Manager attenti: con la pandemia si addensano nubi sui mercati di Hong Kong
Lo spostamento dei flussi turistici cinesi verso Hainan impone una riflessione strategica sulle precedenti priorità geografiche di investimento
di Alfonso Emanuele de León *
3' di lettura
Nei cinque anni vissuti a Hong Kong il mio ufficio si trovava in Canton Road, sopra ad uno dei centri commerciali più grandi al mondo, Harbour City. Ogni sera per tornare a casa dovevo letteralmente aprirmi la strada tra centinaia di persone che noi occidentali avremmo potuto scambiare per consumatori locali, ma in realtà erano turisti cinesi in cerca di affari a Hong Kong. Prima della pandemia Bain stimava che il 33% dei consumi di beni di lusso al mondo fosse effettuato da consumatori cinesi, in Cina ma anche e soprattutto all’estero.
Più di 100 milioni di turisti cinesi all’anno che si recavano principalmente a Hong Kong per pura comodità e rassicurazione: lingua simile, stesso cibo e nel fondo Hong Kong fa parte della Cina. Ma soprattutto a Hong Kong i beni di lusso erano sicuramente originali e costavano circa un 20% in meno che in Cina. Hong Kong, di fatto, era un grandissimo centro commerciale all’aria aperta, con più di 50 milioni di turisti all’anno che, ad esempio, avevano trasformato la città nel primo mercato al mondo di orologi, davanti a Stati Uniti, Russia ed alla stessa Cina.
Con il Covid, come per tutte le destinazioni turistiche mondiali, Hong Kong ha subito un tracollo di traffico. Ma a differenza delle altre grandi destinazioni dello shopping mondiale, sull’economia della Perla d’Oriente si prospettano nubi minacciose.In primo luogo nel post-pandemia la Cina si è chiusa, obbligando chi arriva o chi torna dall’estero a due o tre settimane di severa quarantena in alberghi governativi, restrizione che è necessaria anche per chi entra da Hong Kong che sulla carta è parte della Cina.
E allora durante la pandemia i cinesi hanno imparato a viaggiare internamente, e ad approfittare dello shopping domestico. In questa direzione il governo cinese ha spinto fortemente il turismo verso la propria isola di Hainan, una destinazione popolare che negli ultimi due anni ha visto un’esplosione della frequentazione, essendo di fatto l’unica reale meta di mare della Cina.
Il governo cinese ha voluto creare ad Hainan una zona duty-free, triplicando a 100.000 reminbi cinesi (13.500€) il massimale spendibile al duty free durante il soggiorno sull’isola, ma soprattutto introducendo nell’Aprile del 2020 la possibilità di acquistare online a prezzi duty free per i sei mesi successivi al viaggio, con consegna al proprio domicilio di residenza in Cina. Di fatto visitando Hainan due volte all’anno chiunque può acquistare tutto il suo fabbisogno annuale di cosmetici, liquori e beni di lusso a prezzi duty free e riceverli comodamente a casa.
Non sorprende che la Cina nel 2020 sia balzata dal terzo al primo posto mondiale dei mercati duty free e Hainan stia vivendo un autentico boom turistico e del commercio. Durante la festività della Golden Week dell’Ottobre 2021 le vendite duty free dell’isola sono aumentate del 75% verso l’anno precedente ed addirittura del 400% sul 2019. Avendo il consumatore cinese imparato ad acquistare duty free senza lasciare il paese, non risulta difficile immaginare cosa questo significhi per il mercato del lusso di Hong Kong, e per la sua impronta retail completamente sovradimensionata rispetto al potenziale della città.
La ovvia conseguenza per le aziende italiane esposte su Hong Kong è di reindirizzare al più presto risorse e retail da Hong Kong e Hainan. Ma le nubi su Hong Kong continuano ad addensarsi. Oltre al turismo ed al commercio, il principale settore alla base della prosperità della città sono i servizi finanziari. Il governo cinese sta studiando la possibilità di permettere alle filiali di banche cinesi ad Hainan di condurre operazioni offshore ed emettere bond per raccogliere fondi su mercati esteri, cosa fino a poco tempo fa permessa solo sulla piazza di Hong Kong. Come si usa dire in americano, un altro chiodo sulla bara della città. Anche quando ci saremo lasciati alle spalle la pandemia, la economia di Hong Kong non sarà più la stessa.
L’Asia e la Cina continueranno ad essere una fonte straordinaria di crescita, ma quasi sicuramente Hong Kong non avrà più quel ruolo privilegiato di porta d’ingresso al mercato cinese di cui ha goduto fino ad oggi. E per chi vi abbia investito nell’ultimo decennio, è necessaria una revisione strategica delle priorità geografiche di investimento. Go East!
* Deputy CEO di Beautynova e partner presso FA Hong Kong Consulting
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