Mambor guida la ripresa di mercato della Scuola di Piazza del Popolo
di Stefano Cosenz
6' di lettura
«Voglio fare di tutto, ballare, cantare, scrivere, recitare, fare il cinema, il teatro, la poesia, voglio esprimermi con tutti i mezzi, ma voglio farlo da pittore perché dipingere non è un modo di fare ma un modo di essere». In una frase Renato Mambor (1936-2014) così offre una precisa immagine del suo essere artista. A Renato Mambor, scomparso nel dicembre 2014, che dagli anni ‘60 entrò a far parte del movimento romano poi conosciuto come la Scuola di Piazza del Popolo - faceva capo a Mario Schifano, Giosetta Fioroni, Tano Festa e Franco Angeli che si riunivano al Caffè Rosati di Piazza del Popolo, o presso la Galleria della Tartaruga di Plinio de Martiis, e abbracciò poi altri artisti come Renato Mambor, Pino Pascali, Francesco Lo Savio, Sergio Lombardo, Jannis Kounellis, Cesare Tacchi, Enrico Manera e Umberto Bignardi - ora la Galleria Gruppo Credito Valtellinese, presso la sede di Corso Magenta 59 a Milano, dedicherà dal 9 febbraio al 25 marzo una completa retrospettiva, «Connessioni invisibili», curata da Dominique Stella (vernice l’8 febbraio dalle 12 alle 13, inaugurazione e performance teatrale con Paola Pitagora e Igor Horvat alle 18,30 nella stessa giornata e nella stessa sede).
La curatrice ha selezionato per questa retrospettiva circa 80 opere, datate dai primi anni '60 sino al 2014. Mambor, sul quale il collezionismo internazionale e i mercanti stanno concentrando la loro attenzione, analogamente a quanto avviene per gli altri esponenti della Scuola di Piazza del Popolo - come ha dichiarato ad ArtEconomy24 il noto gallerista Michele Casamonti di Tornabuoni Art di Parigi -, è un protagonista delle ricerca nelle arti visive dagli ultimi anni ‘50, ed uno dei primi a sconfinare dalla pittura verso altri linguaggi, fotografia, cinema, performance, installazioni e teatro, per tornare comunque sempre alla pittura. Continuando a lavorare sul linguaggio e sugli elementi costitutivi dell'arte, ha avviato una sperimentazione sul rapporto tra organismi e ambiente, tra arte e vita, sul cambiamento dello sguardo e dei punti di vista, sulle relazioni interne ed esterne, su separazioni e unità. A parere dello stesso Casamonti le sue opere storiche oggi possono avere una quotazione anche al di sopra dei 100mila euro.
Le fasi della sua carriera. Mambor, negli oltre 55 anni di impegno artistico, ha rinnovato instancabilmente le forme e approfondito la conoscenza di sé, inventando dispositivi di comunicazione che coinvolgessero lo spettatore, lasciando opere, anche inedite, di grande valore per la contemporaneità. In una sintetica panoramica della sua storia artistica, inizia la sua carriera con l'invenzione di un'immagine fredda e spersonalizzata attraverso l'uso di “sagome statistiche”, segnali stradali, ricalchi fotografici, stampigliatura di timbri e rulli. Le sagome piatte bidimensionali escludono i tratti somatici, ogni segno di profondità o di calligrafia (è il periodo che va dal 1960 al 1965 quando l'artista espone alla Galleria La Tartaruga). Nel 1966, assieme a Ceroli e Tacchi, Mambor si trasferisce per un periodo negli Stati Uniti per vivere da vicino l'esplosione della Pop Art di cui però non condivide le immagini colorate e chiassose. Partecipa ad alcune collettive e torna poi in Italia con un desiderio di approfondimento.
Inizia il periodo delle “decostruzioni linguistiche” attraverso l'uso seriale di pannelli, dedicandosi ad un lavoro più concettuale (è il periodo in cui si trasferisce a Genova, dietro invito di Germano Celant, esponendo per alcuni anni alla Galleria La Bertesca). Nel 1967, seguendo una linea analitica, realizza un'opera chiamata “Filtro”, in cui sposta il valore dell'arte nell'atto stesso della percezione, che mentalmente viene scissa nelle unità elementari (materia, forma, colore e tempo) e tale analisi viene ripresa anche attraverso il mezzo fotografico, in opere quali Il mare. In parallelo Mambor sviluppa un'altra tematica ricorrente del suo lavoro, con “opere aperte” per stimolare la partecipazione attiva del pubblico o di altri artisti: nascono le serie “Cubi mobili”, “Diario degli amici”, “Itinerari”.
Tra il 1968 e il 1970 estende il suo interesse alla fotografia e all'happening con le “Azioni fotografiche”. Nel 1971 si trasferisce a Milano dove inventa l'”Evidenziatore”, un aggeggio meccanico che si aggancia alle cose della realtà spostandole nella categoria dell'arte (l'oggetto e tutta la documentazione attorno ad esso saranno esposte alla Biennale di Venezia nel 1993).
Il teatro e nel 1987 di nuovo ritorno alla pittura. Fin dagli anni ‘50 Mambor ha sviluppato un interesse attivo per l'attività teatrale, partecipando a seminari con attori come Marco Guglielmi o Paola Pitagora e ricoprendo ruoli in alcuni film. Negli anni ‘60 e ‘70 ha frequentato i teatri di sperimentazione a Roma. Nel 1975 costruisce una scultura primaria di metallo denominata “Trousse”, all'interno della quale introduce un personaggio, trasformandola quindi in un teatrino in cui il soggetto che lo abita vive un viaggio interno, un atto teatrale. Fonda il GRUPPO TROUSSE, una compagnia teatrale e dopo alcune performance il Gruppo debutta al Teatro Alberico per gli spettacoli “Edicola Trousse” ed “Esempi d'arredamento”. Dal 1978 al 1987 realizza spettacoli d'autore, vere e proprie opere in cui è autore, attore, regista, scenografo, rassegne di teatro pittura in cui coinvolge artisti visivi, progetti speciali con artisti di diverse discipline. Verso il 1987 Mambor torna alla pittura e da questo momento si susseguono numerose mostre in Italia e non solo, come a Londra nel 2011 e nel 2012 a Berlino. In una mostra del 1996 a Roma, “Fermata d'autobus”, Mambor ha l'idea di mostrare sei autobus reali come fossero sculture-giocattolo, circondate da sue opere ispirate al viaggio urbano. Ciascun veicolo, all'interno, svuotato, ospita un altro artista.
Il mercato. Risponde ad ArtEconomy24 Marzia Spatafora, titolare della Galleria MS Spazio Culturale di Brescia che ha attivamente collaborato con Renato Mambor negli ultimi anni della sua carriera. «Il mercato di Mambor fino all'inizio del 2000 era legato a un collezionismo colto, raffinato limitato all'ambiente romano. I prezzi erano quindi relativamente modesti. Con le mostre nel 2007 alla Galleria d'Arte Moderna di Roma e alla 52a Biennale di Venezia a cui seguono nel 2009 Castel Sant' Elmo a Napoli, la Fondazione Mudima a Milano e quindi le mostre internazionali ad Anversa, Berlino, Londra, Praga, La Biennale dell'Avana, si aprono le porte del mercato internazionale ed acquisisce sempre più valore, sebbene gli scambi siano ancora principalmente focalizzati sull'Italia, e in misura minore Austria e Germania. Concretamente dai 2-3mila euro per un quadro di dimensione dal 2004-2005 si arriva ai 20-30mila euro per opere dell'ultimo periodo. Il top lot lo raggiunge nel 2006 da Sotheby’s Milano con Diario: «Tenda Boetti»/«Podio Ceroli»/«Paoloaffilare»/«Ponpon» del 1967 per 81.600 euro (buyer premium incluso), la media tuttavia resta sui 10-12mila dollari con un basso tasso di invenduto sotto il 20% con eccezione nel 2012 e 2015 . Poi con la trasferta a Parigi nel 2014 al Grand Palais si apre il mercato russo che lo apprezza molto e si vendono opere storiche anche a 70-80mila euro. Nel 2015-2016 si consolida anche il mercato in Italia grazie alle Mostre di Padova e del Macro a Roma». Dal 2000, secondo l'analisi di artprice, 100 $ investiti si sono rivalutati a 752 $ con un incremento del 652% a maggio 2015. Nel 2016 il turn over in asta, il media più venduto è la pittura, è stato di 311.160 euro con il 98%degli scambi in Italia.
La critica. Dal punto di vista critico c'è stata negli ultimi 10 anni una riscoperta dell'attualità del pensiero di Mambor, che già dall'inizio degli anni ‘60 aveva individuato i danni che la globalizzazione economica informativa e culturale avrebbe provocato alla formazione del pensiero individuale. Le opere di Mambor sono presenti nella maggior parte delle gallerie nazionali di arte Moderna ed anche in alcune Università come La Sapienza di Roma che ultimamente gli ha dedicato una giornata di studio, al Museo Pecci di Prato www.centropecci.it, alla Collezione Franchetti, alla Fondazione Mudima www.mudima.net di Milano e in miriadi di collezioni private importanti.
Marzia Spatafora aggiunge: «Le opere di Mambor sono destinate a diventare protagoniste del mercato italiano e internazionale: oggi investire in Mambor è determinante per il successo economico di una Raccolta d'arte contemporanea. La mostra che avrà luogo al Refettorio Le Stelline presso la Galleria Gruppo Credito Valtellinese sarà molto importante tanto da accogliere circa 80 opere storiche e attuali tra dipinti, sculture e fotografie e metterà in risalto la personalità poliedrica di Mambor che con disinvoltura si muove tra pittura, scultura, teatro, recitazione, poesia, performance e fotografia cosa che lo rende unico nel patrimonio artistico internazionale e nazionale nella sua generazione».
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