Luce blu, nemica degli occhi e della pelle
Passare tante ore davanti ai display digitali richiede costanti e rapidi adattamenti visivi che mettono a dura prova i nostri occhi
di Monica Melotti
3' di lettura
Lo smart working, passare molte ore davanti al pc, allo smartphone, al tablet, alla televisione, non solo per lavoro, incide sulla nostra vista e mette a dura prova i nostri occhi. Stare tante ore “incollati” alla tecnologia, genera il cosiddetto “stress accomodativo”, in pratica quei repentini adattamenti visivi, tra continue messe a fuoco e cambi d'intensità di luce. In più si aggiunge la luce blu, o HEV (High Energy Visible), una radiazione luminosa che fa parte dello spettro solare, come i raggi UV ed IR che, in percentuale minore, è presente nei dispositivi elettronici. Valutare i danni della luce blu non è facile, sono ancora in corso degli studi, ma di certo la luce blu emessa dai display digitali può causare disturbi del sonno, aumentare l'insonnia, influire sul benessere psicofisico e sull'aging cutaneo.
La “Computer vision syndrome”
I ricercatori hanno individuato una nuova sindrome, la “Computer vision syndrome” che raggruppa una serie di disturbi collegati all'uso prolungato di pc, tablet e smatphone. «Maggiore è l'uso che facciamo di questi dispositivi, più grande sarà il fastidio oculare e il danno subito dai nostri occhi - spiega il professor Lucio Buratto, fondatore e direttore del Centro Ambrosiano Oftalmico -. In media chi lavora con il computer passa 7-8 ore davanti allo schermo e dovrebbe fare una pausa ogni 30 minuti di lavoro, ma molto spesso non riesce a farla. Bisognerebbe alzarsi per fare due passi, guardare il panorama dalla finestra, massaggiare gli occhi, bere dell'acqua e fare una pausa caffè. Lavorare in modo prolungato senza pausa, porta a un affaticamento oculare, che si manifesta con occhi rossi, stanchi e occhiaie, dolore al collo, fastidio alle spalle e disturbi alla colonna vertebrale. A ciò si aggiunge la fatica di mettere a fuoco le immagini sullo schermo che scatena cefalea ed emicrania. Questo affaticamento visivo digitale ha causato un aumento della miopia, si stima che il 50% della popolazione soffra di questo disturbo, i più colpiti sono le persone tra i 13 e i 45 anni, dai più giovani e pre-presbiti. Questo costante aumento della miopia può scatenare altre patologie oculari, come: il distacco della retina, glaucoma, distacco di vitreo, rotture retiniche».
La prevenzione per la sindrome da pc
Il primo passo è controllare la nostra postura davanti al computer, la testa deve essere alta, le spalle rilassate e gli occhi in linea con lo schermo del pc. «Evitare una scarsa illuminazione e una luce monocromatica - continua Buratto -. L'illuminazione ambientale deve ricreare quanto più possibile quella naturale. L'ideale è ricevere la luce dall'alto in modo ben distribuito per non avere ombre e riflessi sul computer, a differenza della luce laterale che richiede uno sforzo aggiuntivo per la “messa a fuoco”. Occorre anche stabilire delle distanze adeguate dal nostro dispositivo, lo schermo dovrebbe essere a circa 50/70 centimetri di distanza dal viso e il centro del monitor dovrebbe essere da 10 a 20 centimetri inferiore agli occhi per ridurre la superficie di monitor esposta agli occhi e per permettere al collo di rimanere in una posizione più rilassata. Inoltre usare occhiali con filtro contro la luce blu, applicare colliri protettivi ed evitare di avere gli occhi secchi aiutandosi con lacrime artificiali o gel».
La ricerca scientifica delle aziende ottiche ha messo a punto lenti in grado di contrastare i danni causati dai continui stimoli digitali. L'azienda giapponese Hoya ha creato Sync, una linea di lenti monofocali che previene i disturbi di affaticamento visivo migliorando il comfort degli occhi durante l'utilizzo dei device digitali a distanza ravvicinata. Proteggono gli occhi dalla luce blu, le nuove lenti Zeiss DuraVision BlueProtect®, queste lenti sono dotate di uno speciale filtro che assicura una visione confortevole anche quando la percentuale della luce blu è elevata.
Digital aging
L'uso prolungato dei device digitali influisce anche sulla pelle aumentandone la disidratazione e di conseguenza l'invecchiamento cutaneo. «Una sovraesposizione alla luce blu ha come risultato rughe precoci, cedimenti cutanei e iperpigmentazioni, poiché la luce penetra in profondità nel derma, colpendo collagene ed elastina - spiega Marco Iera, specialista in chirurgia plastica a Milano -. La regola base sarebbe quella di “staccare” regolarmente il viso dai device digitali, ma spesso non è possibile. È importante allora applicare sul viso creme e sieri ricchi di vitamina C, per il forte potere antiossidante, vitamina A, per l'azione skin brightening, e di vitamina E per contrastare i radicali liberi. Occorre dormire almeno 8 ore, perché proprio durante la notte si innescano i maggiori processi di riparazione cellulare; una riduzione del sonno, invece, porta a una minore produzione degli ormoni della crescita, a una maggiore produzione di cortisolo, rivelando al mattino una pelle segnata, un incarnato spento e uno sguardo affaticato».
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