Luci, passioni e architetture: l’anima vibrante di Valencia
Arte, mercati, parchi e chef d’avanguardia nella città più vivibile del Paese e che sarà capitale verde d’Europa nel 2024
di Federico De Cesare Viola
4' di lettura
Vele e vestiti svolazzanti, bambini che sguazzano e corrono sull’arenile, pescatori al lavoro sulle barche: la vita d’estate a El Cabanyal – la spiaggia che tutti preferiscono chiamare Las Arenas – è stato uno dei temi prediletti da Joaquín Sorolla, il “pittore della luce” a cui il Museo de Bellas Artes di Valencia dedica, nel centesimo anniversario della sua morte, una mostra imperdibile con 46 opere provenienti dalla collezione privata Masaveu, in programma fino al prossimo primo ottobre. È invece sulla sabbia fina de la Malvarrosa, durante il servizio militare, che Antonio Vega scrisse la melodia di La chica de ayer, super classico dei Nacha Pop, il gruppo spagnolo definitivo degli anni 80 (se non vi dice granché è perché, evidentemente, vi siete persi la movida madrilena dell’epoca).
Le spiagge cittadine sono solo uno dei molti motivi per cui a Valencia è frequentemente assegnato da diverse (e più o meno attendibili) classifiche il primato di città più vivibile di Spagna. Ma anche senza ricorrere a criteri oggettivi e misurabili, bastano ventiquattro ore per accorgersi che questa è una città accogliente, profondamente mediterranea, attaccata alle sue radici ma tesa all’innovazione, e che qui è molto più facile che altrove trovare il proprio ritmo e assecondare le proprie passioni – che siate melomani, runners, surfisti o gastronomi.
Nel 2024 Valencia sarà la capitale green d’Europa e a rafforzare questo ruolo contribuisce la presenza del giardino del Turia, che circonda il centro storico ed è il parco urbano più esteso di Spagna. Dopo la drammatica piena del 1957, il letto del fiume fu deviato e poi trasformato in un percorso verde di nove chilometri – inaugurato nel 1986 – fatto di palme, aranci, stagni, fontane e piste ciclabili, attraversato da ben 18 ponti, da quelli più antichi come il Puente del Mar e il Serranos a quelli più contemporanei come il Puentes de las Artes di Norman Foster, vicino all’Istituto Valenciano di Arte Moderno, o il Puente de l’Assut d’Or, disegnato da Santiago Calatrava. È l’architetto valenciano, venticinque anni fa, ad aver immaginato e costruito la futuristica Ciudad de las Artes y las Ciencias, ambiziosissima opera architettonica che ha trasformato il paesaggio urbano. Vale sempre la pena tornarci per ascoltare un concerto o un’opera al Palau de les Arts, guardare un film o un documentario proiettato sullo schermo concavo di 900 metri dell’Hemisfèric, partecipare a un workshop al Museo delle Scienze o ammirare i 45mila esemplari marini de L’Oceanogràfic, l’acquario più grande d'Europa.
Concluso il tour, è ora di esplorare la ricca ed eclettica scena gastronomica valenciana e di conoscere il suo ambasciatore e principale protagonista: Quique Dacosta. Se a un’ora di auto in direzione sud, lungo la Costa Blanca, lo chef più elegante di Spagna dirige una straordinaria esperienza d’avanguardia, ammantata di bellezza e profondità di pensiero – meritevole di tre stelle Michelin e della posizione numero 20 nella nuova edizione della World’s 50 Best Restaurants, da poco celebrata proprio a Valencia – in città sovrintende quattro diverse insegne. LLisa Negra è il bistrot perfetto che chiunque vorrebbe sotto casa: grandi materie prime, sapienti cotture sul fuoco vivo, la miglior paella valenciana (insieme a quella di Casa Carmela, storico locale a Malvarrosa) e una tarta de queso fundente che varrebbe da sola il viaggio.
Dietro l’angolo, ecco pure El Poblet – ristorante che celebra in chiave contemporanea le tradizioni e i prodotti locali, interpretati dall'ottimo Luis Valls – e Vuelve Carolina, spazio creativo e senza confini che consente di viaggiare, nel piatto e nel bicchiere, tra i sapori del mondo. E infine il Mercatbar, nel quartiere dell’Eixample, dove sedersi al banco o ai tavoli e ordinare tapas para compartir.
A Dacosta risponde l’altro talento locale, Ricard Camarena, che cala un ulteriore poker d’assi: oltre al suo eponimo ristorante gastronomico, dove va in scena una cucina di grande tecnica e originalità, lo chef propone la sua visione – in una veste più casual – all’Habitual e al Bar X nel Mercado de Colón, al Canalla Bistro e infine al Central Bar, dentro il Mercado Central. Perdetevi negli 8mila metri quadrati di questa straordinaria vetrina dei migliori prodotti freschi della regione (con oltre 400 banchi), che merita una visita anche solo per la magnifica architettura modernista valenciana, derivazione dello stile Art Nouveau, da abbinare a un ingresso nell’antistante Lonja de la Seda (la Borsa della seta), patrimonio mondiale Unesco.
Dove trascorrere la notte? Anche l’ospitalità è uno dei punti a favore di Valencia. Il nuovo Only You, in pieno centro a 100 metri da Plaza del Ayuntamiento, offre camere in stile mid-century, alcune con terrazza, ha un fioraio al suo interno ed è frequentato da un pubblico giovane e fashionista, soprattutto all'ora dell'aperitivo. In alternativa a breve distanza c’è Palacio Santa Clara, elegante hotel dal design modernista con un bellissimo rooftop con vista sui tetti e l’ottimo Dome Bar sotto la cupola.
Prima di lasciare la città, allungatevi fino all’Horchatería Vida di Alboraia per assaggiare – parola di Quique Dacosta – la miglior horchata della zona (la tipica bevanda prodotta con la chufa, il tubero conosciuto anche come zigolo dolce), accompagnata da cocas de landa e fartons artigianali.
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