«Manca l’olio d’oliva»: l’allarme di Assitol
Prodotte 200mila tonnellate a fronte di un fabbisogno solo in Italia di 600mila
di Giorgio dell'Orefice
2' di lettura
«Grande preoccupazione» è espressa da Assitol (l’associazione delle industrie olearie italiane) per un’annata produttiva dell’olio d’oliva tra le più complicate degli ultimi decenni. «Che succederebbe - si sono chiesti all’Assitol - se gli italiani vedessero mancare l'olio d'oliva sugli scaffali del supermercato?». «Avevamo parlato di autunno caldo per l'olio d'oliva agli inizi di settembre – ha aggiunto il direttore generale di Assitol, Andrea Carrassi - e purtroppo non ci siamo sbagliati. La sproporzione tra consumi e produzione è tale che, di qui alla prossima estate, potremmo non avere olio a sufficienza per gli scaffali della Grande Distribuzione».
Secondo le stime delle organizzazioni agricole circolate in questi giorni, infatti, le 200mila tonnellate di olio d'oliva, previste per questa campagna in Italia. Un quantitativo che non basterà neanche a coprire il solo fabbisogno nazionale che è di circa 600mila tonnellate. Senza dimenticare le circa 400mila tonnellate che sono in media esportate dall'Italia. «Lavorare con quantitativi di olio extra vergine così ridotti – ha aggiunto il dg di Assitol – sarà molto difficile per le aziende, abituate a garantire tutto l'anno i loro prodotti».
La mancanza di olio non è soltanto italiana, ma coinvolge buona parte del Mediterraneo. In base alle ultime previsioni, la Spagna, primo produttore mondiale di olio d'oliva, vive una riduzione dei volumi da record (-50)%, che rende ancora più incerta la disponibilità del prodotto a livello mondiale. Non va molto meglio a Portogallo (-30%) e Tunisia (-16%). A complicare lo scenario, i rincari energetici e la scarsità di materia prima hanno già quintuplicato i costi all'origine dell'olio extra vergine, incrementando di conseguenza anche i prezzi al consumatore. In una situazione così complessa - hanno aggiunto all’associazione dell’industria olearia - appare controproducente spingere i consumi con intense attività promozionali, come ad esempio le vendite sottocosto, perché ciò potrebbe provocare un esaurimento anticipato dei già scarsi volumi di olio a disposizione.
«Per affrontare la complessità della situazione – conclude Carrassi - occorre grande senso di responsabilità da parte di tutta la filiera, dalla produzione agricola a noi industriali, fino alla Grande Distribuzione. Per questa ragione, in un momento in cui l'olio d'oliva sta diventando merce rara, riteniamo opportuno evitare il ricorso continuo alle promozioni, che danneggerebbe la fiducia del consumatore nei confronti dell'intero comparto oleario, svilendo il valore del nostro impegno».
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