trattative per palazzo chigi

M5S, quel che resta (poco) del governo ombra dei «supercompetenti»

di Nicola Barone

Dal reddito di cittadinanza alla nuova rottamazione: le novità del contratto di governo M5S-Lega

3' di lettura

Il giovedì prima del trionfo alle urne, il post che linkava gli utenti alla presentazione della squadra di governo a Cinque Stelle fu il più commentato di sempre in Italia. Per i guru informatici pentastellati, quel giorno, fu quasi doppiato il precedente record tenuto (guarda un po’) da Matteo Salvini. Ma, per quanto è dato sapere, dei nomi dei 17 «supercompetenti» (definizione di Di Maio) fatti in pompa magna nel Salone delle Fontane all’Eur, rimane poco o niente nei negoziati tra M5S e Lega.

Va bene che si tratta solo di tam-tam, di voci che si rincorrono una dietro l’altra e spesso senza conferma già a distanza di qualche ora. Pur considerato che il nascente esecutivo vedrà necessariamente ridursi i posti appannaggio del Movimento, essendo il giallo-verde un governo a due; e che sui profili scelti bisognerà sentire comunque il parere non certo notarile di Mattarella, malgrado l’irritualità di aver spedito a suo tempo, prima del voto, l’elenco al Colle. Ebbene rimane il fatto che la stragrande maggioranza dei componenti del cosiddetto “governo ombra” disegnato a tinte forti dal capo politico resterà al suo posto attuale, lontano dai velluti di Palazzo Chigi.

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«Eccellenze emarginate dalla politica delle poltrone»
«Sarà molto interessante sentire dagli altri partiti perché no a questi ministri» si domandava Di Maio. «Sono sconosciuti, ma solo alle segretarie dei partiti perché sono indipendenti intellettualmente ed economicamente». Di queste «eccellenze» italiane, «emarginate dalla politica delle poltrone», sopravviverebbero però in pochi nel potenziale governo che nel M5S ha comunque la sua forza più rappresentata in Parlamento. Vediamo di chi si tratta. Allo stato attuale hanno buone chance di occupare un posto Alfonso Bonafede, futuribile Guardasigilli in prima linea nei negoziati con la Lega, e Riccardo Fraccaro ai Rapporti per il Parlamento, entrambi deputati (dunque “politici”) presenti nell’esecutivo presentato all’Eur. Caduta la proposta Sapelli nelle ultime ore sono cresciute le quotazioni - in qualità di premier - di Giuseppe Conte, ordinario di diritto privato all'Università di Firenze e membro del Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa, che in quella lista figurava alla casella della Pubblica amministrazione (con aggiunte le funzioni “deburocratizzazione e meritocrazia”). Malgrado venga dato “alto” dai bookmaker non è così facile che entri alla fine Pasquale Tridico (al Lavoro), docente di Politica economica a Roma Tre, assai critico nei confronti del Jobs act. In questo caso potrebbe pesare la linea da seguire alla luce della presenza della Lega nel governo. Più plausibile l’ingresso (allo Sviluppo economico) di Lorenzo Fioramonti, docente all'università di Pretoria e simbolo di quei “cervelli in fuga” che il Movimento promette di far tornare in Italia.

Di Maio presenta tre nuovi ministri in tv: Tridico, Pesce e Conte

Chi esce dal borsino dei ministri
Per tutti gli altri il discorso sembra chiuso, almeno per la guida dei dicasteri. E chissà se per loro si possano aprire le porte in una seconda fase, quando verranno assegnate le deleghe a viceministri e sottosegretari. All'Agricoltura Di Maio aveva avanzato una personalità “interna” alla struttura diretta sinora da Maurizio Martina, quello di Alessandra Pesce, dirigente del ministero e membro della segreteria tecnica del viceministro Andrea Olivero. Salta Salvatore Giuliano, il candidato all'Istruzione che Matteo Renzi aveva definito polemicamente «amico e sostenitore della Buona Scuola». Per il Viminale si era lanciata inizialmente la criminologa Paola Giannetakis; agli Esteri invece il M5S puntava in prima battuta su Emanuela Del Re, esperta di geopolitica e sicurezza, specialista di Balcani, Caucaso e Medio Oriente. Niente da fare per Elisabetta Trenta, presentata da Di Maio come esperta di intelligence e sicurezza e con un lungo passato di consulente politico dei nostri militari, dall'Iraq al Libano. Nè per Armando Bartolazzi, medico del Sant’Andrea di Roma specializzato in anatomia patologica e oncologia, nè ancora (per il Mibac) nè ancora per Alberto Bonisoli, manager padano che si muove da anni nel design e nella moda e che fa parte di quella rete che Di Maio e Davide Casaleggio hanno tessuto al Nord. Stesso discorso per Filomena Miggino (al ministero della Qualità della vita) e il
geomorfologo Mauro Coltorti (ai Trasporti).

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