Macao diventa nuova meta di turismo e shopping di lusso
Nella capitale cinese dei casinò cresce il numero di turisti, aumentano aree con hotel e boutique e department store, soprattutto dei brand occidentali della moda
di Rita Fatiguso
3' di lettura
Le slot e i bingo dei casinò di Macao girano a mille, come se la pandemia non fosse mai esistita sulla Terra. Se c’è una Cina che marcia e che ha soldi, tanti soldi da spendere, è tutta concentrata qui, unica bolla protetta per le scommesse dei ricchi del Continente. Cinesi magari naive, t-shirt arrotolate su pance nude, gratta schiena in legno a portata di mano accanto alla tazza di tè verde, per sentirsi a casa tra una puntata e l’altra al blackjack. Con, all’estremo, signore supersofisticate e griffate, inappuntabili, senza una ruga né borse sotto gli occhi ma costosissimi bauletti in coccodrillo al braccio e stiletti da capogiro ai piedi.
I turisti cinesi, al 90% della Cina continentale, arrivano da ogni dove, da Chengdu a Tianjin, scaricati a getto continuo dagli autobus delle case da gioco. Si assiepano con il naso all’insù intorno alla sfera armillare gigante della hall del Venetian Macao, il più grande al mondo con i suoi 50mila metri quadri su cinque livelli, che ricorda quelle del gesuita astronomo Matteo Ricci. Sono nell’ex colonia portoghese non solo per giocare alla roulette, quanto per fare shopping, rimangono a bocca aperta davanti alle meraviglie cartonate in grande spolvero che pescano a piene mani dall’iconografia della città romantica più amata al mondo, Venezia, cinesi inclusi, ovviamente. Musica di Vivaldi e Boccherini a gogo.
«La nostra filosofia sta cambiando - dice Henry Ho, a capo della business development unit del Governo di Macao - i casinò e il loro futuro sono l’esempio più chiaro di questa strategia». La Regione amministrativa speciale vuol mutare pelle, è ormai sede di un mega polo del divertimento che pullula di parchi a tema, una città nella città dedicata allo svago puro. Certo, si sfrutta la vicinanza con Shenzhen per allargarsi al settore high-tech ma, soprattutto, Macao sta rivedendo la funzione dei suoi casinò che pure contribuiscono all’80% alle entrate governative.
Una decina i casinò al top, una ventina se ci si allarga alla Cotai strip, alla penisola di Macao e a Taipa Island. Protagonisti che, intanto, raddoppiano di superficie, alle spalle del Venetian, il fiore all’occhiello, con capofila Galaxy Macau, un altro big, impazza l’ampliamento dei volumi con le ruspe attive giorno e notte. Si costruisce e si allarga, come ai vecchi tempi ruggenti, quando tutto iniziò alle soglie del terzo millennio.
Più volumi, più aree shopping, più hotel e negozi. «Ci interessano moltissimo i marchi della moda occidentale, perché qui - dice Posy Kuok, pr del Venetian, a nome del gruppo Sands China limited - i nostri clienti possono vivere un’esperienza completa di piacere e bellezza, a contatto con il meglio del bello». Come dire, ed è vero, non c’è bisogno di viaggiare all’estero, in Europa, perché l’Europa è già qui, racchiusa nelle boutique dei mall dei casinò, nei pacchetti premio tutto compreso che spaziano dal benessere all’arte alle griffe più amate.
Armani è presente, al suo meglio, Emporio incluso. Jil Sander, pure, per fare qualche esempio, guarda caso, di due marchi che nulla hanno a che vedere con i gusti dei ruspanti clienti che fanno il tifo a voce alta raccolti a capannello ai tavoli delle sale gioco. Phoenix, Golden fish, Imperial house, Red Dragon fruttano e vanno di nuovo alla grande, poi però il Venetian ti vende anche Venezia, con tanto di tanto di voucher per un viaggio in gondola sotto un cielo azzurro tanto stupendo quanto finto, ti consiglia l’Emporio gondola e la Boutique gondola, con sconti speciali su marchi occidentali.
Gran parte di questo marketing nasce dal rinnovo delle licenze decennali arrivato a fine lockdown, che ha sottratto altri due miliardi di dollari al fatturato dopo le devastazioni dell’anticorruzione anteriore al contagio.
Ma a gennaio il Capodanno ha riaperto il magico mondo dei cinesi giocatori incalliti, con un aumento dell’82,5% sul 2022, l’anno nero, con 1,4 miliardi di dollari e mezzo milione di arrivi. Rintuzzato l’attacco della malese Genting, Sands China, Wynn Macau, Galaxy Entertainment, MGM China, Melco Resorts e SJM Holdings hanno promesso investimenti diversificati per 15 miliardi dollari entro il 2033. Che dovranno passare dal 5 al 30 per cento, con l’arrivo di più turisti stranieri e l’assunzione di più manodopera locale. Che non c’è, la nazionalità del personale spazia dall’Ucraina all’Indonesia, dal Portogallo alle Filippine. Visto però che Las Vegas incassa la metà da ricavi non di gioco, sarà il caso di seguirne le orme.
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