Macchine utensili, nel 2023 prevista produzione record: un miliardo in più del 2019
Secondo le stime dell’Ucimu il valore arriverà a 7,75 miliardi di euro, in crescita del 6,5% sul 2022. La frenata delle commesse limita solo in parte la crescita
di Luca Orlando
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Oltre 20 milioni al giorno, sabato e domeniche inclusi. A dispetto di tutto, crisi della supply chain e boom dei costi dell’energia, balzo dei tassi e dell’inflazione, crisi geopolitiche e rallentamento del commercio globale, per la macchina utensile italiana il 2023 sarà comunque un anno da incorniciare.
Dopo lo scatto a doppia cifra del 2021 confermato l’anno successivo, nelle previsioni di Ucimu-Sistemi per Produrre a dicembre si potrà festeggiare un nuovo record, con la produzione di macchinari lievitata di oltre sei punti a 7,75 miliardi di euro, un miliardo abbondante in più rispetto a quanto accadeva prima della crisi, nel 2019.
Crescita agevolata dal progresso costante avvenuto sui mercati internazionali, con l’Italia al quarto posto mondiale, ma guidato soprattutto dal mercato interno, che così come accade per la produzione realizza i nuovi massimi di sempre.
Il consumo interno di impianti, rilanciato dopo anni di stasi dal robusto pacchetto di bonus fiscali avviato con il piano Industria 4.0, si porta a 6,8 miliardi, il massimo di sempre, due miliardi oltre i livelli toccati nel 2019.
«I risultati di questi ultimi anni - spiega la presidente di Ucimu Barbara Colombo davanti ai soci riuniti nell’assemblea annuale - testimoniano come la macchina utensile italiana esca rafforzata dalla crisi sanitaria, a cui ha fatto fronte in modo più efficace ed energico di molti competitors, a partire dalla Germania». Se la massa di commesse raccolta in passato continua a saturare la produzione, i nuovi ordini sono tuttavia meno brillanti e già il primo trimestre ha evidenziato un calo di quasi 24 punti. Frenata che rende ancora più urgente affrontare le sfide principali del periodo, in primis l’abbinata digitalizzazione-sostenibilità. «Per questo chiediamo, alle autorità di governo, di confermare e potenziare il piano transizione 4.0 che - a nostro avviso - deve prevedere, in via strutturale, un sistema modulare di incentivi fiscali che possano essere tra loro combinati e cumulati e che premino maggiormente chi investe in nuove macchine ove la digitalizzazione è anche abilitatore di sostenibilità». Altra criticità è quella del reperimento di personale preparato a operare nei propri impianti.
«Per questo è fondamentale che il sistema paese intervenga direttamente per sostenere Scuola e Università adeguando i programmi di studio dei percorsi formativi di ogni ordine e grado ai cambiamenti del contesto. D'altra parte, alle autorità di governo chiediamo anche che sia confermata, anche in futuro, l'operatività del credito di imposta per la formazione, fondamentale per sostenere le aziende in un rapido processo di aggiornamento del proprio personale. Infine, l'incremento del costo del lavoro, calcolato in un +6,6%, è poi un ulteriore problema per le imprese che devono assumere, pertanto chiediamo alle autorità di governo di intervenire attraverso la riduzione del cuneo fiscale».
Nei dati elaborati da Ucimu è evidente come l’export continui a progredire, con i principali mercati di sbocco a segnare crescite importanti nei primi tre mesi del 2023.
A partire da Usa (126 milioni +35,4%), Germania (89 milioni, +43,8%) e Cina.
«Esportare è il nostro primo modo di presidiare il mercato internazionale ma non può e non deve essere l'unico. A questo proposito - ha concluso Barbara Colombo - chiediamo più risorse per invito di buyer esteri in Italia e, al più presto, la riapertura del Fondo 394, per Pmi e Mid Cap, per sostenere attività di internazionalizzazione quali, per esempio, l'apertura di sedi e filiali e la creazione di reti di imprese all'estero così come i progetti di sviluppo in materia di transizione ecologica e digitale e la partecipazione a fiere internazionali».
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