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Dazi Usa: quanto vale il made in Italy a rischio

Nel 2018 il made in Italy ha venduto merci e prodotti negli Usa per un valore complessivo di 42,5 miliardi di euro. E si tratta di un flusso in costante crescita negli ultimi anni: +5% rispetto al 2017

di Carlo Andrea Finotto

Dazi Usa, Conte: difficile intervenire ma ce la metterò tutta

4' di lettura

Allarme dazi sui prodotti del made in Italy agroalimentare. Dopo il via libera del Wto a dazi Usa per 7,5 miliardi su esportazioni dell’Unione europea, e la pubblicazione della lista con i prodotti sottoposti a tariffe speciali, ad essere colpita sembra essere la filiere lattiero-casearia, mentre i prosciutti Dop sarebbero esclusi, così come il vino e l’olio. Parmigiano, Grana padano, Pecorino, Provolone, sono alcuni dei simboli italiani i cui produttori manifestano preoccupazione e che rientrano nei capitoli indicati dalla lista Usa. “Salva” la mozzarella, in virtù di un recente accordo sulle importazioni con un consorzio Usa.

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Coldiretti: rischio di un conto da un miliardo
Poco dopo il via libera del Wto ai dazi Usa, numerose associazioni di categoria hanno realizzato delle stime sui possibili danni, alla luce attuale sovrastimati. Ma, è bene ricordarlo, la lista non è cristallizzata e i prodotti potrebbero variare. A manifestare timori Cia, Alleanza Coop e Coldiretti. Secondo quest’ultima, «l’Italia rischia di pagare un conto di oltre un miliardo» a causa di un aumento delle tariffe all’import fino al 100% del valore attuale. Allo stato attuale il conto dovrebbe essere molto meno salato, ma dipenderà anche dall’evolversi dei rapporti Usa-Ue e Usa-Italia.

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Per Federalimentare, la federazione delle associazioni confindustriali che rappresentano le aziende della filiera agroalimentare, i dazi autorizzati dalla Wto potranno causare un taglio potenziale di mancato export importante. «Le nostre imprese sono preoccupate ma non dobbiamo cedere ad allarmismi - ha affermato Ivano Vacondio, presidente di Federalimentare, interpellato da Radiocor - Se gli Usa rappresentano il nostro primo mercato extraeuropeo e il secondo dopo la Germania a livello mondo, non è certo per i costi bassi dei nostri prodotti ma è perché comprare made in Italy significa consumare prodotti d'eccellenza creati con un know how unico».

I PRINCIPALI PRODOTTI ITALIANI ESPORTATI NEGLI USA

Valori in miliardi di euro

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Quante vale l’export italiano negli Usa
Ma cosa esporta l’Italia negli Stati Uniti e quanto vale? Nel 2018 – anno di cui l’Istat offre già una elaborazione completa e quindi più significativa rispetto al dato parziale 2019 – il made in Italy ha venduto merci e prodotti negli Usa per un valore complessivo di 42,5 miliardi di euro. E si tratta di un flusso in costante crescita negli ultimi anni: +5% rispetto al 2017 (40 miliardi circa) che ha sua volta faceva riscontrare un incremento rispetto ai dodici mesi precedenti (36,9 miliardi il valore delle esportazioni nel 2016).

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Agroalimentare e bevande occupano il terzo posto
L’agroalimentare, come detto, è il settore che rischia di essere maggiormente colpito dalla decisione dell’amministrazione Trump avallata dal Wto. Includendo anche le bevande e il tabacco (su quest’ultima produzione l’Italia ha in essere una serie di accordi con multinazionali estere per l’acquisto di materia prima) il comparto è il terzo nella graduatoria delle esportazioni Italiane negli Stati Uniti, con un valore di poco superiore ai 4 miliardi di euro nel 2018. Anche in questo caso, come per l’export totale, le dinamiche degli ultimi anni sono positive: l’incremento registrato rispetto al 2017 è stato del 4,1%.

Gli altri settori top del made in Italy
In cima alle esportazioni italiane negli Usa si trovano i mezzi di trasporto. Lo scorso anno l’Italia ha venduto sul mercato americano veicoli per quasi 9 miliardi di euro, con una crescita del 3,2% rispetto al 2017. Al secondo posto troviamo un altro dei comparti simbolo del made in Italy: la meccanica strumentale, che nel 2018 ha incrementato le proprie esportazioni negli Stati Uniti del 5,6%, arrivando a sfiorare quota 8 miliardi. Al terzo posto di questa ideale graduatoria troviamo, come detto, agroalimentare-benvande-tabacco, quindi il tessile-abbigliamento (valore di 3,8 miliardi di euro, in aumento dell’1,9%), prodotti farmaceutici (3,7 miliardi, in calo del 6,5%), poi metallurgia (2,8 miliardi, +8,5%), gomma e plastica (1,9 miliardi, -0,6%), prodotti chimici (1,9 miliardi, con un balzo del 12,9%), computer ed elettronica (1,2 miliardi, in calo dello 0,5%), apparecchiature elettriche (1,1 miliardi, +8,9%).

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Il vino vale 1,4 miliardi, i prodotti lattiero caseari 283 milioni
Aumentando un ideale zoom sul comparto agroalimentare-bevande-tabacco si scopre che la voce ampiamente più ricca delle esportazioni italiane verso gli usa è quella delle bevande, che da sole pesano quasi per la metà del totale: 1,9 miliardi nel 2018. Merito anche della crescente passione dei consumatori americani per le bollicine made in Italy (Prosecco in particolare). I prodotti lattiero-caseari, voce sotto la quale rientrano anche i possibili bersagli di Trump come Pecorino, Parmigiano o Grana Padano, hanno esportato prodotti per complessivamente 283 milioni di euro, con una contrazione del 4,5% rispetto al 2017. Per avere un termine di paragone, il vino vale 1,4 miliardi e l’export delle bibite da sole è quasi pari a quello del lattiero-caseario: 272 milioni di euro.

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Bilancia commerciale in favore dell’Italia
La bilancia commerciale tra Italia e Stati Uniti è nettamente a favore del made in Italy. Come detto, nel 2018 le esportazioni italiane hanno raggiunto e superato i 42 miliardi e 400 milioni di euro. Il flusso inverso, vale a dire quello di merci e prodotti Usa venduti in Italia, pur in crescita, è arrivato solo a sfiorare i 16 miliardi. Risultato: un saldo positivo per circa 26 miliardi.

Articolo aggiornato il 3 ottobre

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