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Lusso, la Cina rallenta dopo cinque anni di crescita

I duri lockdown, i timori sul rallentamento del Pil, ma anche la differenza dei prezzi con l’Occidente hanno fatto calare gli acquisti del 10%. Che però sono pronti a tornare ai livelli preCovid entro la metà dell’anno

di Chiara Beghelli

(REUTERS)

3' di lettura

Dopo cinque anni di crescita esponenziale, il mercato del lusso in Cina ha rallentato, perdendo il 10% del suo valore nel 2022. Ma è stato uno stop temporaneo, legato soprattutto alla politica del zero-Covid che ha bloccato per mesi il Paese prima che il governo di Pechino ne decretasse la fine, lo scorso dicembre. Già alla fine del primo trimestre di quest’anno, prevede lo studio, la curva del consumi riprenderà a salire. Sono questi i dati principali emersi dal nuovo “China Luxury Report” di Bain & Company.

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Se fra il 2012 e il 2016 la crescita degli acquisti di lusso in Cina, secondo mercato globale per i beni di alta gamma, si è mantenuta costante ma molto bassa, nell’ordine di +1% medio all’anno, un aumento molto più significativo è stato registrato fra 2016 e 2019, pari a un +26% medio annuo, e ancor più fra 2019 e 2021, pari a +42%. A far calare, invece, del 10% gli acquisti di beni personali di lusso fra 2021 e 2022 hanno contribuito i duri lockdown, ma anche il calo di fiducia dei consumatori, causato dal rallentamento del mercato immobiliare, dalle previsioni di rallentamento della crescita del Pil e dall’aumento della disoccupazione.

Tutte la categorie merceologiche sono state coinvolte, sebbene non nella stessa misura: i prodotti dei grandi marchi e quelli con una penetrazione online maggiore hanno avuto un calo meno intenso, come nel caso dei prodotti beauty che con una penetrazione del 50% hanno subito solo un -6% delle vendite. Il segmento degli orologi, uno dei più legati al retail fisico, è stato invece quello che ha perso di più, fra il 15 e il 20%, seguito da gioielli e accessori in pelle, con un calo del 10-15%. Il segmento moda ha perso il 15-20%.

Nel mondo gli acquisti del 2% dei clienti più facoltosi rappresentano il 40% delle vendite totali di lusso. E in Cina i cosidetti Vic (very important client) sono sia in costante aumento, sia i meno colpiti dalle conseguenze del rallentamento dell’economia nazionale. Alcuni brand cinesi del lusso hanno ottenuto, attraverso i Vic, vendite superiori alla media globale del 40%; questa tipologia di clientela ha giocato un ruolo di primo piano anche sui canali online.

A contribuire al calo del 10% nel 2022 è stato anche il blocco del sistema duty-free, con la chiusura dell’hub di Hainan, che negli ultimi anni aveva trainato la crescita del lusso in Cina: nel 2022 Hainan ha perso il 35% del suo traffico, e le vendite duty free il 30%, attestandosi a circa 35 miliardi di renmimbi (pari a 4,8 miliardi di euro). Il calo è stato parzialmente compensato da un aumento dell’8% della spesa per cliente. Nel frattempo, sottolinea Bain, il China Duty Free Group ha promosso con forza le opzioni di e-commerce domestico, proprio per compensare i cali causati dalla limitazione dei viaggi aerei: «Il duty-paid ha rappresentato circa il 40% delle entrate del gruppo nella prima metà del 2022 - si legge nel report -. Tuttavia, l’attività di duty-paid rende più difficile per i brand del lusso armonizzare i prezzi tra i vari canali, portando addirittura ad un gap del 60%-70% per alcuni marchi leader nel beauty. Nel breve-medio termine, questa scelta potrebbe svalutare alcuni dei prodotti di questi brand». Inoltre, prosegue lo studio, le visite in Corea del Sud nel 2022 sono diminuite del 90% rispetto all'era pre-pandemica, ma le vendite sono rimaste a circa il 70% del livello del 2019, aspetto che suggerisce la presenza di una significativa attività di esportazione transfrontaliera, con il mercato duty-free della Corea del Sud che continuerà a svolgere un ruolo importante nel più ampio ecosistema del beauty di lusso in Cina.

Da non sottovalutare anche il peso del gap fra i prezzi occidentali e cinesi dei beni di lusso. A causa della chiusura delle frontiere cinesi, i marchi hanno interrotto la strategia che avrebbe portato a una progressiva armonizzazione. Il gap dei prezzi, compreso fra il 25 e il 45% per il segmento degli accessori in pelle, colpisce di più i prodotti di fascia di prezzo entry level rispetto a quelli più costosi.

Tuttavia, le previsioni sono per una piena ripresa, appunto già in questo inizio 2023, poiché non solo la base dei clienti resta intatta, ma si amplierà moltissimo: le persone con un reddito medio e alto raddoppieranno entro il 2030, comprendendo 250 milioni di individui. I livelli del 2019 pre-pandemia saranno raggiunti entro la metà dell’anno, sostiene Bain, Hainan tornerà a essere una destinazione chiave per i consumi di lusso e i cinesi riprenderanno a viaggiare oltre confine.


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