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M5s, scontro Di Maio-Conte. Il ministro: «Non possiamo stare al governo e attaccarlo». Il leader: «Basta lezioni»

Crescono le tensioni all'interno del Movimento, alimentate dal risultato deludente dell'ultima tornata di elezioni amministrative.

2' di lettura

Scintille a distanza tra il ministro degli Esteri Luigi Di Maio e il leader M5s Giuseppe Conte. Un botta e risposta che dà il senso delle tensioni che si vivono all'interno del Movimento, che il risultato deludente dell'ultima tornata di elezioni amministrative ha ulteriormente rinfocolato.

Di Maio: non si può attaccare governo un giorno sì e uno no

«È normale che l’elettorato sia disorientato ma alle elezioni amministrative non siamo andati mai così male. Non si può risolvere l’analisi del voto facendo risalire i problemi all’elezione del presidente della Repubblica» attacca Di Maio. E ancora: «Credo che M5S debba fare un grande sforzo nella direzione della democrazia interna: nel nuovo corso servirebbe più inclusività, anche a soggetti esterni». Parlando poi della presenza pentastellata nella maggioranza Di Maio incalza: «Non credo che possiamo stare nel governo e poi, per imitare Salvini, un giorno sì ed uno no, si va ad attaccare il governo».

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Conte: da Di Maio no lezioni su democrazia interna

«Quando era leader Luigi Di Maio come organismo del M5s c’era solo il capo politico: che ci faccia lezioni lui oggi fa sorridere» ha replicato il leader M5s, Giuseppe Conte, che sui risultati elettorali aggiunge: «Negli ultimi giorni ho riunito un consiglio nazionale e ho fatto due conferenze stampa in cui abbiamo analizzato il risultato del voto: io so come assumermi le responsabilità»- Quanto alla possibile intenzione di Di Maio di fondare un nuovo partito, Conte chiosa: «Non mi faccia entrare nella testa altrui: questo ce lo dirà lui in queste ore»

E ancora in serata: dire che il Movimento 5 Stelle imita Salvini «è molto offensivo, è un’offesa a un’intera comunità che a gran voce ha sempre contrastato una deriva verso il riarmo e all’escalation militare. Oggi scopro che il ministro degli esteri non condivide la linea politica del movimento, decisa e deliberata all’unanimità»

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