Lvmh: accordo fatto sul prezzo, compra Tiffany con lo sconto
Il gruppo francese dovrebbe risparmiare oltre 400 milioni rispetto ai termini originali di un merger saltato tra le polemiche durante la pandemia
di Marco Valsania
2' di lettura
Il grande matrimonio transatlantico del lusso, tra Lvmh e Tiffany, s'ha da fare. Lvmh ha raggiunto l'accordo per acquisire Tiffany a 131,5 dollari per azione, meno dei 135 dollari inizialmente pattuiti. La nuova proposta valorizza il marchio americano del lusso 15,96 miliardi di dollari. Il nuovo prezzo offre un leggero premio (+1,2%) rispetto alla chiusura (129,95 euro) in Borsa di Tiffany mercoledi a Wall Street.
L'accordo originale
L'accordo originale era saltato tra dure polemiche davanti alle richieste francesi di una riduzione del costo dell'operazione. Lvmh, se il compromesso sarà ultimato e approvato, dovrebbe adesso risparmiare oltre 400 milioni rispetto ad un'intesa valutata un anno fa oltre 16 miliardi di dollari. I board delle aziende, in particolare di Tiffany, stanno considerando i nuovi termini.
Lo strappo
La rottura in settembre dell'accordo iniziale, siglato a novembre del 2019 e che avrebbe dovuto essere completato entro il 24 novembre di quest'anno, aveva fatto scattare una vera a propria battaglia di ricorsi e contro-ricorsi in tribunale. Un nuovo deal archivierebbe la disputa. Lvmh, sostenuta dal governo di Parigi, aveva citato l'escalation delle tensioni commerciali tra Stati Uniti e Francia e anche denunciato problemi di gestione di Tiffany per chiedere di rinegoziare la fusione. Tiffany aveva risposto picche, affermando che lo strappo era ingiustificato. Lvmh aveva a quel punto cancellato l’acquisizione. Da questo alle vie legali il passo era stato breve. Tiffany aveva presentato denuncia e i francesi una contro-denuncia. Il confronto in tribunale, in Delaware, è stato fissato per gennaio.
Le ragioni del merger
Le ragioni del merger, secondo gli analisti, restano tuttavia valide e sono alle spalle del nuovo sforzo di compromesso. Il braccio di ferro appariva legato anzitutto al prezzo, in seguito all'impatto della crisi da pandemia sul settore del lusso che aveva spinto a ripensamenti Lvmh. Il chairman di Lvmh, Bernard Arnault, è a caccia di un rafforzamento nella gioielleria, dove ha una minor presenza, e sul mercato degli Stati Uniti, con l'obiettivo di meglio sfidare nel lusso globale il rivale Richemont che controlla Cartier. Tiffany sulla carta è un candidato per molti versi ideale per portare avanti una simile strategia. Lvmh conta su marchi quali Dior e Givenchy e, nei gioielli e orologi, Bulgari e Tag Heuer. Da parte sua Tiffany, fondata nel 1837 dal gioielliere Charles Lewis Tiffany, è da tempo sotto pressione, affanni che sono aumentati con le ripercussioni della pandemia sul turismo e sui consumi, anche se negli ultimi mesi ha riportato segni di recupero. Ha una rete 326 negozi su scala mondiale e accanto ai gioielli nelle sue vetrine si contano anche ceramiche, orologi e altri accessori di fascia media e alta.
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