Louis Vuitton, gli intrecci complessi ma efficaci di Nicolas Ghesquière
Stella McCartney celebra l’armonia tra uomini e animali come unica via possibile, Sacai asciutto e conciso
di Angelo Flaccavento
2' di lettura
Giunti al settimo giorno di sfilate, si comincia ad essere provati. La fatica obnubila lo sguardo; non si riescono a mettere le cose in prospettiva. In aggiunta, ci sono designer che lavorano proprio sulla complicazione, come poeti alessandrini o sillogisti barocchi. In questo caso, la moda chiede il puro godimento estetico, non la spiegazione razionale: ci si abbandona alle sensazioni suscitate da forme e tessiture, alla melodia creata dal clangore di metallerie e ricami - il tema della vestina sonante è particolarmente importante questa stagione.
Nicolas Ghesquière è un creatore immaginifico e lambiccato: la quantità di elementi che sovrappone e cesella in un solo look da Louis Vuitton basterebbe, altrove, per sostenere una intera collezione. Questa stagione l’intreccio è particolarmente fitto: lo sguardo sulle strade di Parigi, e sulla idea di stile francese, si traduce in un caleidoscopio di forme astratte, accompagnato da un tappeto sonoro e scultoreo elaborato insieme all’artista Philippe Parreno rielaborando i rumori dell'ambiente urbano e filtrandoli attraverso la risonanza dei passi e del battito cardiaco di ciascuna modella. È davvero tanto da elaborare, ma la componente moda, escludendo protrusioni scultoree e trompe l’oeil astratti, ha una sua forza. È più compatta e possibile rispetto al passato, e per questo efficace. Per usare una metafora culinaria, però, appare tutto molto cotto. Un tocco di crudo avrebbe giovato.
“La civiltà profonda di un popolo si rivela naturalmente nella sua cultura equestre” si legge su una parete del maneggio della École Militaire, la più antica scuola di equitazione ancora attiva in Francia, teatro dello show di Stella McCartney. Un gruppo di cavalli guidati in una emozionante performance da Jean-Francois Pignon, horse whisperer, fa da contorno alla sfilata. Il messaggio è importante: armonia tra uomini e animali come unica via possibile. La collezione è totalmente cruelty free, ma a parte alcune stampe equestri, ben poco del contorno scenico tracima sui vestiti, che sono l’usuale accrocchio di tailoring maschile e languori femminili perfetto in negozio, meno in passerella.
Le designer ospiti di AZ Factory questa stagione sono Lucinda Chambers e Molly Molloy, in arte Colville. Con sapienza e gusto, le due portano l'amore per stampe, drappeggi e accostamenti poco giudiziosi nel mondo costruito da Alber Elbaz, e il risultato è un matrimonio felice, forse lontano dalle preoccupazioni attuali della moda ma pieno di sensibilità. Chitose Abe da Sacai trova un nuovo tono: più asciutto, conciso, architettonico, mosso da continui sfaldamenti e spostamenti percorso da danzanti asimmetrie su una base secca e sartoriale.Tutto è vaporoso e voluttuoso, come in un quadro di Fragonard, da Zimmermann. Le scarpine a punta, però, suggeriscono altre nuance della personalità di una donna molto perbene e appropriata. Da Rokh una storia di seduzione noir in ufficio guida la fusione nucleare di tailoring maschile e brassiere e guepiere superfemmili. Il ritmo è geometrico, e l'esperimento riesce. Da Dundas, invece, è una storia di lupi di mare e sirene, di grossi peacoat e vestine impalpabili: sexy, e scolastica.
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