Lui sa i nomi. E ora li saprete anche voi
È un vero mistero. Non conoscevate quell'autore. E di quell'altro non sapevate quasi niente. E soprattutto non avevate mai avvertito il desiderio di leggere quei dieci, venti, trenta, cento romanzi. Ma, subito dopo aver letto la “Storia del giallo italiano” di Luca Crovi, una forza misteriosa vi sta conducendo verso una libreria, stringendo febbrilmente nella mano una lunga lista di titoli. Chi è il colpevole di tutto ciò? Spoiler: non è il maggiordomo
di Guido De Franceschi
5' di lettura
Cercheremo di scrivere di questo libro senza fare neanche un nome, anche se di solito, quando si scrive di un libro di questo tipo, di nomi se ne fanno moltissimi. Si inizia citando chi compare a buon diritto nelle sue pagine. Poi si individua chi invece ci ha stupito con la sua presenza – e qui, nel contesto di un libro sulla letteratura gialla, gli ospiti imprevisti potrebbero essere, per esempio, il grande poeta triestino o i due scrittori veristi che non si chiamano Verga o ancora l'intellettuale sardo a cui il Fascismo strappò la libertà ma non la penna. E, alla fine, spesso si cerca chi non c'è, anche per far vedere che la si sa ancora più lunga dell'autore.
In questo caso, però, proveremo a parlare di questo libro, citando soltanto un titolo (il suo: Storia del giallo italiano), soltanto un nome (quello del suo autore: Luca Crovi) e soltanto un editore (Marsilio, che lo pubblica). Anzi, di editori è obbligatorio in realtà nominarne almeno due: senza Mondadori, che nel 1929 iniziò a pubblicare i suoi Gialli, quella parola non avrebbe assunto nella lingua italiana quel suo fortunatissimo significato non cromatico.
Proveremo a non fare nomi allora, e lo faremo per almeno quattro buone ragioni. La prima è che di nomi, di titoli e di editori (e poi di collane, di riviste, di giornali e così via) li troverete già nel libro di Crovi e non avrebbe senso replicare qui, in formato mignon, lo sterminato indice del volume che, da solo, ne fotografa l'esaustività. La seconda è che questa Storia – che, certo, è anche una sorta di enciclopedia, di repertorio, di guida completa, di archivio, di opera di consultazione – non ha però in questa sua completezza, che pure è notevolissima, la sua dote migliore: d'altronde, chi fosse in cerca di un elenco farebbe prima a consegnare le sue curiosità a Google. La terza è che sarebbe comunque davvero difficile trovare il nome che in questa Storia manca e che invece non dovrebbe mancare. La quarta ragione ve la diciamo dopo.
A rendere speciale questa Storia del giallo italiano è la sua struttura che risponde a una sistematicità asistematica, che non sceglie mai il tragitto più breve e che si allontana ogni volta che può sia dalla pedanteria cronologica sia dall'enciclopedismo ortogonale. Luca Crovi, con la sua passione ossessiva per la letteratura gialla e con la sua voglia di contagiarne i lettori, forza infatti di continuo ogni schematismo e in definitiva se ne infischia felicemente anche dell'impressionante tassonomia che nel tempo ha parcellizzato il genere poliziesco in una rete di sottogeneri che così fitta e frastagliata la si trova forse soltanto nella musica metal.
«Nessuna categoria del mistero è stata tralasciata dagli scrittori italiani, che sono riusciti a impegnarsi con ottimi risultati nei romanzi d'appendice, nel noir, nel procedural, nel legal thriller e in quello autoptico, nella spy story, nella crime story, nella detective story, nel pulp, nell'hard-boiled, nel giallo storico, nel true crime, nelle serial killer story e persino nel giallo umoristico e in quello sportivo», scrive Crovi, che in questa frase passa in rassegna forse soltanto un decimo delle sfumature di giallo che compariranno poi nel suo stesso libro.
In alcuni capitoli, al centro dell'attenzione c'è lo sviluppo suppergiù cronologico del genere giallo in un certo torno d'anni. In altri, la messa a fuoco è calibrata sugli autori e sulla loro personalità. In altri ancora si passano invece in rassegna i personaggi ricorrenti, oppure i luoghi (Crovi ridisegna l'Italia città per città e regione per regione attraverso le pagine di tutti gli scrittori che quella città o quella regione l'hanno raccontata attraverso una detective story). E, a più riprese, il libro spiega anche le strategie editoriali grazie a cui, con fortune alterne, fu fatto attecchire il genere poliziesco nel nostro Paese e ci racconta l'accoglienza offerta dai lettori, dai critici d'area e dai critici superciliosi alle varie vague successive attraverso cui si è finora espressa, nel corso di quasi due secoli, la letteratura gialla italiana.
Crovi, già nella prima parte della sua Storia, traccia tutte le strade che formano la mappa del giallo italiano, e nel resto del libro continua poi a percorrere e ripercorrere quelle stesse strade ma indossando scarpe sempre diverse. Così, a ogni successivo passaggio, ci segnala ulteriori dettagli, ci mostra traverse e vicoli che erano sfuggiti nella visite precedenti e ci fa notare i cambiamenti avvenuti nel frattempo lungo quella stessa strada.
Così, con stesure sovrapposte di vernice e per accumulo di indizi, ecco che alla fine compare un quadro completo. Ma, come accade quasi sempre negli affreschi complessi e molto affollati, anche se l'aspetto più interessante dovrebbe essere (e in effetti è) la composizione generale, finiamo poi per essere catturati da un qualche splendido dettaglio. Finiamo quindi per prendere curiosità intorno a quell'autore del tardo Ottocento che in un racconto aveva anticipato atmosfere che poi avrebbero avuto molta fortuna nei decenni seguenti. E finiamo per avvertire la malìa del romanzo giovanile di quel celebrato scrittore, un'opera che, nel complesso della sua produzione letteraria di “autore non di genere», ha sempre occupato il posto di una B-side ed eppure, o perlomeno così ci pare di avere inteso, meriterebbe di essere riscattato, se solo se ne potesse sfogliare un esemplare. stampa. E finiamo anche per essere sfiorati da qualche tentazione per quell'autore di cui non avevamo mai sentito parlare prima, ma che adesso, dopo aver letto quella mezza pagina che ne illustra lo stile… In breve, finiamo nei guai.
Al riguardo, lo stesso Luca Crovi, già nell'introduzione, avverte onestamente il lettore del potenziale pericolo: «Considerate questo libro, più che un saggio specifico sul giallo italiano, come una serie di suggerimenti per andare a scovare in biblioteca o in libreria alcuni titoli che vi possono essere sfuggiti. Fidatevi che, se siete dei buoni segugi, li recupererete facilmente». Ecco, no, probabilmente non andrete in biblioteca. Probabilmente andrete in libreria. Se vi va bene, in una libreria normale. Se vi va benissimo, in una libreria remainder. Ma a qualche sventurato toccherà forse una libreria antiquaria o, ancor peggio, una libreria online.
Questa è dunque la quarta ragione per cui abbiamo tenuto fin qui fede alla promessa di non fare nomi: per non renderci complici. E proprio per lo stesso motivo abbiamo invece fatto il nome dell'autore della Storia del giallo italiano: perché, quando varcherete la soglia della libreria stringendo nella mano lo smartphone con appuntati nel blocco-note i titoli di quei trantadue o trentatré libri di cui avete sentito improvvisamente un gran bisogno mai avvertito prima, voi allora vi ricordiate bene chi è il colpevole della vostra rovina e del desiderio di mille nuove letture: Luca Crovi.
Luca Crovi
Storia del giallo italiano
Marsilio 2020,
512 pagine, 19 euro
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