ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùIl voto per l’Assemblèe nationale

Francia, Macron crolla e perde la maggioranza assoluta. Exploit di Le Pen

Il presidente conquista solo 245 seggi. La sinistra di Mélenchon seconda forza politica mentre al Rassemblement national vanno 89 seggi, dagli otto della precedente legislatura

di Riccardo Sorrentino

Aggiornato il 20 giugno 2022, ore 00:58

Legislative in Francia, Macron vota a Le Touquet con la moglie Brigitte

4' di lettura

Emmanuel Macron perde la maggioranza assoluta. L’alleanza presidenziale Ensemble! ha ottenuto, sulla base dei risultati definitivi 245 deputati, un risultato molto lontano dalla maggioranza assoluta di 289 deputati e dalla maggioranza 2017 di 350 deputati.

Nupes seconda forza all’Assemblée, Rn terza

Nupes è a 131 seggi, ai quali vanno aggiunti i 22 deputati della sinistra non estrema, tra cui diversi socialisti “dissidenti”, contrari all’alleanza con Mélenchon. Il Rassemblement national è a 89 seggi, in forte crescita dagli otto deputati del Front national della precedente legislatura, mentre i Républicains sono a 61 seggi (dai 100 del 2017). I partiti minori - a parte i deputati di centrosinistra - hanno ottenuto 29 seggi. L’astensione è calcolata al 53,77%.

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Le proiezioni dopo il voto

I risultati sono in linea con le proiezioni. Secondo Ispos-Sopra Steria Ensemble! avrebbe conquistato solo 230 seggi, Nupes 149 seggi, il Rassemblement national 85 seggi i neogollisti 76 seggi. Secondo Ifop il partito presidenziale avrebbe ottenuto tra 230 e 240 seggi, Nupes tra 165 e 175 deputati, i Républicains tra 62 e 68 e il Rassemblement nationale tra 80 e 85. Secondo invece Elabe, nell’ultima proiezione delle 23.45, l’alleanza presidenziale era accreditata con 247 seggi, Nupes 147, i Républicains 68 seggi, e il Rassemblement national 90 deputati.

La vittoria di sinistra e destra radicali

Nelle proiezioni - che non sono exit polls, ma stime sullo spoglio (in alcune circoscrizioni il voto si è chiuso alle 17) relativamente precise - sembra dunque emergere una forte affermazione della sinistra e, soprattutto, della destra populista, e un deciso indebolimento della maggioranza presidenziale che avrebbe bisogno, nella migliore delle ipotesi, di almeno una cinquantina di deputati delle opposizioni per poter governare con una certa tranquillità. Per la prima ministra, Elisabeth Borne «questa situazione costituisce un rischio per il nostro paese»

Sconfitte clamorose

Molti, tra l’altro, i rappresentanti di Ensemble! che non sono stati eletti: Richard Ferrand, presidente dell’Assemblée Nationale, la ministra della Sanità Brigitte Bourguignon, la ministra della Transizione ecologica Amélie de Montchalin, la segretaria per il Mare Justine Benin, Christophe Castaner, ex ministro dell’Interno, Ambroise Méjean, presidente del Giovani con Macron, Roxana Maracineanu, ex ministra dello sport, sconfitta significativamente, anche se per soli 180 voti, dalla cameriera d’albergo candidata da Nupes, Rachel Kéké, leader degli scioperi all’Ibis Batignolles di Parigi.

Allargare la maggioranza

I più moderati tra i repubblicani e i socialisti - scontenti dell’alleanza con Mélenchon - sono i candidati naturali, ma ovviamente il programma di Macron dovrà scendere a compromessi. «Si verrà a patti con tutti coloro che vogliono fa avanzare il Paese», ha subito detto la portavoce del governo, Olivia Grégoire, che ha espresso la sua «inquietudine per forze estremiste così forti», presto seguita dalla prima ministra Borne: «Le multiple sensibilità dovranno essere associate e i buoni compromessi costruiti per agire al servizio della Francia. I francesi ci invitano a unirci per il nostro paese». «È una situazione inedita, che ci imporrà di andare al di là delle nostre certezze e delle nostre divisioni», ha riconosciuto il suo predecessore Gabriel Attal. «Costruiremo presto una maggioranza che sarà assoluta nell’Assemblée», ha detto ancora il ministro per i rapporti con il Parlamento Olivier Véran.

Le aperture (e le divisioni) dei Républicains

«Les Républicains saranno il blocco decisivo» ha aggiunto Rachida Dati, ex ministra neogollista mentre Jean-François Copé, ex ministro con Villepin, ha ripetuto che «un patto di governo è vitale tra Macron e Lr per lottare contro la rimonta delle forze estremiste». Christian Jacob, presidente del partito, ha però ripetuto che «siamo all’opposizione e resteremo all’opposizione».

I precedenti del 1959 e 1988. De Gaulle e Mitterrand

Qualcosa di simile è già capitata, in Francia: nel 1988, François Mitterrand, convinto di poter conquistare la maggioranza assoluta dopo la rieleazione e la cohabitation con Jacques Chirac primo ministro, riuscì a ottenere soltanto 275 seggi, contro i 289 della maggioranza assoluta. Fu costretto, con il governo Michel Rocard - mal sopportato - ad allargare la maggioranza a sinistra (i 26 comunisti) e a destra (i 40 centristi). Anche Charles De Gaulles, nella prima legislatura della V Repubblica (1958-1962) non riuscì a conquistare la maggioranza assoluta, ottenendo 198 deputati su 551 e il primo ministro Michel Debré fu costretto a una difficile alleanza, nata nel 1959, con il Centre national des indépendants et paysans, : tra i suoi 133 deputati sedeva Valéry Giscard d’Estaing.

Lo scudo dell’articolo 49-3 della Costituzione

All’epoca, l’articolo 49-3 della Costituzione (usato 3 volte da Debré, anche per dotarsi di una bomba atomica, 28 volte da Rocard) permetteva però al presidente di governare con una maggioranza relativa: i disegni di legge potevano passare senza voto, a meno che non fosse approvata una mozione di sfiducia. Dal 2008 la norma si applica solo alle Finanziarie e alle leggi sul finanziamento della previdenza sociale.

La vittoria dei populisti

La vittoria dei populisti è particolarmente significativa tenuto conto del sistema elettorale, un uninominale a doppio turno, che tende a sottorappresentare le forze minori. Il Front nationale aveva ottenuto nel 2017 soltanto 8 deputati, malgrado il 13% dei voti al primo turno e l’8,75% al secondo. «È uno tsunami», ha commentato Jordan Bardella, presidente del partito (in sostituzione di Marine Le Pen). Mélenchon, socialisti, comunisti ed ecologisti, che si erano presentati singolarmente, avevano conquistato in totale 58 deputati. Oggi salutano, con il leader, «la rotta totale del partito presidenziale». Mélenchon ha anche sottolineato come «non c’è alcuna maggioranza».

Le soglie critiche nell’Assemblée

Entrambi i gruppi populisti superano ora due soglie importanti: quella che permette la mozione di sfiducia (56 deputati) e quella che permette di chiedere un parere del Consiglio costituzionale sui provvedimenti al voto (60 deputati). Marine Le Pen ha promesso «un’opposizione ferma» ma «responsabile» e «rispettosa delle istituzioni».

La vittoriosa sconfitta dei neogollisti

In difficoltà anche i Répubblicains, che avevano ottenuto 112 deputati. «Siamo morti? No, ed ecco la prova - ha aggiunto Dati - Ci sono tre fatti politici: una sconfitta cocente di questo governo: neanche Mitterrand nel 1988 era arrivato a questo punto. È la sconfitta della sua strategia, La sinistra rappresenta appena il 25% nel Paese e questo Nupes ci imporrà temi che i francesi non possono. È infine la prima volta che il Rassemblement national sarà un gruppo di opposizione». È in questo quadro che Dati individua un ruolo per i neogollisti.

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