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Made in Italy: le imprese italiane ecosostenibili sono le più dinamiche sui mercati

Terzo Rapporto del Centro di Ricerca dell’Università degli Studi Internazionali di Roma. Oltre 530 mila le aziende che nel quinquennio 2017-2021 hanno deciso di investire in tecnologie e prodotti green

di Ca.Mar.

2' di lettura

Le aziende italiane imprese più orientate a investimenti ecosostenibili sono anche quelle più dinamiche sui mercati internazionali. Oltre 530mila le aziende che nel quinquennio 2017-2021 (ultimi dati disponibili) hanno deciso di investire in tecnologie e prodotti green. Ma ben nove imprese su dieci in Italia non risultano ancora in regola con i criteri di sostenibilità e impatto sociale. È quanto emerge dal Terzo Rapporto realizzato dal Centro di Ricerca sul Made in Italy dell’Università degli Studi Internazionali di Roma (Unint) di cui è Rettrice Mariagrazia Russo - curato da Giada Mainolfi e presentato al Centro studi americani.

Danese (Tim): la sostenibilità non è un costo

In realtà - evidenzia il rapporto - però, l’80 per cento dei consumatori italiani considera importanti le politiche di sostenibilità delle aziende anche quando acquistano su canali online. Le ricerche emerse dal Rapporto mostrano l’accresciuta sensibilità e preoccupazione ambientale dei consumatori italiani, che però non sempre si tramutano in scelte di consumo concretamente green. Maria Enrica Danese, direttrice Institutional Communications, Sustainability Projects & Sponsorship della Tim, ha spiegato come il colosso delle tlc sia riuscita a non aumentare il costo delle bollette nonostante il caro energia avendo investito in modo lungimirante in fonti rinnovabili, ha sostenuto «che la sostenibilità non è mai un costo ma una opportunità, un modello economico vincente su cui occorre investire in termini di formazione e nuove competenze».

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Humana People to People Italia

Alfio Fontana, CSR Manager di Humana People to People Italia, una Ong che raccoglie e recupera abiti usati e la cui rete internazionale nel 2022 ha gestito 21 milioni di chili di capi di abbigliamento, ha affermato: «I nostri negozi sono una fonte di utili con i quali finanziamo progetti sociali, ma rappresentano anche dei touchpoint per trasferire sensibilità e consapevolezza sul tema della sostenibilità». Una riflessione che conferma quanto emerge dal Rapporto, «ossia che l’ambiente di acquisto è il luogo in cui si decide la transizione green del consumatore».


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