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Lu-Ve gioca la carta dei prodotti sostenibili e scommette sugli Usa

Sfida nel settore delle pompe di calore a basso impatto ambientale
e maggiore efficienza energetica. Il nodo del forte rialzo delle materie prime

di Vittorio Carlini

6' di lettura

Accelerare la crescita negli Stati Uniti. Poi: sfruttare l’incremento della domanda di scambiatori di calore, in scia alla sostituzione delle caldaie a gas con quelle a pompe di calore. Ancora: continuare a fare leva, proseguendo nell’innovazione, sui prodotti a minore impatto ambientale e a più alta efficienza energetica. Sono tra i focus di Lu-Ve a sostegno del business.

Oggetto sociale

Già, il business. Il gruppo, dal punto di vista delle categorie di prodotto, divide i ricavi in tre aree. In primis ci sono i cosiddetti Scambiatori di calore (alla fine del 2021 valevano il 51,4% del fatturato). Questi sono costituiti da un sistema che, da una parte, grazie al passaggio di fluidi nei tubi di un componente (ad esempio CO2), cede o sottrae calore a un ambiente; e, dall’altra, costituisce una parte di un apparecchio più grande (ad esempio banchi refrigerati in un supermercato). La seconda area (cui adesso si riconducono anche le soluzioni per il condizionamento, tra le altre cose, dei Data center) è, invece, costituita dagli Apparecchi ventilati (37,6% del giro d’affari). Appannaggio di questi sono gli scambiatori di calore abbinati a ventilatori, che di fatto costituiscono un’apparecchiatura a sé stante. Infine, c’è la terza area (3,5% delle vendite nello scorso esercizio). Qui troviamo le Porte di vetro per, ad esempio, i banchi refrigerati.

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RICAVI ED APPLICAZIONI
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La scommessa americana

Ebbene: il gruppo, per l’appunto, scommette sulla crescita negli Stati Uniti. La società, a ben vedere, avrebbe anche puntato (in quel Paese) sulla espansione per linee esterne. Finora, però, l’obiettivo di acquisire un’azienda, attiva in particolare negli Apparecchi ventilati, non è andato a buon fine. Quindi, pure non escludendo lo shopping, la società adesso opta maggiormente per l’espansione organica. In tal senso, oltre alla costituzione di un team dedicato (il nuovo Head of sales per l’America arriverà a gennaio prossimo), è previsto l’ampliamento, con un investimento di 15-20 milioni di dollari, dell’impianto in Texas. La fabbrica, nel 2021, ha generato ricavi intorno ai 13 milioni. Il target, nel medio periodo, è arrivare a circa 50 milioni. L’avvio della produzione dovrebbe aversi nel quarto trimestre del 2023. La struttura ampliata, a ben vedere, costituirà l’hub soprattutto per il Nord America (compreso il Canada). Ma verrà sfruttato anche per servire i mercati dell’America centrale e del Sud.

A fronte di un simile contesto, unitamente all’obiettivo di crescere in Cina ed India, Lu-Ve conferma la volontà, nel medio periodo, di arrivare a generare un terzo dei ricavi al di fuori dell’Europa (il Resto del Mondo, al 31/12/2021, vale il 22,6%). L’Italia, dal canto suo, dovrebbe più o meno mantenere l’attuale peso relativo (18,8% a fine del 2021) mentre l’Europa, al netto del desiderio di crescere in valore assoluto in tutti i mercati, è prevista diminuire la sua incidenza sul giro d’affari. In particolare, rispetto al Vecchio continente - al di là dell’espansione in Paesi come la Polonia (che beneficiano della delocalizzazione dei clienti di Lu-Ve) - il gruppo ha diversi focus. Dapprima possono ricordarsi le potenzialità di mercati quali Danimarca, Finlandia, Svezia e Norvegia. Qui, in seguito ai programmi di decarbonizzazione, i Paesi puntano alla creazione di centrali per i district heating che avranno bisogno di scambiatori di calore. Differente, invece, le priorità rispetto a Germania e Gran Bretagna. In entrambi gli Stati la società considera non sufficiente la sua quota di business. Così il target, per il mercato tedesco, è che questo arrivi a pesare almeno il 10% dei ricavi consolidati (attualmente è al 6-7%). Mentre per l’Inghilterra (a oggi all’1,5%) l’obiettivo è raddoppiare la percentuale.

Tutto rose e fiori, quindi? La realtà è più complicata. Sempre alla fine del 2021 LU-VE aveva un’esposizione dell’8% in termini di fatturato verso Russia ed Ucraina. Il risparmiatore, di fronte ad un simile contesto, esprime la sua preoccupazione. Il gruppo, che prima di tutto auspica lo stop dell’invasione di Mosca contro Kiev, invita a un’analisi più articolata. A fine del 2022 la riduzione dei ricavi legati a quell’area dovrebbe essere intorno al 4%. Una contrazione che però, sottolinea l’azienda, sarà più che controbilanciata dalla crescita in altri mercati. Ciò detto, tuttavia, va ulteriormente ricordato che Lu-Ve ha un impianto ancora attivo in Russia. È sul tavolo l’opzione di abbandonare il Paese? Il gruppo dapprima sottolinea che la scelta di restare è stata dettata anche, e soprattutto, dalla volontà di non abbandonare i propri dipendenti i quali, da un lato, non sono responsabili dell’intervento bellico; e, dall’altro, si trovano in difficoltà a causa della recessione del Paese. Al di là di ciò l’azienda indica che, a oggi, non esiste alcun piano per lasciare quello Stato. Si aspetterà ancora un anno e, poi, verrà deciso il da farsi.

Innovazione e prodotti

Ma non è solo questione di geografie. Ci sono anche i prodotti. Qui, dapprima, è rilevante lo sforzo (da tempo portato avanti) per realizzare sempre di più soluzioni a minore impatto ambientale e maggiore efficienza energetica. Così, rispetto al primo tema, il gruppo ha, ad esempio, miniaturizzato le superfici negli Scambiatori di calore (con il conseguente minore uso di rame o alluminio). Riguardo al secondo, invece, può ricordarsi, negli Apparecchi ventilati, i sistemi che consentono di adeguare automaticamente il funzionamento dei ventilatori alla variazione della temperatura esterna. Si tratta, a ben vedere, di due aspetti importanti in quanto costituiscono dei key driver della domanda nel settore. Ciò detto: quale, nel medio periodo, la dinamica delle aree di prodotto? Il gruppo risponde che gli Scambiatori di calore arriveranno a pesare intorno al 60% dei ricavi. Tra le diverse motivazioni, soprattutto in Europa, deve annoverarsi - oltre alle aspettative sui district heating - il processo di transizione energetica. Un contesto dove, a fronte della sostituzione delle caldaie a gas con quelle a pompa di calore, aumenterà la domanda di Scambiatori di calore del gruppo. Sul fronte degli Apparecchi ventilati invece, al di là delle richieste per il settore dei Data center, un driver (in particolare nel Vecchio continente) è legato ai supermercati. Questi sfruttano sempre di più punti vendita di minori dimensioni che richiedono grandi centri logistici refrigerati dove tenere i prodotti. Di nuovo: potrà esserci domanda per le soluzioni di Lu-Ve.

Caro materie prime

Fin qui alcune indicazioni sui prodotti. Il risparmiatore, però, volge l’attenzione al caro-materie prime. I prezzi delle commodity (soprattutto rame e alluminio) sono, di recente, saliti molto. Un trend che, incrementando il costo del venduto, impatta la redditività. La società si dice non preoccupata. Nel 2021, viene ricordato, la salita delle materie prime era già in atto. Nonostante questo, dice sempre Lu-Ve, l’Ebitda margin dell’esercizio è stato superiore sia a quello del 2020 che del 2019. Cioè, viene spiegato, il gruppo ha mostrato di essere in grado di trasferire i più alti costi sul listino finale. Si tratta di un pass-trough, dice Lu-Ve, che, negli Scambiatori di calore, avviene eventualmente in automatico con cadenza trimestrale. Negli Apparecchi ventilati è, invece, deciso dalla società (nel 2021 sono stati fatti 3 rialzi e due nel 2022). Ciò detto, però, può sottolinearsi che, essendo l’economia in frenata, è difficile che il settore sia in grado di affrontare troppi ritocchi di prezzo. Il gruppo, sul tema in oggetto, si dice pronto a gestire la situazione. Attualmente, è l’indicazione, c’è una frenata delle commodity. Se il calo si concretizzerà, potrà esserci un ribasso automatico dei prezzi negli Scambiatori di calore nel quarto trimestre dell’anno. Riguardo, invece, agli Apparecchi ventilati, nell’ipotesi anche della contrazione della domanda, l’azienda indica di potere fare leva sulla scontistica ai clienti. Già, i clienti. C’è però un altro elemento che, al di là dell’impatto nominale nella ri-denominazione del conto economico in euro, amplifica l’effetto inflattivo: il dollaro forte. Vero, ammette Lu-Ve che, tuttavia, ribatte: anche in questo caso l’eventuale dinamica viene trasferita sul prezzo finale. A fronte di un simile contesto, e ricordando che i ricavi del primo semestre dei 2022 sono saliti del 38,6% sullo stesso periodo del 2021, quali, allora, le prospettive sull’intero esercizio? Lu-Ve, rimarcando che le vendite nella prima metà dello scorso anno non erano state così forti e avevano accelerato nella seconda parte, prevede che i ricavi saranno in crescita a una doppia cifra percentuale ma senza il numero tre davanti. Lo stesso Ebitda, poi, è stimato in aumento sul 2021.

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