' di lettura
A pochi giorni dalla chiusura del festival Lo Schermo dell'Arte , ha inaugurato in Spagna un'altra kermesse dedicata alla videoarte: Loop Barcelona . Nata nel 2003 per mano di Emilio Alvarez e Carlos Duran è l'unica fiera al mondo dedicata esclusivamente ai video d'artista e anche quest'anno non ha desistito dovendo però rinunciare alla sua forma tradizionale, caratterizzata da proiezioni nelle stanze di un hotel. Per questa edizione è stata, invece, scelta una formula mista che alla visione online (17-26 novembre) in cui partecipano 29 gallerie si affianca una mostra corale composta da una selezione di 16 lavori provenienti da alcune di queste gallerie, Loop Salon (17-22 novembre), a cura del direttore artistico Aurélien Le Genissel: il titolo «Tales from an Old world», storie dal vecchio mondo, il mondo pre-covid ovviamente, ci proietta in una serie di immagini e narrazioni che oggi ci appaiono lontane, quasi irrealistiche. La location scelta per Loop Salon è il Museo di Storia della Catalogna , con le proiezioni video che si inseriscono in un continuum temporale con reperti archeologici e manufatti medioevali.
Alcune delle storie dal mondo che fu
Il mercato dell'arte per una volta è oggetto stesso della narrazione come nel video di Cristina Garrido (Madrid, 1986), rappresentata dalla galleria The Goma di Madrid. Garrido racconta le fiere d'arte negli ultimi anni prima della pandemia, in un susseguirsi di immagini in bianco e nero constata ironicamente la nascita di una nuova corrente artistica la Booth Art (l'arte dello stand). I protagonisti sono il turbinio e l'adrenalina delle grandi manifestazioni fieristiche tra socialità, glamour e affari dove l'opera d'arte è messa in secondo piano. Guardare quest'opera con il viso rinchiuso da una mascherina assicura un certo effetto tra lo stupore e la nostalgia, il video in edizione di tre è in vendita a 6.000 euro. Ipnotica l'opera di Antoni Miranda (Terrassa, 1942), con il suo video “Quarantinetrains III: Rodalies” filma in modo ossessivo il passaggio di treni dal suo studio durante il lockdown, i treni ad un certo punto si trasformano in diorami psichedelici raccontando il momento che stiamo vivendo come l'incontro straniante tra realtà e miraggio. L'artista catalano è rappresentato dalla galleria Senda di Barcellona ed il video è in vendita a 6.000 euro, un prezzo forse sottostimato per uno dei più visionari artisti spagnoli, ma ancora non pienamente riconosciuto dal mercato internazionale. Infine non mancano i video con riferimenti politici, particolarmente riuscita è l'opera in sei episodi del filmmaker albanese Vangjush Vellahu (Pogradec, Albania. 1987). Il video intitolato “Fragments I” è un viaggio in sei Repubbliche non riconosciute dalla comunità internazionale dalla Transnistria in Moldavia, all'Abcasia, regione rivendicata dalla Georgia, alla città abbandonata di Varosia sulla linea di confine che divide in due l'isola di Cipro. Una testimonianza diretta ed empatica di luoghi che ufficialmente non esistono e che ora che ci è negato viaggiare è ancora più facile dimenticare. Vellahu è rappresentato a Loop dal centro artistico Hestia di Belgrado, il suo lavoro è in vendita a 16.000 euro.
Videoarte per tutte le tasche
Il range di prezzi è vario, molti sono i video in vendita a meno o molto meno di 10.000 euro altri raggiungono quotazioni più elevate fino ai 45.000 euro per l'opera di Sylvain couzinet-Jacques (Sens, 1983) in vendita dalla Galerie C di Nauchatel, prezzo in questo caso influenzato dai costi di produzione particolarmente elevati per quello che è un vero e proprio film di 12 ore, “Sub Rosa”, opera realista incentrata sulle vite di giovani spagnoli alle prese con disoccupazione e crisi economica. Altri video risentono meno dei costi di produzione ma sono allineati con le quotazioni dell'artista come i 38.000 dollari per un video dell'artista britannica, di fama internazionale, Melanie Smith (Poole. 1965), rappresentata a Loop da Proyecto Paralelo di Città del Messico.
Il pubblico
La videoarte non è la pittura figurativa e non può contare su un collezionismo diffuso, ma piuttosto su una nicchia attenta e appassionata. Loop ha saputo legarsi a questa nicchia, creando, negli anni, un network anche commerciale particolarmente nutrito. Per rinsaldare questi legami i collezionisti, spesso di stampo istituzionale, vengono coinvolti in varie iniziative. La novità di quest'anno è VIDEOCLOOP, una serie di mostre online create con opere appartenenti o selezionate da importanti collezioni di videoarte, tra le quattro anche la fondazione romana In Between Art Film presieduta da Beatrice Bulgari che si confronta con la collezione dell'austriaca Julia Stoschek, il CNAP , il centro nazionale francese dedicato all'arte che possiede una delle più estese collezioni al mondo, e il TBA21 lo spin-off del Museo Thyssen-Bornemisza dedicato al contemporaneo.
Le vendite
La fiera è ancora in svolgimento e il formato online rallenta i feedback sulle vendite che comunque al momento non sono mancate, la Fundaciòn “la Caixa” che fa capo al più importante gruppo bancario catalano ha acquisito il lavoro di Cristina Lucas (Jaen, Spagna. 1973) “The People That is Missing” offerto dalla galleria madrilena Albàrràn Bourdais a 24.000 euro. Il video sopracitato di Cristina Garrido è stato, invece, acquisito dal museo MACBA di Barcellona, sempre al MACBA andrà in deposito anche l'opera vincitrice del premio Loop Fair 2020 , “The Queen of Lemon” di Helen Dowling (Regno Unito, 1982), rappresentata dalla galleria tegenboschvanvreden di Amsterdam, 7.500 euro il prezzo di vendita.
La percezione del mercato video
Gli operatori, dai galleristi ai direttori di fiera concordano sul fatto che il mercato video per la sua natura “esclusiva” e per il fatto di essere spesso indirizzato verso grandi collezioni siano esse private o istituzionali soffre meno di altri medium il periodo di crisi che stiamo vivendo. Il video è, soprattutto, l'unica arte concepita per essere vista attraverso uno schermo, la durata e la dimensione meditativa lo rendono forse più adatto ad essere fruito in una visione domestica piuttosto che fieristica, ma non di meno la fiera di Barcellona parlandoci del tempo che fu, ci ricorda quanto gli aspetti della corporeità e della socialità siano ingranaggi indispensabili del mercato dell'arte, qualcosa che ancor più della componente visiva non può essere sostituito dalla tecnologia.
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