Made in Italy, il falso muove un business da 90 miliardi
La stretta passa dalla cooperazione con i distretti industriali più esposti e da app investigative per ricostruire i flussi. Emergenza per la tutela dell’agroalimentare e dei diritti d’autore
di Ivan Cimmarusti
5' di lettura
Un grande inganno muove a livello globale un giro d’affari illecito da oltre 90 miliardi di euro l’anno. È la contraffazione del marchio Made in Italy, che ha portato la Guardia di finanza a mettere a punto per il 2023 un piano operativo più incisivo a tutela dell’industria.
Si vuole arginare l’Italian sounding, un sistema che, sfruttando parole, immagini, colori e riferimenti geografici evocativi del Bel paese, ha permesso alla filiera della contraffazione di ritagliarsi un business che vale circa 6 punti percentuali di Pil. Un danno che si protrae ormai da anni e che sta provocando una gravissima flessione per i distretti industriali italiani, cui va aggiunto il mancato incasso di tasse per lo Stato. Basti considerare che nel 2020 la contraffazione ha provocato un decremento economico nazionale pari a 17 miliardi di euro, determinando un minor gettito erariale, di Iva, Ires, Irpef e contributi previdenziali non versati di oltre 4,8 miliardi.
Il governo è corso ai ripari con un pacchetto di norme per tutelare il sistema Paese anche contro l’Italian sounding, prevedendo, tra le altre cose, un inasprimento delle misure penali. Parallelamente la Guardia di finanza ha potenziato il livello degli accertamenti per tutelare il Made in Italy.
L’attività investigativa, che viaggia su più livelli, è così descritta: «individuazione e sequestro della merce falsa, disarticolazione, in Italia e all’estero, della catena logistica, organizzativa e strutturale delle filiere illecite, dei canali di finanziamenti, riciclaggio e reinvestimento dei profitti derivante dalle condotte, nonché recupero a tassazione dei proventi illeciti».
In ballo c’è la salvaguardia del tessuto produttivo, soprattutto dopo che il periodo Covid ha reso vulnerabili importanti comparti come l’abbigliamento, l’automazione, l’arredamento e, in misura sempre più alta, l’agroalimentare e la violazione del diritto d’autore.
Segnalazioni operative
Al fine di orientare le attività investigative la Guardia di finanza ha elaborato una serie di iniziative. Per esempio, c’è la collaborazione avviata con le associazioni di categoria e i referenti dei distretti industriali maggiormente a rischio. È il caso dei distretti dell’occhialeria di Belluno, di quello lombardo della cosmetica, toscano della moda, veneto del prosecco, agroalimentare dei salumi di Parma, agroalimentare di Nocera/Gragnano, del mobile imbottito di Matera, calzaturiero marchigiano, del mobile della Brianza, della gomma del Sebino Bergamasco e del cioccolato di Alba e Cuneo.
In questo senso, tornando di grande utilità del Soq, cioè le segnalazioni operative qualificate acquisite nell’ambito dei rapporti di collaborazione avviati.
Le app investigative
L’attività di intelligence è svolta anche con l’analisi di una serie di banche inserite nel contesto della Dorsale informatica su cui può contare la Guardia di finanza. All’interno della piattaforma Cognos c’è uno strumento di analisi di rischio denominato “Analisi dei rischi Gdf”, che permette di acquisire le principali informazioni contenute nelle dichiarazioni doganali, aggiornate alla data antecedente a quella dell’interrogazione. Lo strumento è particolarmente utile, considerato che è possibile selezionare spedizioni, anche molto recenti, connotate da profili di rischio e di acquisire, in modo riservato, informazioni suscettibili di immediato utilizzo investigativo.
Nella banca dati GeCo (gestione delle conoscenze operative), invece, è stata creata una sezione dedicata al comparto della tutela del mercato dei beni e dei servizi, che può essere consultata per meglio orientare le attività di servizio. A ciò si aggiunga il Siac (sistema informativo anticontraffazione), una piattaforma telematica multifunzionale che costituisce un strumento fondamentale nel settore della tutela del Made in Italy.
Agroalimentare-diritti d’autore
L’agroalimentare e i diritti d’autore rappresentano due settori sempre più «esposti» nel sistema della falsificazione. Ma andiamo con ordine.
Secondo l’Istat, il comparto agroalimentare – che comprende agricoltura, silvicoltura e pesca – genera un valore aggiunto pari 32,7 miliardi, con un valore della produzione pari a 60 miliardi. A ciò si aggiunga la cosiddetta Dop Economy, che fornisce un contributo del 21% al fatturato complessivo dell’agroalimentare nazionale e di analoga misura alle esportazioni di settore. Valori che fanno gola alle organizzazioni criminali. Secondo i dati della Guardia di finanza, nel periodo gennaio 2021–dicembre 2022 sono stati compiuti 731 interventi che hanno portato al sequestro di oltre 18,6 milioni di litri e circa 5mila tonnellate di prodotti agroalimentari, oggetto di contraffazione e frode commerciale. Sul fronte Dop, invece, sono state sequestrate 470 tonnellate e circa 13,8 milioni di litri che recavano false attestazioni Dop e Igp.
La violazione dei diritti d’autore sta diventando sempre più un’emergenza. Il cyberspazio e la proliferazione incontrollata di software sta provocando un aumento vertiginoso dei casi registrati. L’impennata di sequestri della Guardia di finanza è riportata in tabella. Nel 2022 sono stati sequestrati 9.438.611 prodotti in violazione delle norme sul diritto d’autore, rispetto ai 149.184 del 2021.
---
SCHEDE / Il sistema dei controlli
Cooperazione
Allo scopo di orientare le verifiche anti-contraffazione, la Guardia di finanza ha stretto rapporti di collaborazione con associazioni di categoria, distretti industriali e aziende dei comparti che necessitano di un adeguato presidio. Lo scopo è di ottenere il rilascio di Soq, cioè segnalazioni operative qualificate. Attraverso questi contatti e unitamente all'azione di intelligence, la Guardia di finanza punta ad aggiornare costantemente una mappatura della filiera della contraffazione e della falsificazione del Made in Italy.
E-commerce
In relazione alla sussistenza di fattispecie di reato connesse al fenomeno della contraffazione realizzate attraverso il web, il Nucleo speciale tutela privacy e frodi tecnologiche assicurerà il necessario contributo tecnico a supporto dell'attività svolte a livello territoriale. Il Nucleo speciale beni e servizi continuerà a curare le relazioni operative con le principali piattaforme di e-commerce. Ad oggi, per esempio, risultano forme di collaborazione e condivisione di dati delle vendite con le piattaforme Alibaba e Amazon.
Anelli della filiera del falso
L'obiettivo dell'attività di intelligence è di individuare i vari anelli che compongono la filiera illecita: presenza di eventuali poli produttivi clandestini per la produzione o l'assemblaggio di prodotti falsi; snodi di transito (arterie stradali e autostradali) e dei punti di ingresso dei prodotti illegali provenienti dall'estero (porti, scali aeroportuali); reti distributive delle merci illecite sia per il commercio all'ingrosso (depositi commerciali) sia nella fase del commercio al dettaglio (presenza di outlet, di aree o comuni a forte richiamo di pubblico e/o di turisti).
Città e centri storici
Il controllo del territorio resta strategico per individuare il business della contraffazione. Si pensi alla penetrazione all'interno delle filiere produttive di taluni distretti industriali (ad esempio Prato) e alla moltiplicazione nei centri storici delle città, specie a forte richiamo turistico(ade esempio Roma, Firenze, Venezia), di imprese straniere dedite alla commercializzazione, anche in forma ambulante, di merci e souvenir di bassa qualità, di merce contraffatta, insicura e/o falsamente etichettata come Made in Italy.
Risorse informatiche
Il Comando generale della Guardia di finanza ha elaborato una serie di applicativi informatici nel contrasto alla contraffazione e alla falsificazione del Made in Italy. In particolare, c'è la piattaforma Cognos che permette di acquisire le informazioni doganali. La banca dati GeCo, invece, può essere consultata per orientare le attività di servizio. Il Siac (sistema informativo anticontraffazione), strumento fondamentale nel settore della tutela del Made in Italy.
Italian Sounding
L'Italian Sounding è la pratica di utilizzare parole, immagini, colori e riferimenti geografici evocativi dell'Italia per vendere merci contraffatte (il fenomeno si registra soprattutto nel settore dell'agroalimentare). Secondo le rielaborazioni di MGlobale, l'Italian Sounding risulta più marcato in Giappone (quota di prodotti non autentici pari al 70,9%), in Brasile (70,5%) e in Germania (67,9%). Analizzando i prodotti, l'Italian sounding è più marcato nel ragù (61,4%), nel parmigiano (61%) e nell'aceto balsamico (60,5%).
loading...