Cinema

Macbeth nell’incubo monocromatico di Joel Coen

“The Tragedy of Macbeth”, film d'apertura del New York Film Festival, è “un calvario agorafobico”

di Filippo Brunamonti

The Tragedy of Macbeth (Courtesy of Apple - A24)

3' di lettura

New York – Dopo la versione realista di Justin Kurzel, con Michael Fassbender e Marion Cotillard, e il capolavoro di Roman Polanski con Jon Finch e Francesca Annis, il regista Joel Coen, alla macchina da presa senza il fratello Ethan, deve essersi chiesto quale spinta, venale e diabolica, lo abbia condotto al Macbeth shakespeariano. Risposta: “Un incubo monocromatico”.

Shakespeare “tagliato all'indietro”

Così, tra un tappeto rosso che fa pensare alle illusioni di Mongiardino e l'incontro che ha seguito la proiezione stampa di The Tragedy of Macbeth, film d'apertura del New York Film Festival, Coen dice di aver immaginato il testo di Shakespeare “tagliato all'indietro” e “teatrale e stilizzato” fino al bianco e nero.

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“Un calvario agorafobico in cui corpi e volti si stagliano con nitidezza di stagnola dalla nebbia bianco crema” aggiunge il Guardian che si accoda ad una tornata di critiche positive. Il direttore della fotografia è Bruno Delbonnel, l'inquadratura ha l'alone grigio purpureo del formato 1:33, i teatri di posa sono quelli di una Los Angeles sradicata dai cieli incendiari della California e immersa in espedienti visivi che hanno qualcosa di Kurosawa e Welles, con alcune ombre espressioniste tedesche.

Ci dice Coen: “Mi sono avvicinato al Macbeth come ci si avvicina a un dramma criminale degli anni Trenta-Quaranta, ma in modo del tutto naturale, senza farmi sopraffare dai limiti del cinema”.

La fotografia di Delbonnel è limpida e austera

La fotografia di Delbonnel è limpida e austera e la scenografia di Stefan Dechant restituisce al pubblico il castello di Macbeth come una gigantesca mongolfiera modernista rettilinea, attraversata da cortili rotti dal gelo e delimitati da pareti vertiginose e corridoi che si estendono “come una sorta di braccio della morte a pianta aperta”.

Un noir (in sala per un periodo limitato a Natale e in streaming da metà gennaio) affidato ad interpreti del calibro di Denzel Washington e Frances McDormand, con alle spalle i colossi Apple e A24 ad anticipare una ghiotta stagione di premi. L'opera su un uomo che insieme a sua moglie trama l'omicidio del re scozzese assume uno stile originale.

Macbeth e Lady Macbeth, sotto gli occhi di Coen, sono più in là con gli anni rispetto alla maggior parte delle produzioni passate e la scelta di girare in bianco e nero riesce a toccare sottotrame che esaltano elementi horror molto affini a Dreyer, compreso il portrait di ciascuna delle tre streghe (Kathryn Hunter si presenta in modo inquietante a Macbeth con due riflessi in una pozza d'acqua).

“Molti insegnanti di inglese, a scuola, partono dall'opera del Macbeth perché dicono attragga i quattordicenni. È un testo spaventoso, fitto, inquietante, gonfio di omicidi, profezie, caos e streghe” spiega Frances McDormand. “Quando ero alle medie ho recitato nella scena del sonnambulismo e in un paio di parti con le streghe. Ho fatto un provino un paio di volte per le produzioni di Macbeth ma non l'ho mai veramente perseguito, fino a quando non ho calcato il palcoscenico del Berkeley Repertory Theatre. Con Joel, Lord e Lady Macbeth sono diventati una coppia di anziani, alla fine delle loro ambizioni e non all'inizio. Credo sia una grande intuizione”. Un adattamento che ha visto collaborare Coen con il produttore teatrale Scott Rudin, cancellato dai titoli del film dopo essere stato travolto da accuse di bullismo. Anche se “la vera iniziatrice di quest'avventura, con mio marito Joel al posto di comando, penso di essere stata io” riprende McDormand.

“La scena di Lady Macbeth sonnambula è quella che mi ha portata a scegliere di fare l'attrice. Il teatro è comunque un mezzo diverso dal cinema, ha un suo linguaggio intraducibile. Le sfide erano tante”. Brendan Gleeson ha un cameo nei panni del re e Coen immagina per lui una macabra scena di un omicidio in primo piano. Corey Hawkins è un feroce Macduff, lacerato dall'odio per se stesso per aver abbandonato moglie e figli al tiranno. Bertie Carvel è Banco; Harry Melling è il giovane Malcolm, Stephen Root il portiere sbronzo che lancia gag sulla disfunzione erettile.Coen ha optato per la regia solo quando ha capito che il dramma teatrale sarebbe rimasto il cuore della tragedia, guidato istintivamente da un'urgenza politico-sociale e dalle musiche del compositore Carter Burwell che ha inchiodato il senso di astrazione a sangue freddo dei fratelli Coen fin da Blood Simple.

“Il modo in cui Joel ha condotto le sessioni di lettura tra il cast è proprio quello di una compagnia teatrale” ricorda Denzel Washington. “Ci ha fatti sedere tutti attorno al tavolo, gli attori si davano il cambio e interpretavano parti diverse tra loro, scambiandole. Siamo diventati una vera e propria company. È questo il cibo dell'anima per un attore: il teatro che si fa cinema”.


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