Malo festeggia 50 anni di cashmere: «L’artigianalità è il nostro patrimonio»
Dopo aver rilevato e rilanciato l’azienda, il presidente Maiocchi punta all’espansione in nuovi mercati, soprattutto Stati Uniti e Cina. In programma anche ampliamenti alla collezione casa e bambino
di Chiara Beghelli
4' di lettura
Uno dei termini più diffusi e pronunciati nell’industria tessile contemporanea è “rigenerazione”, che popola le strategie di sostenibilità e si riferisce soprattutto alla natura di certi filati nati dal recupero di scarti. La scelta di rigenerare, però, può estendersi oltre il prodotto, e arrivare a coinvolgere anche l’attività e persino l’esistenza di intere aziende. È questo il caso di Malo, storico marchio toscano specializzato in maglieria in cashmere d’eccellenza. Fondato nel 1972 dai fratelli Alfredo e Giacomo Canessa, dopo quasi tre decenni di crescita e lustri internazionali, ma anche dopo una serie di passaggi di proprietà, sembrava destinato al declino.
Nel 2018, però, inizia la rigenerazione, grazie alla finanziaria Finplace Due, guidata dall’imprenditore veneto Walter Maiocchi, che con i soci Luigino Belloni e Bastian Mario Stangoni, rileva per circa 10 milioni di euro non solo l’azienda, ma anche il suo laboratorio di Campi Bisenzio, il sito produttivo di Borgonovo Val Tidone in Emilia Romagna, i negozi monomarca, e soprattutto le maestranze. Una scelta che da subito rivela la volontà dei nuovi proprietari: rigenerare tutto quel patrimonio. «Non è stato facile, soprattutto gli ultimi sono stati anni che ci hanno messo alla prova - spiega Maiocchi -. Ma abbiamo dimostrato la nostra forza, e oggi la nostra strada sembra in discesa».
È grazie al successo di questo rilancio che Malo ha potuto celebrare, nel 2022, i suoi primi 50 anni, con tre eventi fra Milano (nella boutique 10 Corso Como), Forte dei Marmi (al Bagno Annetta) e Roma (nel negozio disegnato da Gianfranco Ferré nelle sue originarie vesti di architetto): «L’anno scorso ci ha reso molto confidenti, il fatturato si è attestato a 12,5 milioni di euro, e questo 2023 sarà un anno ancora più importante», prosegue l’imprenditore. Malo ha oggi nove negozi a gestione diretta in Italia ed è presente in circa 150 punti vendita wholesale in Europa: «Investiremo per iniziare la nostra espansione all’estero, contando sulla riapertura dei mercati e la ripresa del turismo - aggiunge Maiocchi -. Obiettivi principali sono gli Stati Uniti, dove siamo pronti anche con una nuova piattaforma e-commerce, e la Cina, dove saremo presenti su WeChat. Si tratta in entrambi i casi di mercati dove Malo è molto amato».
Maiocchi e i suoi soci avevano avuto ragione nel vedere nella storica, altissima qualità delle lavorazioni Malo anche il futuro dell’azienda: anche per questo è apparso naturale e necessario proteggere le oltre 100 maestranze, con persone che sono in azienda anche da decenni e che custodiscono un’inestimabile patrimonio di artigianalità: «Le persone sono state e saranno sempre il cuore della nostra formula, del “made in Malo” - sottolinea Maiocchi -. Confidiamo che anche questo sia un aspetto apprezzato dai nostri clienti. Il nostro modo di produrre può sembrare poco vantaggioso dal punto di vista economico, ma occorrono anni per imparare un ricamo o il rammaglio. L’artigianalità e la cura dei dettagli sono proprio ciò che ci contraddistingue».
Alle persone più esperte si stanno affiancando però anche giovani risorse: «Non abbiamo finora avuto difficoltà nel coinvolgerle», dice Maiocchi, rivelando che Malo è quasi un unicum in un’industria che fa fatica a gestire il ricambio generazionale. Merito anche dell’attenzione ai temi cari alle giovani generazioni, come la sostenibilità: tutto il cashmere utilizzato da Malo è certificato, così come i filati biologici di cotone e lino per le collezioni estive; si utilizzano sempre di più anche filati rigenerati, appunto, e con gli scarti di produzione si dà vita a prodotti come i berretti Monsai, ricavati dai fili vicini all’anima della rocca, il classico cono utilizzato nella produzione tessile, che normalmente verrebbero scartati; si sperimentano interessanti incontri fra cashmere e fibre vegetali e a basso impatto ambientale come la rafia e la canapa.
«La nostra ricerca in sostenibilità è continua- afferma Maiocchi -. Quest’ anno presenteremo anche nuove collezioni con le quali ribadiremo il nostro desiderio, e il nostro impegno, per essere precursori di un certo modo di pensare il prodotto». Che la nuova Malo abbia una visione d’avanguardia lo dimostra anche il successo del progetto “Malo Forever”: oggi anche i più importanti marchi della moda stanno finalmente scoprendo il valore della riparabilità, ma già quattro anni fa Malo ha proposto questo servizio per dare nuova vita a capi vecchi e inutilizzati, ma di fattura e qualità Malo, da portare nei negozi del marchio e affidare alle sapienti mani degli artigiani di Malo: «Malo Forever sta funzionando molto bene - commenta l’imprenditore - : vogliamo sviluppare la sostenibilità anche nel servizio ai clienti».
Un altro fronte che impegna la creatività del management Malo è quello dell’estensione del marchio oltre l’abbigliamento. Il lancio, la scorsa primavera, della capsule collection di borse che ha riproposto lo storico modello Velvet, è pienamente riuscito, e potrebbe suggerire a Malo di espandersi verso altre categorie di prodotto, come il mondo della casa: «È un esperimento che avevamo già provato in passato, e oggi nei nostri negozi proponiamo per esempio delle coperte in cashmere - aggiunge Maiocchi -. Lo vorremmo riprendere, magari in collaborazione con un importante marchio del settore . E ci piacerebbe lanciare anche una collezione kidswear».
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