Mafia, arrestata la sorella del boss Messina Denaro: «Gestiva la cassa e i suoi pizzini»
In manette Rosalia, sorella maggiore del capomafia, con l’accusa di associazione mafiosa
di Nino Amadore
I punti chiave
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È stata per lunghi trent’anni la rete di comunicazione sicura per il boss latitante Matteo Messina Denaro. Un sistema di comunicazione fondato sui “pizzini”, fogli su cui venivano appuntati messaggi più o meno brevi. Ed è stato uno di questi “pizzini” a tradire Messina Denaro e a dare agli investigatori la certezza che lui fosse gravemente malato. Il pizzino, o la copia di un pizzino, è stato trovato dai carabinieri del Ros a casa di Rosalia Messina Denaro, la più grande delle quattro sorelle del boss di Castelvetrano ora arrestata con l’accusa di associazione mafiosa. Un’operazione, condotta dai carabinieri del Ros e dai militari del Reparto operativo di Trapani guidati dal tenente colonnello Andrea Pagliaro e coordinata dalla procura antimafia di Palermo, che incasella un altro tassello importante nelle indagini sulla rete che ha consentito la lunga latitanza del boss arrestato a Palermo il 16 gennaio. Rosalia detta Rosetta è una figura autorevole nella famiglia di Matteo Messina Denaro: è la moglie del boss palermitano Filippo Guttadauro, la madre di Francesco che è il nipote prediletto di Matteo, la madre di Lorenza che invece è l’avvocato di fiducia dell’ex boss latitante. E ora sappiamo anche che era la custode della cassa e della contabilità del boss.
Il pizzino
Rosalia è stata incauta e questa è stata la fortuna degli investigatori. Sono stati i carabinieri del Ros, il 6 dicembre, a trovare all’interno della gamba vuota di una sedia il pizzino in cui era descritto in dettaglio lo stato di salute di matteo Messina Denaro. I carabinieri erano andati a casa di Rosalia per installare le microspie e si sono ritrovati in mano quel documento che hanno fotografato e rimesso al suo posto. Ed è stata quella la conferma che le informazioni raccolte prima del 6 dicembre anche grazie alle attività investigative svolte dagli uomini del Reparto operativo di Trapani coordinati da Pagliaro erano fondate anzi fondatissime. L’appunto fotografato il 6 dicembre 2022 dalla polizia giudiziaria è stato ufficialmente rinvenuto puntualmente durante la perquisizione all’interno dell’abitazione di Rosalia Messina Denaro svolta il giorno dell’arresto del latitante. «Rosalia ha colpevolmente evitato di distruggere alcuni dei “pizzini” ricevuti dal fratello o comunque, ne ha trascritto il contenuto su appunti manoscritti e occultati nella sua abitazione in Castelvetrano e nella sua casa di campagna a Contrada Strasatti di Campobello di Mazara» spiegano gli inquirenti. E il materiale rinvenuto nel corso delle numerose perquisizioni a partire dall’appartamento in cui Matteo Messina Denaro “risiedeva”, in via Cb31 a Campobello di Mazara, stanno permettendo agli investigatori di ricostruire il quadro completo dei sodali del boss ma anche la contabilità.
La contabilità
Rosetta avrebbe svolto nel corso degli anni il ruolo più affidabile: quello di referente per tutti gli affari di famiglia (risoluzione dei problemi che riguardavano singoli componenti della famiglia di origine del latitante, o più in generale la sua sfera affettiva) e quella di fedele detentrice del denaro contante, cioè delle somme di provenienza illecita che lei incassava
periodicamente, parte delle quali faceva pervenire al fratello latitante. Per gli inquirenti «Rosetta, nel corso degli ultimi decenni, è stata incaricata dal capo mafia: quelli di paziente tessitrice dei conflitti tra i parenti, di riservata veicolatrice delle decisioni del latitante su questioni di carattere familiare, nonché di vera e propria cassiera, incaricata dal fratello di ricevere ingenti somme di denaro, di custodirle, rendicontarle e all’occorrenza distribuirle».
Sempre nella gamba della sedia presente nel salone della casa (ove abitualmente la donna è solita stirare), è stato trovato un “pizzino” attribuibile all’allora latitante il quale ricorda al destinatario del “pizzino” «l’esistenza di una grossa provvista (64.100 euro) e le spese già affrontate (12.400 euro) con riferimento ad un periodo appena trascorso. E altrettanto univoco è l’ordine che impartisce a chi avrebbe ricevuto il “pizzino” su quanto spendere per il periodo successivo ( «per il prossimo periodo devi spendere di nuovo 12.400» )». Per gli investigatori è la prova dell’esistenza di un fondo riservato: «il tenore della espressione «devi» (e non puoi) lascia certamente intendere che trattasi di somme da utilizzare non per il personale soddisfacimento di chi le aveva in custodia, ossia il destinatario del “pizzino”, ma assai verosimilmente doveva essere costui a sua volta a distribuire il denaro a terzi.
È la «cassa» alimentata dai proventi illeciti di denaro in contanti, con cui il gruppo, l’articolazione o il mandamento mafioso fa fronte alle spese per i detenuti, per le loro famiglie, per gli onorari dei legali e più in generale per i bisogni degli associati.
Il documento
Interessante un documento, sempre ritrovato nel corso di una delle perquisizioni, che ricostruisce in parte la contabilità della cassa della famiglia di Messina Denaro e la soddisfazione di bisogni. Lo descrivo in dettaglio gli investigatori: «A conferma del rilevante ruolo occupato da Rosalia Messina Denaro all’interno della organizzazione mafiosa capeggiata dal fratello Matteo, giova inoltre evidenziare che nell’appunto “FINALE CASSA GENNAIO 2010”, relativo agli anni 2010 e 2011, sono indicate delle cifre come “MENSILI” (ossia gestite come un vero e proprio stipendio) ed altre (pari a 4.500 e 2.500 euro) relative alle spese legali sostenute in favore di “Patrizia” (riferito a Anna Patrizia Messina Denaro la quale, in quel periodo, aveva certamente bisogno di un sostegno economico per via del fatto che il marito Vincenzo Panicola era in quel periodo detenuto). Dalla lettura di questo appunto emerge inoltre che 7.000 euro della “cassa” li ha presi direttamente per sé Rosalia. Sempre in tal senso, si evidenzia che da un altro appunto in cui nella parte superiore è scritto “USCITE” e poi “GENNAIO 2013”, sono riportate le indicazioni del “MENSILE” che, ammontante di volta in volta. a 1.000 euro e con a fianco riportate delle date precise, è stato destinato a “PAT’, ossia a Anna Patrizia Messina Denaro. A margine di questo appunto, è riportata la cifra considerevole di 90.000 euro a cui prima sono stati sottratti 4.500 euro per “AVV’ (probabilmente per non meglio precisate spese legali) e poi aggiunti altri 2.500 euro, con un risultato finale pari a 88.000 euro».
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