Cinema e Media

Madre coraggio con lo strofinaccio

Maid. Una ragazza con una figlia di due anni lascia il compagno violento e, priva di alloggio e reddito, è obbligata a lavorare come donna delle pulizie Finalmente si affronta una dura realtà economica con un tocco, a tratti, comico

di Gianluigi Rossini

(RICARDO HUBBS/NETFLIX )

2' di lettura

Spesso ci siamo lamentati di come le serie tv (soprattutto statunitensi) mettano da parte con disinvoltura le questioni di soldi: giovani semi-disoccupati che vivono in appartamenti stupendi, escono tutte le sere e vestono bene, senza che si capisca come diavolo facciano a non andare in rosso. Fa quindi un certo effetto quando, in Maid (su Netflix), la protagonista Alex mette benzina e sullo schermo si vede il totale dei suoi averi scendere da 18 a 12 dollari e 35 centesimi, con un rumore di registratore di cassa, oppure quando un’offerta di lavoro è accompagnata dall’immediata sovraimpressione del guadagno settimanale auspicato.

Alex (Margaret Qualley) è appena fuggita dalla roulotte nella quale viveva con il compagno Sean, la cui rabbia alimentata dall’alcol esplodeva sempre più spesso in violenza. Nel cuore della notte ha messo sua figlia duenne in macchina ed è andata via, senza né un piano, né un posto dove andare: tutte le sue amicizie sono legate a Sean, sua madre (Andie MacDowell, che di Qualley è madre anche nella vita reale) è una fricchettona bipolare inaffidabile, suo padre ha un’altra famiglia a cui pensare. Alex trova un lavoro come donna delle pulizie e cerca faticosamente di risalire la china, tra file agli sportelli dei servizi sociali e pile di moduli umilianti da riempire.

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La telecamera la segue molto da vicino, puntata sul bellissimo viso di Qualley o posata sulle sue spalle, e rende bene l’idea del disorientamento di una madre single senzatetto. La soggettività della protagonista è centrale, a volte vediamo direttamente le sue percezioni, in maniera comica, quasi alla Ally McBeal. È un tocco interessante, sia perché contrasta con il documentarismo di altre scene, sia perché pone lo spettatore sullo stesso piano di Alex e gli impedisce di compatirla dall’alto.

Maid è tratta dal memoir omonimo scritto da Stephanie Land, e il radicamento in esperienze realmente vissute è forse uno dei motivi per cui riesce a essere così convincente. Al netto di qualche montaggio musicale di troppo e qualche momento di eccessivo eroismo, è probabilmente una delle cose migliori dell’anno.

Maid, Molly Smith Metzler, Netflix

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