M5S, Di Maio verso l’addio: pronti ad andare con lui 50 deputati e 11 senatori
La frattura insanabile con Conte porta il ministro degli esteri ad accelerare la sua uscita dal Movimento
I punti chiave
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La frattura dentro il Movimento 5 Stelle tra Giuseppe Conte e Luigi Di Maio è insanabile. Così, il ministro degli Esteri ha deciso di compiere il passo conseguente: la creazione di gruppi parlamentari autonomi. L’iniziativa è già partita con la raccolta delle firme da parte dei deputati e senatori vicini a Di Maio.
Pronti ad andare con Di Maio 50 deputati e 11 senatori
Sono al momento cinquanta alla Camera e undici al Senato, i 5 Stelle pronti a seguire Di Maio, e fra questi ci sono cinque degli undici fra sottosegretari e viceministri in quota Movimento. È l’ultimo conteggio che circola fra Montecitorio e Palazzo Madama sulla raccolta firme partita la mattina di martedì 21 giugno da parte di alcuni parlamentari vicini al ministro degli Esteri, per la formazione di un gruppo autonomo alla Camera e di una componente del Misto al Senato. Numeri che, confidano i parlamentari in rotta con la gestione di Giuseppe Conte, sono destinati ad aumentare dopo i ballottaggi di domenica 26. «È stata l’accelerazione di un processo iniziato mesi fa, da quando la linea del M5s sul Quirinale ha cominciato a creare disagi a molti», spiega uno degli undici senatori pronti a dimettersi dal M5s, chiarendo che oggi c’è stata la svolta in un momento delicato per la risoluzione sull’Ucraina «proprio per chiarire che era grave discordare con il governo sulla politica estera». Altro obiettivo, si ragiona fra i parlamentari vicini a Di Maio, era evitare che la mossa fosse letta come pretestuosa se ravvicinata nei tempi ad altre decisioni che attendono il M5s, come quella sul doppio mandato.
Su 227 parlamentari 5s (155 alla Camera e 72 al Senato), oltre un quarto sono pronti quindi a mettersi alle spalle il Movimento, considerando anche il senatore Emiliano Fenu, che avrebbe deciso di lasciare il suo gruppo ma non per seguire Di Maio. Fra i quarantanove deputati che hanno finora sottoscritto per la creazione di un nuovo gruppo (un cinquantesimo ha dato la parola, ma deve ancora firmare), secondo quanto si apprende ci sono anche il viceministro dell’Economia Laura Castelli, il questore della Camera D’Uva, Vincenzo Spadafora, il sottosegretario agli Esteri Manlio Di Stefano, quella per il Sud Dalila Nesci e quello per la Salute Pierpaolo Sileri. Nell’elenco viene aggiunto anche Simone Battelli, presidente della commissione Politiche Ue, Vittoria Casa che presiede la commissione Cultura e Filippo Gallinella, a capo della commissione Agricoltura. Fra i senatori ci sono il sottosegretario alla Giustizia Anna Macina Primo Di Nicola, Vincenzo Presutto, Trentacoste, Campagna, Donno, Vaccaro e Simona Nocerino.
Di Maio parla alla stampa alle 21.15
Di Maio parlerà alla stampa nella serata di martedì 21 giugno alle 21.15 presso l’Hotel Sina Bernini Bristol, piazza Barberini 23, a Roma. Lo fa sapere lo staff di Di Maio. «Ci stiamo organizzando, ma c’è l’idea di fare il punto già nelle prossime ore...», ha confermato un “dimaiano”. Il ministro degli Esteri è stato ricevuto in serata al Quirinale dal capo dello Stato Sergio Mattarella.
Al Senato l’ostacolo del regolamento per nuovi gruppi
In base al regolamento della Camera per costituire un gruppo a Montecitorio servono 20 deputati. Al Senato la strada è più complicata: per la costituzione di un gruppo parlamentare servano almeno dieci senatori ma l’articolo 14 del regolamento dice che i gruppi devono «rappresentare un partito o movimento politico che abbia presentato alle elezioni del Senato propri candidati con lo stesso contrassegno, conseguendo l’elezione di senatori».
La rottura
La profonda rottura tra Giuseppe Conte e Di Maio finisce così per precipitare il M5s in una scissione. Un’eventualità che fino a poche prima sembrava congelata. Il consiglio nazionale del Movimento, che fa capo al presidente Conte, non aveva chiesto l’allontanamento Di Maio nonostante le «recenti dichiarazioni del ministro sulla linea di politica estera M5s» siano state “esternazioni” che «distorcono le chiare posizioni» assunte a maggio e «oggi integralmente ribadite, sempre all’unanimità», come si leggeva nel comunicato finale diffuso l’organismo dei Cinque Stelle.
Il ruolo del garante Grillo
Nelle prossime ore è atteso l’arrivo di Beppe Grillo a Roma. Il garante del Movimento ha già fatto trapelare il suo profondo disappunto per quanto sta accadendo nel Movimento, con uno scontro così diretto e in pubblica piazza. Non erano molti quelli che confidavano nel fatto che l’“elevato” riuscisse a trovare una quadra. «La situazione è molto tesa - ragionava un deputato vicino al ministro degli Esteri - Siamo praticamente a un punto di non ritorno. Da parte del Movimento è stato eretto un muro». Parole che annunciavano la decisione finale. La scissione con la creazioni di nuovi gruppi legati a Di Maio.
Di Battista, ignobile tradimento governare con tutti per comode poltrone
La scelta di Di Maio è stata criticata da Alessandro Di Battista. «Un movimento nato per non governare con nessuno ha il diritto di evolversi e governare con qualcuno (mantenendo, ovviamente, la maggioranza nel consiglio dei ministri) per portare a casa risultati - ha scritto su Facebook -. Non ha alcun diritto di governare con tutti per portare a casa comode poltrone. Si chiama ignobile tradimento. Non senso di responsabilità. Forse adesso, e soltanto adesso, alcuni attivisti del Movimento stanno comprendendo le ragioni delle mie scelte passate (e anche di quel che dicevo in passato). Ma, per l'appunto, è il passato», ha aggiunto.
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