Madrid destituisce il governo di Barcellona. Puigdemont: golpe. In piazza 450mila catalani
di S.Bio.
5' di lettura
Il momento delle scelte è arrivato per la Catalogna, e il governo di Madrid non lascia spazio alle istanze Catalane che denunciano il “colpo di stato il ritorno al franchismo”. Nel quadro dell'art. 155 il governo spagnolo ha deciso di proporre al senato la destituzione del presidente catalano Carles Puigdemont, del vicepresidente Oriol Junqueras e di tutti i membri del Governo democraticamente eletto dai catalani. Lo ha detto il premier Mariano Rajoy. Con queste iniziative “non si sospende l'autonomia né l'autogoverno della Catalogna ma si sospendono le persone che hanno messo la Catalogna fuori dalla legge” ha detto il premier spagnolo Mariano Rajoy.
Subito dopo, decine di migliaia di catalani (circa 450mila, per la polizia) si sono ritrovati sul Passeig de Gracia, nel centro di Barcellona, dove è iniziata verso le 17:00 la grande manifestazione convocata dal Tavolo per la Democrazia contro il commissariamento della Catalogna deciso da Madrid e contro la detenzione dei due leader indipendentisti Jordi Sanchez e Jordi Cuixart. Fra i manifestanti c'è anche il presidente Carles Puigdemont, che è stato accolto ma applausi e grida di appoggio, e ha preso la testa del corteo. Mentre la Cup, l'ala sinistra della
coalizione indipendentista catalana, ha chiesto una “proclamazione immediata” della repubblica in risposta al “colpo di stato” del premier spagnolo Mariano Rajoy.
Le mosse del governo di Mariano Rajoy
Per il governo spagnolo il presidente catalano Carles Puigdemont si è reso responsabile di una “disobbedienza ribelle, sistematica e consapevole” degli obblighi previsti dalla legge e dalla costituzione e ha “gravemente attentato” all'interesse generale dello stato. Lo affermano le motivazioni della richiesta di attivazione dell'articolo 155 della costituzione spagnola. “Il governo ha dovuto applicare l'articolo 155 della Costituzionale, anche se non era un nostro desiderio” ha poi spiegato il premier Mariano Rajoy al termine del consiglio dei ministri straordinario sulla Catalogna.
La mia volontà è di andare a elezioni il prima possibile, non appena sarà ripristinata la normalità istituzionale. Lo vuole la maggioranza, dobbiamo
aprire una nuova fase” ha spiegato il premier, parlando al massimo di sei mesi.
La sfida, difficilissima per la Spagna e da spiegare ai catalani, è quella di “raggiungere la normalità, la concordia tra tutti e lavoreremo perché tutti i catalani, a prescindere dalle loro idee, possano tornare a sentirsi uniti e partecipi di un progetto condiviso di futuro, un progetto che da molti secoli si chiama Spagna”. Le competenze del presidente e dei membri del governo catalano, ha aggiunto Rajoy, saranno assunte da autorità designate da Madrid sotto il controllo dei ministri del governo spagnolo. L'amministrazione catalana, ha precisato, “lavorerà secondo le linee direttrici fissate dagli organi nominati dal governo della nazione”. Le misure decise dal governo spagnolo prevedono anche il divieto per il Parlament catalano di eleggere un sostituto del presidente Carles Puigdemont. L'assemblea catalana eserciterà solo una “funzione rappresentativa”, non potrà adottare “iniziative contrarie alla costituzione” e Madrid avrà un potere di veto entro 30 giorni sulle sue decisioni.
E ancora, “il governo spagnolo l'11 ottobre ha presentato una richiesta alla Generalitat di rispondere se era stata dichiarata l'indipendenza. Il governo poteva farlo prima, ma abbiamo deciso di agire con prudenza, responsabilità,
cercando di produrre una rettifica, ma questa cosa che non è successa. Qualcuno potrebbe pensare che quello che volevano alcuni era arrivare all'applicazione dell'art. 155” ha aggiunto non senza enfasi il premier spagnolo .
“Questo è un processo unilaterale e contrario alla legge e che ha cercato lo scontro” ha commentato Mariano Rajoy al termine del consiglio dei ministri straordinario sulla Catalogna, parlando del referendum indipendentista. “La cosa più antidemocratica e impressionante è ciò che è successo il 6 e 7 settembre nel parlamento catalano, un evento senza precedenti: sono stati negati i diritti dell'opposizione e nel giro di un quarto d'ora è stato approvato un progetto di legge”. Nel giro di 15 minuti è stata liquidata la costituzione e lo statuto dell'autonomia catalana”.
Il Psoe
Poi il segretario socialista Pedro Sanchez, confermando l'appoggio del Psoe al governo del premier Rajoy ha affermato a Cartagena, che il suo partito ha scelto di “difendere la costituzione” e di non “voltare le spalle alla Spagna” prolungando “un'agonia che solo serve a spaccare la società”.
Le accuse di ritorno al franchismo e il “golpe”
Le misure annunciate oggi contro la Catalogna dal governo di Madrid “sanno di franchismo, è un ritorno al 1975” (anno della morte del dittatore Francisco Franco) ha accusato il parlamentare del Pdecat, il partito del presidente Carles Puigdemont ( che alle 17 di oggi sarà in piazza a Barcellona) , Josep LluisCleries secondo cui si tratta di “un colpo di stato contro il popolo della Catalogna”. Concorde la leader di Erc, il partito del vicepresidente Oriol Junqueras, Marta Rovira, che ha denunciato a sua volta un “colpo di stato” del governo di Madrid contro “la maggioranza legale e democratica” eletta dai cittadini catalani.
Il sindaco di Barcellona, Ada Colau
Il partito Catalunya en Comu del sindaco di Barcellona Ada Colau ha denunciato “l'offensiva autoritaria” del premier spagnolo Mariano Rajoy “contro tutta la
Catalogna” e un “grave attacco” ai diritti e alle libertà fondamentali con le misure annunciate oggi ex-articolo 155. “Siamo un solo popolo contro l'oppressione, ha aggiunto, ora dobbiamo rappresentare a livello politico questa unità”.
Podemos e Ciudadanos
Anche Podemos è “sotto shock” davanti alla “sospensione della democrazia non solo in Catalogna ma anche in Spagna” ha affermato il numero due del partito “viola”Pablo Echenique dopo l'annuncio delle misure decise da Madrid contro la Catalogna. Il leader di Ciudadanos Albert Rivera ha chiesto che elezioni siano convocate in Catalogna sotto commissariamento di Madrid il 28 gennaio, perché il commissariamento non può essere “sine die”.
La protesta pacifica dei catalani
“Caceroladas” di protesta spontanee si sono prodotte in molti comuni della Catalogna mentre le televisioni diffondevano la conferenza stampa nella
quale il premier spagnolo Mariano Rajoy ha annunciato le dure misure decise contro il governo di Barcellona, riferisce Catalunya Radio.
“Gli ultimi dati dell'economia in Catalogna sono preoccupanti. Le sedi sociali delle aziende hanno traslocato, più di mille aziende, le aziende più grandi che danno lavoro, hanno lasciato. C'è stato un disincentivo degli investimenti e un crollo del turismo” ha detto il premier al termine del consiglio dei ministri
straordinario. Ricordiamo che gli indipendentisti catalani adombrano da tempo forti pressioni del governo di Madrid sulle imprese con sede a Barcellona perché abbandonino la città.
La procura generale
Intanto si apprende che la procura generale dello stato spagnolo ha già pronto il testo della denuncia per “ribellione”che presenterà contro il President Carles Puigdemont se nei prossimi giorni sarà dichiarata l'indipendenza della Catalogna, riferisce la stampa di Barcellona. Secondo La Vanguardia la denuncia potrebbe essere accompagnata da una richiesta di arresto per il President. Il codice penale prevede pene fino a 30 anni per questo reato, di cui potrebbero essere accusati anche i ministri catalani.
Sondaggio
Il 68,6% dei catalani è favorevole alla convocazione di elezioni per uscire dall'attuale crisi istituzionale mentre il 66,5% è contro un commissariamento
della regione da parte di Madrid con l'attivazione dell'art.155, secondo un sondaggio Gesop pubblicato da El Periodico. Alla domanda su che cosa dovrebbe fare ora il presidente Carles Puigdemont, il 29,3% risponde chiedendo la proclamazione immediata dell'indipendenza, il 24,8% la rinuncia all'indipendenza e il 36,5% un ritorno alle urne per evitare il commissariamento.
Giocatori del Barca
L'annuncio delle dure misure decise contro la Catalogna dal premier spagnolo Mariano Rajoy è stato accolto al grido di “Llibertat! Llibertat!” dai soci del
Barcellona calcio oggi riuniti in assemblea. Il presidente del club Josep Maria Bartomeu ha detto che “il Barca è sempre stato al fianco del popolo della Catalogna e delle sue istituzioni. Oggi reiteriamo il nostro appoggio assoluto alle istituzioni democratiche della Catalogna elette dai suoi cittadini”
loading...