Lusso, sui brand italiani scatta l’estate di shopping
Dopo l’annuncio di Kering, entrato con il 30% in Valentino, il gruppo svizzero Richemont ha reso noto di aver rilevato il 70% di Gianvito Rossi.
di Monica D'Ascenzo
I punti chiave
3' di lettura
«Ho deciso di scegliere» Richemont «per continuare a sviluppare il marchio in tutto il mondo e per la loro esperienza e il loro modello di espansione globale». Gianvito Rossi spiega così al mercato la decisione di cedere il 70% dell’omonimo brand di calzature italiano al gruppo svizzero del lusso.
Un’altra acquisizione in Italia per un gruppo internazionale dopo quella annunciata l’altro ieri da Kering, che ha rilevato il 30% di Valentino dal fondo di investimento del Qatar Mayhoola per un ammontare di 1,7 miliardi di euro, con un’opzione per acquisire l'intero capitale della società al più tardi nel 2028.
I dati di Gianvito Rossi
I dettagli finanziari dell’investimento fatto da Richemont, non sono stati resi noti, ma qualche indizio può arrivare dai risultati di bilancio della Gianvito Rossi: l’azienda infatti ha chiuso il 2022 con ricavi oltre i 100 milioni di euro (+35%) e un margine operativo lordo (Ebitda) a 23 milioni, con stime di crescita a 30 milioni a fine 2023.
La specificità e la continuità rispetto alla tradizione del brand saranno garantite nel nuovo corso dal fatto che l’ad e fondatore Gianvito Rossi manterrà una partecipazione del 30% nella società e continuerà a sviluppare le strategie di crescita future insieme a Richemont. «Siamo felici di dare il benvenuto a Gianvito Rossi, la sua famiglia e i suoi team in Richemont e non vediamo l’ora di assicurare insieme la creatività e lo sviluppo a lungo termine di questa unica maison», ha commentato Philippe Fortunato, ceo fashion & accessories maisons del gruppo svizzero.
Nell’operazione Richemont è stata assistita da Delfino e Associati Willkie Farr & Gallagher e BonelliErede, mentre il processo competitivo è stato organizzato da Rothschild e Pedersoli Studio Legale.
Hermés batte le stime
Giorni di shopping nel lusso, ma anche di semestrali e quella di ieri di Hermés ha sbaragliato il comparto, come hanno osservato alcuni analisti. Dai risultati delle semestrali di Lvmh e Kering dei giorni scorsi era emerso il rallentamento dei consumi negli Stati Uniti e d’altra parte l’indebolimento del controaltare del mercato cinese. Hermés si può definire realmente “anticicllico”.
I ricavi consolidati del gruppo nel primo semestre 2023 sono saliti a 6,698 miliardi di euro, in crescita del 25% a cambi costanti e del 22% a cambi correnti rispetto allo stesso periodo del2022. L’utile operativo corrente ha raggiunto 2,947 miliardi di euro (44% delle vendite, +28% rispetto al 2022) e l’utile netto 2,226 miliardi di euro (33% del fatturato) in crescita del 36% rispetto allo stesso periodo del 2022.
D’altra parte la domanda di iconiche borse come Birkin e Kelly supera la capacità produttiva della maison, tanto che l’obiettivo per il prossimo futuro a livello industriale è quello di aprire un nuovo stabilimento di produzione di pelletteria all'anno in Francia per mantenere un tasso di crescita di circa il 7% per gli articoli in pelle. Sul fronte commerciale, invece, Hermés ha annunciato di non avere intenzione di rivedere al rialzo i prezzi per il resto del 2023, dopo l’aumento del gennaio scorso.
In Borsa
Sulla piazza di Parigi il titolo, che già aveva registrato da inizio anno una performance migliore dei competitor, ha svettato chiudendo in rialzo del 3,94% a 2.011,50 euro per azione, portando così la capitalizzazione di Borsa a 209,65 miliardi di euro.
A rilento Lvmh, nonostante un fatturato oltre i 42 miliardi nel semestre, con un +0,42% (422,32 miliardi di capitalizzazione) e in negativo Kering con una flessione dell’1,52% (65,91 miliardi di capitalizzazione) perché nonostante l’annuncio di Valentino i dati della semestrale non sono passati inosservati.
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