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Made in Italy hi-tech in cerca di opportunità, Smau porta a Londra 37 startup italiane

Fino al 27 maggio una 3 giorni di networking che fa incontrare gli startupper con imprese, istituzioni e investitori britannici per creare nuove partnership nei settori della mobility, delle smart communities, agrifood, salute e media

dal nostro inviato a Londra Alessia Tripodi

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4' di lettura

L’innovazione del Made in Italy in giro per l’Europa in cerca di nuove partnership e opportunità. Dopo Berlino e Parigi, le startup innovative italiane selezionate da Smau, la piattaforma di business matching che da 50 anni sostiene l’innovazione delle imprese, sono arrivate a Londra per “Italy RestartsUp in London”, una 3 giorni di networking e incontri con aziende, istituzioni e innovatori britannici promossa da Smau con Ita, Italian Trade Agency. Sono 37 le startup scelte per la tappa inglese, che ha visto anche la presenza di grandi imprese italiane come A2A, Angelini Consumer, Edison, Ferrovie dello Stato Italiane, Intesa Sanpaolo Innovation Center, Siram Veolia, Sky e Snam che sono arrivate a Londra in cerca di nuove partnership sul fronte dell’Open Innovation. Con loro anche gli hub e gli acceleratori delle regioni Lazio, Emilia Romagna, Campania e Marche.

Londra tappa obbligata per l’internazionalizzazione

Ma i veri protagonisti sono gli startupper, i giovani (e non solo) imprenditori italiani che grazie al digitale e all’intelligenza artificiale sono pronti a innovare i settori dell'agroalimentare, delle energie green, il settore manifatturiero e quello dei servizi. E per chi guarda all’internazionalizzazione, Londra è una tappa quasi obbligata: secondo Smau, la capitale inglese è infatti una destinazione privilegiata per chi vuole fare innovazione non solo in ambito Fintech (la City conta 2.183 aziende del settore), ma anche nell’Intelligenza Artificiale, l’Healthcare e l’EdTech. Secondo Startup Genome , che ogni anno monitora l'evoluzione a livello globale degli ecosistemi di startup e calcola il valore complessivo degli investimenti nel settore, Londra è al al secondo posto nella classifica mondiale dei Global Startup Ecosystem, dopo la Silicon Valley, al pari di New York, seguita da Beijing e Boston. Il suo ecosistema di startup, dice ancora Smau, vale 142 miliardi di dollari (quello della sola Silicon Valley vale 1.029 miliardi di dollari) e si piazza al terzo posto, dopo gli Stati Uniti e la Cina per la capacità di attrarre investimenti di Venture Capital.

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Dall’Ai per l’enogastronomia ai nasi elettronici

Le startup presenti a Londra arrivano da tutta Italia con le loro idee hi-tech. Fra le 37 scelte da Smau c’è, per esempio, Weart, nata a Siena con sede anche a Milano, che presenta TouchDIVER, un dispositivo che si indossa sulla punta delle dita e che permette di fare esperienze virtuali altamente immersive: riproduce con alta fedeltà la sensazione di toccare le superfici e fornisce contemporaneamente forza, temperatura e feedback sulla consistenza degli oggetti. Poi Esgeo, la piattaforma integrata di intelligenza sostenibile fondata dal manager Fabrizio Fiocchi con il Gruppo Techedge per misurare, gestire e pianificare gli impatti su ambiente, società e governance, che è stata premiata dal Consolato Generale Britannico.

Sul fronte dell’agroalimentare c’è Enismaro, realtà di Salerno che ha realizzato una piattaforma per garantire, in maniera oggettiva, univoca e trasparente il rispetto delle caratteristiche di qualità dei prodotti enogastronomici lungo tutta la filiera produttiva. La soluzione potenziata da due componenti tecnologiche, sensori IoT e Blockchain, permette di risalire al luogo di origine del prodotto in ogni singola fase della filiera. Sempre per la tutela dei consumatori, la startup Farzati Tech ha invece sviluppato sistemi innovativi di tracciabilità per la filiera agroalimentare: la tecnologia di punta, BluDev®, è un sistema che, attraverso l'acquisizione della matrice chimica di un elemento organico, è in grado di definire la Digital Bio Finger Print, un'impronta digitale che permette di dare tracciabilità di certa origine ad un prodotto finito, una materia prima o un semilavorato, garantendo sicurezza, trasparenza e consapevolezza dal campo alla tavola.

Il “naso elettronico” di Mastersense è un dispositivo facile da usare che non necessita di personale qualificato e risponde all'esigenza del consumatore di essere informato sulla freschezza degli alimenti che sta per acquistare o consumare. E ancora, The Thinking Clouds è una start-up innovativa di Benevento che realizza contenuti multimediali attraverso piattaforme di intelligenza artificiale, creando esperienze conversazionali coinvolgenti e personalizzate utili, per esempio, nel turismo, nei beni culturali, ma anche nell’e-learning. Poi c’è Pigro, con il suo tool che trova il contenuto corretto all'interno delle knowledge base aziendali ed estrae una risposta precisa e puntuale, utilizzato, per esempio, nei customer care.

Alta qualità, meno costi: il vantaggio delle startup italiane

«Creiamo nuove connessioni tra la startup da un lato, che rappresentano l’offerta di innovazione già pronta per il mercato, e le corporate dall’altro lato che oggi hanno importanti fabbisogni di innovazione che oggi le startup possono soddisfare». Così Valentina Sorgato, ad Smau, racconta il lavoro per sostenere gli startupper. «A questo aggiungiamo poi quelli che chiamiamo “abilitatori” - spiega - che sono incubatori, acceleratori, anche gli investitori stessi, che contribuiscono al processo facilitando la realizzazione di queste relazioni».

Dopo le tappe europee, racconta ancora l’ad, con «lo Smau a Milano, che quest’anno si svolge dall’11 al 12 ottobre, porteremo in Italia tutti gli operatori incontrati in questo tour per metterli in contatto con un numero ancora maggiore di soggetti». I feedback ottenuti finora, spiega Sorgato, sono positivi: «La qualità delle startup italiane non è per nulla inferiore a quelle che nascono nelle altre capitali europee e poi, ci dicono, le nostre costano un terzo rispetto ad analoghe startup basate a Parigi, Berlino o Londra è questo è un vantaggio». Il ruolo di accompagnamento e di preparazione delle startup da parte di Smau non termina con gli eventi di networking: «Dopo inizia la fase fondamentale di follow up - sottolinea Sorgato - perchè abbiamo visto che sia dal lato startup che dal lato corporate e dell’investitore c’è bisogno di accompagnare e facilitare il processo, fare in modo che arrivi al risultato, sia esso l’avvio di una collaborazione commerciale o di un investimento».


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